Prima dell’Alba . Морган Райс

Prima dell’Alba  - Морган Райс


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tubo dalla gola, così da poter riprendere di nuovo a parlare.

      I medici si guardarono tra di loro, assolutamente incerti sul da farsi. Proprio allora, un’altra persona si avvicinò al letto. Era una donna in uniforme.

      “Abbiamo identificato la ragazza” disse. “C’era una carta d’identità nel suo zaino. Kate Roswell della San Marcos Senior High School. Il preside vi farà avere il numero dei genitori.”

      I medici annuirono.

      “O potete chiederlo a lei direttamente” uno rispose, facendo cenno nella direzione di Kate, che giaceva nel letto, ben sveglia, battendo le palpebre pazientemente.

      La donna farfugliò.

      “Mi avevano detto che le era stato indotto lo stato di coma.”

      “Vero” l’altro medico intervenne.

      I due la fissarono inebetiti, e sembravano completamente confusi.

      “Può scusarci un momento?”

      Si allontanarono insieme, storditi.

      La donna si rivolse a Kate.

      “Kate, riesci a sentirmi?” le chiese.

      La ragazza annuì.

      “E sei Kate Roswell, è corretto?”

      Kate annuì di nuovo.

      “Mi chiamo Brenda Masters, sono un’assistente sociale qui dell’ospedale. Qualcuno ti ha detto che cos’è accaduto?”

      Kate scosse la testa. Ma non aveva bisogno che glielo dicessero. Ricordava ogni cosa. Quando era stata investita dal camper, che le aveva rotto tutte le ossa. Quando la vista le si era oscurata, e aveva sentito la morte avvicinarsi a lei. E Elijah. Elijah, con le zanne esposte, conficcate nel suo collo.

      “Tipico dei medici” la donna disse. “Non pensano mai di parlare davvero con i pazienti.” Brenda occupò la sedia accanto a Kate. “Sei stata investita da un camper. Ti trovi al Santa Barbara Cottage Hospital. Starò accanto a te e ai tuoi genitori, durante il tuo recupero. Non preoccuparti, saranno qui molto presto.”

      Brenda dette un colpetto sul braccio della giovane paziente.

      Ma l’ultima cosa che Kate desiderava, in quel momento, era la sua famiglia. Loro avrebbero trovato un modo per criticarla, certamente. Avrebbero detto che era stata imprudente a non riparare i freni della sua bicicletta, o a correre a quella velocità giù dalla collina. Riusciva a immaginare sua madre, che la sgridava. C’era di peggio: magari avrebbe detto che Kate era in cerca di attenzioni, perché Madison sarebbe andata al college, e lei non aveva ricevuto una torta di compleanno. Un milione di pensieri le attraversarono la mente, e le lacrime luccicarono nei suoi occhi.

      Brenda inarcò leggermente le sopracciglia. “Non vuoi che i tuoi genitori vengano qui?" chiese.

      Kate scosse di nuovo la testa, e una delle lacrime scese lungo la guancia.

      La donna sembrò preoccupata dalla rivelazione. Probabilmente, non comprendeva perché una diciassettenne, che era rimasta quasi uccisa in un incidente, non volesse la famiglia intorno a sé. Probabilmente, non aveva mai conosciuto nessuno come i Roswell.

      “Hai fatto qualcosa che non avresti dovuto fare?” Brenda disse gentilmente. “Perché, se sei preoccupata che si arrabbino con te, sono certa che non sarà così. Vorranno soltanto sapere che stai bene.”

      Kate scosse di nuovo la testa. Si sarebbero arrabbiati, sì, ma non per quello che aveva fatto. Era soltanto perché esisteva.

      Le lacrime cominciarono a scenderle copiosamente.

      “Dobbiamo informare i tuoi genitori” la donna disse. “Legalmente sei minorenne.” Poi, la sua voce si addolcì. “Kate, dovrò chiederti una cosa importante, e voglio che pensi bene alla risposta. Annuisci se sei d’accordo con quello che dico, e scuoti la testa in caso contrario. Kate, i tuoi genitori ti picchiano?”

