Mondi. Les Farley
certi campi ci siano persone che comandino, essi lo fanno dando il buon esempio e istruendo chi i principianti del medesimo campo in cui essi sono specializzati.
Quando i primi membri dell'equipaggio furono radunati per la missione, coloro che la finanziavano sapevano che avidità e vanità erano alla radice di ogni disastro sulla Terra. Coloro che essi consideravano la culla dell'umanità non potevano essere spediti negli angoli più lontani dello spazio solo per permettere a una serie di dittatori di sottomettere le altre persone. A meno che non avessero instillato nei passeggeri l'importanza del rispetto reciproco, della cooperazione, dell'interesse comune e della lealtà, sarebbe stato tutto vano.
Così, abbozzarono un documento poi presentato all'equipaggio, che avrebbe dovuto firmarlo e rispettarne i contenuti. Dopotutto, stavano cedendo la propria cittadinanza di membri di varie comunità terrestri per divenire cittadini del Cicala (il documento inizia, infatti, con “NOI, CITTADINI DEL CICALA...”)
Il documento definiva poi il modo in cui ogni persona adulta avrebbe preso decisioni di gruppo. Ogni giorno e per l'intera giornata, un Consiglio di individui selezionati casualmente avrebbe ricoperto tale incarico. Se anche fosse venuto fuori qualcosa da decidere, sarebbe stato comunque l'equipaggio a decidere. Il Consiglio esiste solo per assolvere il compito di raccogliere le decisioni della gente, assicurandone il rispetto ed evitando la nascita di fazioni. Naturalmente, fu da subito ovvio che l'accordo originario sarebbe potuto essere alterato in qualunque modo ritenuto ragionevole, se l'avessero voluto, ma esso aveva funzionato alla perfezione.
Moltissimi anni e generazioni erano passate, e nessuno aveva mai pensato in termini di ambizione o potere. In mancanza di valuta corrente, non c'è avidità. Non c'erano oggetti personali dati in lascito, né furti o atti criminali. Si potrebbe pensare che lavorare fianco a fianco possa, a un certo punto, far infiammare gli animi, ma sono tutti abituati da sempre così.
Un aspetto alquanto comico della vita quotidiana (ciò che più è simile a una valuta o a possedimenti familiari) è l'accumulo di codici a barre di oggetti tolti dalla stasi e tirati fuori da imballaggi e confezioni. Una volta prodotti e imballati sulla Terra, agli oggetti veniva attribuito, naturalmente, un codice a barre. Per le prime generazioni, collezionarne il più possibile divenne una gara, e sono addirittura tramandati in famiglia. Vengono custoditi all'interno dell'unità di stasi, in container che riportano i nomi delle varie famiglie.
Perfino nell'oscurità e profondità dello spazio, insomma, si è trovato il modo di divertirsi e riempire le proprie giornate
CAPITOLO IV
Quella che sperano sarà la loro nuova casa è ora a solo due settimane di viaggio, e l'equipaggio del Cicala non riesce più a frenare l'eccitazione. Per mesi, anni, decenni e secoli, essi e le proprie famiglie hanno visto stelle e costellazioni soltanto attraverso i piccoli portali della nave. Ora, in prossimità del sistema solare del pianeta di destinazione, hanno avuto davanti panorami che lasciano alcuni senza parole e fan saltare di gioia altri.
La loro astronave aveva attraversato lo spazio a velocità massima nei secoli, ma ora, periodicamente, vengono attivati i freni anteriori per rallentare la velocità. Le stelle lontane che essi avevano osservato non erano mai state una minaccia; ora, però, potrebbero scontrarsi con altri corpi celesti. La velocità della nave è stata regolata in funzione della posizione e degli oggetti nelle immediate vicinanze. Secoli fa, quando la rotta per il nuovo pianeta era stato tracciata e decisa, non si tenne conto dell'eventuale minaccia costituita da corpi vicini più piccoli.
Avendo iniziato l'ingresso nel sistema solare, la loro rotta è indiretta, e possono quindi osservare gli altri pianeti che ne fanno parte. C'è, ad esempio, un pianeta che appare perfettamente liscio e riflettente; ha l'aspetto di un artefatto umano di metallo, e l'unica somiglianza con un pianeta è la sua forma. Parlando di forma, ecco il “pezzo forte” (dire “forte” è poco): la stima più precisa del suo diametro è di quasi mezzo milione di chilometri; è la stima “più precisa”, poiché non è esattamente rotondo, ma oblungo. Non sembra liscio come appaiono normalmente gli altri pianeti, né pare avere un'atmosfera (a parte una specie di “campo” di energia”). Quest'apparenza deriva dal fatto che la distanza dalle sue lune cambia durante il moto di rivoluzione, come se esse vengano allontanate da qualche forza. Un altro pianeta ha detriti ghiacciati che gli orbitano intorno, che non appaiono come formazioni ad anello, ma come punte che si estendono in ogni direzione.
