Il Fantasma Di Margaret Houg. Elton Varfi

Il Fantasma Di Margaret Houg - Elton Varfi


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      Uscirono nel giardino. Houg faceva strada, Roni ed Ernest lo seguivano. Una volta fuori, Houg indicò con la torcia la cappella. Ernest si accorse immediatamente delle scale e cercò di immaginare il punto esatto nel quale potesse essere comparso il fantasma. Quando arrivò davanti alla cappella si girò verso la casa e domandò a Houg: “Dov’è la camera di suo figlio?”

      “Secondo piano, la terza stanza a partire da destra.” rispose Houg.

      Ernest localizzò la stanza, poi prese la torcia e andò verso le scale della cappella come se stesse cercando qualcosa.

      “Niente di niente.” disse dopo un po’.

      “Che cosa speravi di trovare?” chiese Roni.

      “Qualcosa, qualunque cosa.” rispose misteriosamente Ernest, che salì poi le scale ed entrò nella cappella.

      Houg e Roni lo seguirono senza dire neanche una parola. Ernest girò la torcia più volte cercando di illuminare le varie parti della cappella, ma sembrò che non avesse trovato niente. Poi improvvisamente la luce della torcia illuminò una porta.

      “E questa?” chiese Ernest.

      “È la porta di accesso al cimitero di famiglia.” rispose Houg.

      “Posso entrare?” domandò Ernest.

      Prima che Houg riuscisse a rispondere, intervenne Roni: “Non ti sembra un po’ troppo entrare in un cimitero a quest’ora della notte?”

      “Cosa c’è, Roni? Hai paura, forse? Puoi aspettare qui, se vuoi. Io, invece, con il permesso del signor Houg, vorrei dare un’occhiata al cimitero di famiglia.” replicò Ernest con tono canzonatorio.

      “Ma certo che può andare, anche se francamente non capisco proprio cosa speri di trovare.” disse Houg.

      Ernest si avvicinò alla porta e la aprì. Una ventata d’aria fresca colpì il suo viso nell’istante in cui si trovò fuori. Fece luce con la torcia per leggere i nomi scritti sulle tombe. Si fermò quando lesse “Margaret Houg”. Si avvicinò per vedere meglio e si accorse che sopra la tomba c’era una rosa rossa e sotto di essa c’era qualcosa. Prese tra le mani l’oggetto per capire meglio cosa fosse e si accorse che si trattava di un tarocco. Osservando meglio la carta, lesse: “La morte”.

      C’era qualcosa di strano; sentiva un bizzarro respiro, sembrava un respiro affaticato, forse di qualcuno impaurito. Decise allora di mettere in tasca la carta e presa la rosa si girò. La sorpresa fu grande e per poco non si mise ad urlare. Houg era proprio dietro di lui ed Ernest, che non lo aveva sentito arrivare, non si aspettava di vederlo. Il suo respiro era affaticato. Aveva paura.

      “Cosa c’è?” disse Houg.

      Ernest non rispose subito, aspettò una decina di secondi e poi chiese: “L’ha messa lei la rosa qui?”

      “No.” rispose Houg.

      “È meglio che entriamo, adesso.” disse Ernest e andò verso l’uscita.

      Camminarono lungo tutta la cappella e poco prima che uscissero la torcia si spense.

      “Forse le batterie sono scariche.” disse Roni mentre scendeva le scale insieme a Houg.

      Ernest rimase indietro per un momento e si sentì osservato. Alzò la testa verso la camera del figlio di Houg, ma non vide nulla.

      I tre uomini rientrarono in casa e si accomodarono nello studio di Houg.

      “Dunque, la rosa non l’ha messa lei.” commentò Ernest non appena furono seduti.

      “Assolutamente no, forse sarà stata mia figlia, anche se ho dei forti dubbi su questo.”

      “Perché?”