      Kate deglutì, la gola le faceva male, urtando il tubo. Quanto desiderava disperatamente annuire. Ma la sua vita non era segnata da abusi, non nel modo inteso dalla donna. Almeno, non pensava che lo fosse comunque. Ma abusare voleva dire solo fare ricorso a pugni e calci, o poteva concretarsi nel venire privati di cibo, nel subire un divieto senza motivo, nel venire ignorati il giorno del compleanno? Kate proprio non lo sapeva. E, sebbene fosse consapevole che il semplice annuire della sua testa, ora, avrebbe potuto scatenare una serie di eventi, forse persino vederla portata via da casa e condotta da persone che non la disprezzavano e volevano che frequentasse il college, c’era sempre Max a cui pensare. Non poteva fargli vivere un trauma simile, era solo un ragazzino.

      Scosse allora la testa.

      La donna annuì, apparentemente soddisfatta dalla risposta. Probabilmente, pensava che Kate fosse una sciocca adolescente fuori controllo. Che fosse andata alla ricerca del brivido, sfuggitole di mano, restando quasi uccisa, e stesse provando ad evitare di essere rimproverata.

      “Li chiamerò io” la donna disse, alzandosi e sistemandosi la camicetta.

      Se ne andò e Kate si rese conto di essere da sola per la prima volta. Il tubo nella sua gola era assolutamente esasperante. Le prudeva tantissimo. E voleva disperatamente essere in grado di parlare. Aveva bisogno di chiedere a qualcuno dove fosse Elijah. Ricordò di essere stata presa in braccio da lui. Perché non era andato con lei in ambulanza? Doveva essere stato lui a chiamarla.

      Kate riuscì a tirarsi su, nel suo letto d’ospedale, riuscendo così finalmente a guardarsi intorno. Era pieno di persone addormentate. Si rese conto che erano tutte in coma, proprio come lei avrebbe dovuto essere. L’avevano soccorsa aspettandosi che fosse priva di sensi, sospettando un edema verbale a causa del trauma. Ma il suo corpo aveva completamente rigettato le medicine.

      Anche le sue ossa erano guarite. Era quello che il medico aveva detto. Ogni osso nel braccio – ulna, radio, omero – si era rotto, ma, nonostante ciò, non sentiva alcun dolore. Infatti, le braccia stavano perfettamente bene. Poteva ruotare le mani e muovere le dita lungo il tubo e infine cominciò a tirare.

      Il tubo cominciò a uscirle dalla gola. Era incredibilmente sgradevole, ma continuò a tirare, fino a quando non fu completamente fuori. Alla fine, riuscì a respirare normalmente da sola. Gettò il tubo a terra, felice di essersene liberata.

      L'altra cosa che la irritava era la flebo nel braccio. Strappò via il cerotto che la teneva attaccata, ed estrasse l’ago. Apparve del sangue sulla pelle, e lei lo leccò istintivamente.

      Senza tubi e fili, si sentì molto più a suo agio, in grado di valutare la situazione.

      Il suo corpo sembrava diverso, ma non in senso negativo. Non provava alcun dolore.

      L’unico elemento negativo, di cui divenne consapevole ora che il tubo era fuori dal suo corpo, era una sensazione assillante allo stomaco. Stava morendo di fame. Era così che ci sentiva dopo essere stati vicini alla morte?

      Toccò il suo corpo attraverso la leggera camicia da notte di carta. Ogni cosa era al proprio posto. Si sentì un po’ infastidita dal fatto che probabilmente le avevano tagliato tutti i vestiti, per poter controllare le ferite che non c'erano. Ma … come aveva fatto a non riportare ferite? Non aveva alcuna costola rotta  né tanto meno i polmoni forati. Nessun organo danneggiato. Era tutto così confuso.

      Notò poi che il suo zaino era stato portato lì con lei. Si allungò e trovò il libro che le aveva regalato Amy, coperto dei cioccolatini che le aveva donato Dinah. Poi, proprio in fondo allo zaino, trovò il suo cellulare. Non le era mai stato permesso avere uno smartphone come Madison, perciò ne aveva uno di quelli economici e indistruttibili. Per fortuna, era sopravvissuto all’incidente.

      Lo afferrò e mandò per prima cosa un sms a Amy: in parte perché il suo nome era più facile da raggiungere e in parte perché era l'amica più cara delle tre.

      Investita da auto. Sto benissimo. Ti prego, trova Elijah.

      Premette su invia e aspettò. Trascorsero pochi secondi prima di ricevere la risposta.

      COSA!?!?!??!

      Kate sospirò. Chiaramente, Amy non l’aveva


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