Si Mr. Evans. Antonina Lentini

Si Mr. Evans - Antonina Lentini


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È come un cerchio, puoi fare tutti i giri che vuoi ma alla fine vai a finire sempre nello stesso punto. È così con Cade. Possiamo parlare quando vogliamo ma alla fine a dividerci sarà il suo mistero. Insopportabile mistero.

      â€œCosa vorrà dirmi di così enigmatico?”

      <<Senti, potevi benissimo evitare tutto questo.>>

      <<Tutto questo cosa?>> Aggrotta la fronte.

      <<Prima mi illudi, ti avvicini a me, mi domandi se provo qualcosa per te. Ora voglio solo andare via da qui. Lontana da te. Non seguirmi.>>

      Apro la porta e scendo per le scale. Non fa niente per fermarmi, rimane in silenzio. D’altronde gliel’ho detto io di non seguirmi. Mi fa male parlargli in questo modo ma ogni volta rovina sempre tutto. Perché è così sfuggente?

      Non riesco a capirlo, prima mi bacia, mi butta sul letto e poi mi respinge. Sono più confusa di prima. Mi giro e guardo verso la porta di Cade ma è chiusa. Una scossa di dolore colpisce il mio cuore. Faccio un sospiro e riprendo a scendere gli scalini.

      Ãˆ stato tutta la notte sveglio per me, ha acconsentito a portarmi a casa sua, ha fatto allontanare immediatamente da me quel ragazzo quando mi ha trovata. E si è infuriato con lui perché mi ha fatto del

      male.

      â€œNessuno può farti del male.”

      Se ci tiene veramente a me, allora perché mi tratta in questo modo?

      Apro il portone ma una voce mi blocca.

      <<Noe, aspetta.>> Esclama agitato.

      <<Che vuoi ancora, Cade?>> Sono esasperata. <<Lascia almeno che ti accompagni.>> Sembra dispiaciuto e sincero.

      <<No.>>

      <<Per favore.>> Mi supplica.

      Lo guardo in viso. Ha il fiatone. Sicuramente sarà sceso per le scale saltando. Mi intenerisce vederlo così dunque acconsento alla proposta.

      <<Prego.>> Mi fa cenno con la mano di uscire per prima.

      Non sa dove stiamo andando ma comunque segue me. Faccio un sorriso e lo guardo. È sereno, per qualche motivo mi sfiora la mano con la sua.

      Ãˆ calda e la scossa che non provavo da tempo mi percorre tutto il corpo.

      Mi mancava da morire. Faccio un sospiro di piacere e sorride. Se ne sarà accorto. È taciturno e mi sta più che bene perché ogni qualvolta che apre bocca finiamo per litigare. Ma qualcosa mi lega sempre di più a lui e il desiderio di averlo aumenta a dismisura.

      6

      Dopo avermi sfiorato la mano con la sua intreccia le sue dita con le mie.

      â€œPer quale motivo? Perché vuole tenermi per mano?” Non sottraggo la mano dalla sua stretta, anzi, per qualche motivo, mi sento al sicuro, protetta da occhi indiscreti.

      Sento il calore del suo arto invadere tutto il braccio fino ad arrivare al basso ventre. Penso a quello che è successo stamattina. È stato intenso, bello…Desideravo da molto tempo sfiorargli le labbra, carezzarle, baciarle. Sono morbide e deliziose. Potrei stare a baciarlo in eternità.

      Vorrei chiudere gli occhi per poter pensare alla grande ma non posso, inciamperei sicuramente in qualcosa e non voglio fare la figura dell’idiota. Guardo le nostre mani e rimango senza fiato. Sembriamo due fidanzati ma la realtà mi riporta sulla terra ferma ricordandomi che non siamo niente. In realtà non so cosa siamo.

      <<Ti va qualcosa da bere?>> Propongo. Non so per quale motivo gli abbia fatto un invito del genere ma la rabbia verso di lui è svanita. Voglio passare altro tempo con lui. Il mio corpo ha bisogno della sua vicinanza e non posso impedirglielo. Litigare con lui è stato un bene. Nonostante tutto lo desidero ancora di più. È così sexy e in certi momenti, bè così…dolce.

