Sta Scherzando, Commissario?. Marco Fogliani
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Indice dei contenuti
LA CONOSCEVO, O PENSAVO DI CONOSCERLA
LA FAMIGLIA BALZELLONI
“Si può sapere che cosa le è saltato in mente? Lei è una persona non solo intelligente, ma anche con grande esperienza nel campo della sceneggiatura. Si può dire che lei abbia seguito la famiglia Balzelloni fin dalla sua nascita: perciò sa benissimo quali sono i punti di forza della nostra trasmissione. Voglio dire il fatto che ci guardano con piacere sia gli adulti che i ragazzi ed i bambini. I nostri protagonisti sono i personaggi della vita quotidiana: il nonno, la mamma, il papà, i figli con gli amici, la domestica ed i vicini di casa. Anche le vicende devono essere rigorosamente plausibili per la vita di tutti i giorni. E lei mi propone una cosa del genere?”
Gli sbatté sulla scrivania il fascicolo, bocciato senza appello, sottintendendo di non volerne più sentir parlare.
Il Bozzoli abbozzò una debole difesa, ma senza neanche troppa convinzione:
“Le statistiche parlano chiaro. Gli incidenti domestici sono molto più frequenti di quanto non si pensi: e per la maggior parte accadono in cucina. Forse non sarebbe male sensibilizzare il pubblico sull’argomento.”
“Forse le ci vorrebbe una bella vacanza, signor Bòzzoli, ecco cosa. Ce lo potremmo anche permettere, sa, e probabilmente lei non solo ne ha bisogno, ma se la merita. Non si preoccupi, tanto coi tempi stiamo messi bene e al limite possiamo anche dare spazio a qualche giovane per qualche puntata: non è per un paio di episodi che una soap opera può perdere audience. Il nostro pubblico preferisce senz’altro una puntata un po’ troppo tranquilla a una un po’ troppo scoppiettante; anzi esplosiva, come la vorrebbe lei, con la cucina che salta in aria e che mi manda all’ospedale metà del cast. E come pensa che potremmo proseguire, poi: ambientando tutto in corsia? Ci sono già altri serial televisivi ambientati negli ospedali, e io non ho nessuna intenzione di far loro concorrenza. Non mi piace il genere, e non ne avremmo nessun guadagno: a ciascuno il suo lavoro ed il suo pubblico.”
Il direttore raccolse le idee e proseguì, dopo una breve pausa, con un tono più conciliante e comprensivo. “Vede, signor Bozzoli, io stimo molto il suo lavoro. Però le assicuro che mi secca doverla tenere sempre sotto controllo per evitare che mi combini pasticci. Questo mi impedisce di poter fare completamente affidamento su di lei. Immagino che anche questa volta la sua vita privata sia stata sconvolta da qualche vicenda traumatica: come quando è morto suo zio, e se non stavamo attenti lei ci faceva morire anche nonno Balzelloni. Non può pretendere che io tenga i suoi sentimenti sempre sotto sorveglianza! La vita è la vita, e ha la sua importanza: ma anche il lavoro è importante, e per me viene prima. Bozzoli è Bozzoli, e i Balzelloni sono i Balzelloni: non confonda mai le due cose.”
Questo dovrebbe essere stato il tono di quella conversazione, avvenuta circa un mese prima. Così l’ho ricostruita a partire dalla testimonianza della segretaria, e anche basandomi su quel famoso copione. Il fascicolo cartaceo finì di certo subito nel cestino, ma per fortuna di noi investigatori moderni i computer mantengono spesso una traccia - inconscia e involontaria ma generalmente leggibile - di quello che gli è passato per le mani almeno una volta.
In seguito a quell’incontro il Bozzoli acconsentì ad essere affiancato nella stesura delle sceneggiature successive. Questo forse lo ha salvato da un imminente esaurimento nervoso; o forse no, se sono veri i sospetti e le accuse che lo indicano responsabile dei fatti su cui sto indagando.
Abbiamo comunque verificato che proprio in quel periodo la moglie del Bozzoli è fuggita all’estero con un altro uomo, portandosi via Marco, il loro figlio più piccolo. Una piccola tragedia privata, proprio come pensava il direttore. Per fortuna che almeno l’altra figlia, già sposata, gli è rimasta vicina.
Povero Bozzoli. E pensare che ho appreso solo svolgendo queste indagini i suoi meriti artistici, e quanto in realtà lo stimassi pur non conoscendolo. E’ stato lui a suo tempo il creatore di uno dei miei polizieschi preferiti, il “Commissario Sgamon”: un personaggio simpaticissimo e sempre di buon umore, con un ottimo intuito ma che non riesce mai a risolvere i suoi casi, pur avvicinandosi sempre ad un soffio dalla soluzione e dal colpevole; eternamente beffato da un briciolo di sfortuna o da una circostanza avversa, o sviato da un falso indizio. E nonostante tutto, sempre di buon umore.
Ma non mi lascerò certo influenzare dalla simpatia che provo per i suoi personaggi. Farò trionfare la verità, almeno spero. E’ ormai assodato che la dinamica dell’incidente ricalca quasi perfettamente quel famoso copione. Per non dire poi del fatto che l’unica persona a lasciarci le penne è stato proprio il direttore della produzione, che in genere non era quasi mai presente alle registrazioni. Chissà, forse stava preparandosi un caffè. Un’incredibile coincidenza, non vi pare?
“ Prego, signor Bozzoli, si accomodi.”
Vigorosa stretta di mano, da vero manager. Poltrone scure lussuose e conosciute, che incutono sempre un certo rispetto. Poi prosegue:
“