La cosa più misteriosa è un pianeta scuro, all'apparenza privo di segni particolari. In prossimità di esso, tuttavia, si sente un forte e continuo “hummmm”, che, avvicinandosi, diviene sempre più forte, fino ad essere troppo forte e fastidioso da sopportare. Per tenersi lontani da tale suono minaccioso, è stato necessario correggere la rotta.
La visione più spettacolare di sempre, però, è occorsa solo due giorni prima. Forse si trattava di un pianeta, o forse no; forse è ciò che ne rimane, non sapevano di preciso. Gli anelli planetari erano visibili, ma mancava il pianeta. C'erano lune, e orbitavano attorno a... qualcosa. Si chiedevano se lì ci fosse qualcosa, anche se non visibile. Tale vista provocava una tale eccitazione nell'equipaggio, che, ammassandosi attorno ai portali situati su quel lato della nave, rischiavano di farsi male. Il Consiglio decise in fretta che sarebbe stato meglio far rallentare la nave e offrire a tutti tempo sufficiente per osservare. Gli addetti alla navigazione acconsentirono e rallentarono, mentre il Consiglio iniziò a spiegare ai genitori che ognuno avrebbe avuto l'opportunità di osservare. Il caos fu evitato e quelli dal carattere più contenuto lasciarono la precedenza, in attesa del proprio turno.
Ogni persona che si allontanava dal portale, lo faceva con riluttanza. Questa gente finora aveva osservato solo minuscoli puntini di luce fuori dai finestrini. Ora, all'improvviso, possono osservare cose che non solo sfuggono a ogni definizione, ma che sono quasi un prodigio. Gli spettatori ammiravano a bocca spalancata, sussultando di continuo, ammaliati. Molti piangevano, consci che stavano per realizzare il proprio obiettivo e il programma stabilito da quei terrestri visionari, i “ricchi”. Era il compimento di quell'impresa incredibilmente ambiziosa chiamata Cicala.
Gli altri panorami, anch'essi straordinari, non riuscivano tuttavia ad attrarre l'attenzione come questo, forse perché la gente sapeva di esservi ormai vicinissima. Il cappellano, Ian Glaynor, riusciva a vedere attorno a sé tutto il carico emotivo che stava quasi sopraffacendo alcuni nell'equipaggio. Era stata data a tutti l'opportunità di guardare, ma essi continuavano a tornare indietro, senza fermarsi. Salito fin sulla plancia di controllo dell'accumulatore di condensa, egli cominciò a richiamare la loro attenzione. Alla fine si placarono e poté finalmente parlargli.
“So che tutti voi volete godervi questa vista il più possibile, ma ricordatevi chi siamo”, esclamò ad alta voce. “Non solo, ma pensate a dove saremo MOLTO PRESTO. Certo, abbiamo visto cose ineguagliabili, qui”. Continuò ad alta voce: “Quante generazioni sono vissute a bordo di questa nave senza aver avuto questo privilegio? A noi è stato fatto un vero dono.”
Alcuni nella folla approvarono silenziosamente. Egli continuò: “Provate a usare la vostra immaginazione e pensate al mondo a cui siamo destinati. Che panorami vi aspettano lì? Devo ricordarvi, inoltre, che li vedremo più da vicino di quanto li abbiamo visti oggi”.
Ora, con la folla che ritorna all'ordine, alcuni approvano con più eccitazione e fervore. Il cappellano continua: “Prima riacquisteremo velocità, prima potremo ammirare la NOSTRA nuova casa. Ora, chi è favorevole a proseguire il nostro viaggio, lo comunichi a voce al Consiglio e ai nostri ufficiali di rotta, per favore”. L'equipaggio lascia andare all'unisono un caloroso urlo di approvazione, mentre chi aveva tentato di soffocare il caos sorride, sollevato.
Pur non essendo avanti con gli anni, il cappellano fu sempre prezioso per l'equipaggio. Aveva spesso ispirato le persone nei momenti difficili, e ad essi piaceva sentirlo durante i periodi di devozione, quando il resto dell'equipaggio permetteva loro di partecipare alle funzioni religiose. La mansione principale del cappellano sulla nave è aiutare gli anziani. Essendo uno dei pochi luoghi, a bordo della nave, che non è parte dell'area abitabile