      “Perché, conoscendo mia figlia, non credo che potrebbe fare una cosa simile. Da quando è morta sua madre lei non è mai andata a visitare la sua tomba. Barbara è una ragazza ostile e cocciuta, e, detto tra noi, non andiamo molto d’accordo. In realtà non andava d’accordo neanche con mia moglie. Per questo dubito fortemente che possa essere stata lei ad aver deposto quel fiore...” disse Houg.

      “Forse suo figlio, allora?”

      “Oh no, lui non esce di casa. L’unica volta è stata quando lo abbiamo ricoverato, un mese fa. È da più di un anno che non mette il naso fuori.”

      “Quanti anni ha suo figlio?”

      “Dodici anni.”

      “E non va a scuola?”

      “Tre volte alla settimana riceve delle lezioni private.” rispose prontamente Houg.

      Mentre il banchiere si alzava per accendere un sigaro, Ernest estrasse dalla tasca il tarocco e lo poggiò sulla scrivania.

      Houg lo prese in mano, lo guardò e poi chiese: “Che cos’è?”

      “L’ho trovato insieme alla rosa sulla tomba di sua moglie.” disse Ernest.

      Houg teneva la carta tra le mai, sembrava sbalordito.

      “Che cosa vuol dire?” chiese di nuovo Houg.

      “Una cosa sola, signor Houg. Chi ce lo ha messa conosce molto bene il significato di quella carta. Qualcuno qui a casa sa leggere i tarocchi?” chiese Ernest.

      “No, no, nessuno” disse Houg, che poi continuò: “Tutto questo è assurdo. Qualcuno ha messo una carta con un simbolo di morte sulla tomba di mia moglie? Lei pensa che questo voglia dire che io e la mia famiglia siamo in pericolo ?”

      “Non lo escludo, signor Houg.” rispose Ernest.

      “Questo è un incubo, ed io vorrei uscirne il più presto possibile. Non ho paura per me, ma per i miei figli.” disse Houg .

      Ernest diede uno sguardo all’orologio e disse: “ Si è fatto molto tardi, signor Houg. Roni ed io dobbiamo proprio andare. Domani mattina sarò nuovamente qui e ne parleremo ancora.”

      “Va bene, vi accompagno alla porta.” disse Houg.

      Scesero le scale e andarono verso il soggiorno.

      Ernest si voltò ed il suo sguardo si posò sul ritratto di Margaret Houg. Per un attimo sentì i brividi lungo la schiena.

      “A domani, allora.” disse Houg rivolgendosi ad Ernest appena arrivò alla porta.

      “Si, signor Houg, sarò qui appena possibile.” rispose Ernest.

      Houg salutò Roni, poi si girò nuovamente verso Ernest come se volesse dirgli qualcosa, ma poi cambiò idea e rientrò in casa.

      I due amici partirono in silenzio e solo dopo un paio di chilometri Roni commentò: “È un bel mistero, non pensi?”

      “Così sembra.” rispose Ernest.

      “Io sono rimasto senza parole. È proprio un bel pasticcio. Non sarà tanto facile.”

      “Si, lo so che non sarà facile, ma chi fa questi giochetti alla fine commetterà un errore ed io sarò pronto a metterlo con le spalle al muro.” rispose Ernest, che poi aggiunse: “Almeno spero.”

      “Auguriamoci che tutto questo finisca al più presto e soprattutto che nessuno si faccia male.” disse Roni.

      “Se è come penso io, è molto probabile che tutta questa storia finisca molto presto.”

      “Non mi dire che hai già un sospetto?” domandò Roni.

      “Forse.”

      “Dai, non fare il misterioso, parla!” lo incoraggiò Roni.

      “La figlia di Houg.”

      “Che cosa c’entra lei?” chiese Roni stupito.

      “Beh… prima di tutto, hai sentito cosa ha detto suo padre di lei? Che è una ragazza ostile e che non vanno molto d’accordo; secondo, nessuno ha visto il fantasma eccetto lei;


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