      <<Si certo.>> Mi guarda allibito. Non penso si aspettasse una proposta del genere.

      Entriamo in un bar e non posso che notare gli sguardi degli altri fissi su di me. Cade mi tiene ancora per mano. Mi volto a destra e a sinistra e vedo le persone che si parlano all’orecchio per poi ridere. Cade lo nota e si arresta appena a pochi metri dopo l’entrata.

      <<Forse è meglio che andiamo via di qui.>> Ha i lineamenti del viso tesi.

      <<No, restiamo.>>

      Sento una voce bisbigliare.

      <<Guarda, è la pazza di ieri sera.>> Una voce maschile mi mette sotto i riflettori. <<Si, hai ragione. È proprio lei.>> Conferma l’altra voce, ma stavolta è di una donna.

      Sento Cade irrigidirsi sempre di più. Mi stringe la mano, che non ha mai lasciato. Alzo la testa e lo guardo. È furibondo. Se potesse, li farebbe zittire immediatamente.

      <<Ora basta.>> Fa per dirigersi da quella coppia che ha commentato ma lo fermo prendendolo per un braccio.

      <<No Cade, non ne vale la pena.>> Lo porto al banco e ordino un succo alla pesca.

      <<Non desidera un po’ di alcol oggi?>> Chiede il barista con sarcasmo. Un ragazzo dai lineamenti magri con i capelli biondo cenere e occhi neri.

      Cade fa un sospiro e gli poggio la mia mano sulla sua per fargli capire che va tutto bene ma nonostante tutto lo fulmina con lo sguardo e il ragazzo sembra comprendere perché il suo sorriso

      scompare all’istante.

      <<Un bicchiere di acqua minerale.>> Ordina Cade con tono severo. Il ragazzo annuisce e ci porge i bicchieri.

      Per tutto il tempo Cade lo fissa in cagnesco facendo sentire a disagio il minuto barista. Poi si volta a guardarmi.

      <<Perché farti umiliare in questo modo?>> Il suo tono si è fatto dolce, pieno di preoccupazione nei miei confronti.

      <<A me non importa di quello che pensano gli altri.>> Rispondo in tutta sincerità. <<Nella vita ho imparato a fregarmene di tutto e di tutti.>> Bevo un sorso di succo.

      <<Ammiro questo lato del tuo carattere. Ma ciò non vuol dire farti mettere i piedi in faccia dagli altri.>>

      <<Il creatore penserà a tutto.>>

      Cade alla mia battuta fa un sorriso e mi carezza il viso. Al suo tocco chiudo gli occhi e porto la testa leggermente indietro inclinandola verso la sua mano. Il cuore salta un battito e sospiro. <<Il conto.>> Ordina al barista.

      â€œMa quando ha tolto la sua mano dal mio viso?” Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi sono accorta di niente. Ritorno sulla terra ferma e lo blocco. <<Non pensarci nemmeno. Pago io.>> Affermo una volta piombata al suo fianco. <<Non credo che ti lascerò fare.>> <<Ma l’idea di venire qui è stata mia.>>

      <<Ciò non vuol dire che dovresti pagare tu. Quindi…>> Porge una banconota di cinque dollari al barista e ci dirigiamo verso l’uscita.

      <<Ma tu sei Evans? Cade Evans? Il vigile del fuoco?>>

      â€œQuante domande!”

      Ãˆ una ragazza bionda con occhi azzurri, dal fisico di una modella. Indossa una mini gonna color jeans e un top beige striminzito e scollato, a occhio e croce porta una quinta.

      â€œSicuramente sarà rifatta dalla testa ai piedi.” Piomba di fronte a Cade con un sorriso a trentasei denti.

      <<Si sono io. Ti conosco?>> La guarda confuso.

      <<Non dirmi che mi hai dimenticata? Hai salvato la mia gattina. Era intrappolata sull’albero.>>

      â€œCosa?


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