Arena Due . Морган Райс

Arena Due  - Морган Райс


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partiti con il pieno – e ora siamo a metà. Saremo a secco in poche ore. Il Canada è parecchio lontano. Secondo te come faremo a trovare del carburante?”.

      Logan fissa l’acqua, riflette.

      “Non abbiamo scelta” dice. “Dobbiamo trovarlo. Non ci sono alternative. Non ci possiamo fermare”.

      “A un certo punto dovremo riposarci” dice. “Avremo bisogno di cibo, e di un qualche riparo. Non possiamo rimanere fuori con questa temperature tutto il giorno e tutta la notte”.

      “Meglio morire di fame e di freddo che essere catturati dai mercanti di schiavi” dice.

      Penso alla casa di papà, in fondo al fiume. Stiamo per passare proprio di lì. Mi ricordo della promessa fatta al mio vecchio cane, Sasha, di seppellirla. Penso anche a tutto il cibo che c’è lassù, nel cottage di pietra – potremmo recuperarlo, ci manterrebbe per giorni. Penso a tutti gli strumenti nel garage di papà, a tutte le cose che ci possono servire. Senza parlare di vestiti, coperte e fiammiferi.

      “Voglio fermarmi”.

      Logan si gira e mi guarda come se fossi pazza. Vedo che non gli piace.

      “Di cosa stai parlando?”

      “La casa di mio papà. A Catskill. Un’ora circa verso nord. Voglio fermarmi là. Ci sono un sacco di cose che posso recuperare. Cose che ci serviranno. Come cibo. E” faccio una pausa, ”voglio seppellire il mio cane”.

      “Seppellire il tuo cane?” domanda, con voce più alta. “Sei pazza? Vuoi farci uccidere tutti per questo?”.

      “Gliel’ho promesso” rispondo.

      “Promesso?” replica. “Al tuo cane? Al tuo cane morto? Mi vuoi prendere in giro”.

      Lo guardo fisso, e si rende conto abbastanza rapidamente che non sto scherzando.

      “Se faccio una promessa, la mantengo. Seppellirei anche te se l’avessi promesso”.

      Scuote la testa.

      “Ascolta” dico seria. “Tu volevi andare in Canada. Saremmo potuti andare ovunque. Questo era il tuo sogno. Non il mio. Chi lo sa se questa città esiste davvero? Ti sto seguendo in questo tuo capriccio. E non è che questa barca sia tua. Tutto quello che voglio è fermarmi un attimo a casa di mio papà. Prendo qualcosa, cose di cui abbiamo bisogno, e metto il mio cane a riposo. Non mi ci vorrà molto. Abbiamo un gran vantaggio sui mercanti di schiavi. Senza dire che abbiamo anche una piccola riserva di carburante lassù. Non è tanto, ma sarà d’aiuto”.

      Logan scuote lentamente la testa.

      “Preferisco rinunciare a quel carburante e non correre questo rischio. Stai parlando delle montagne. Stai parlando di addentrarsi per trenta chilometri, giusto? Come pensi di arrivare là una volta attraccati? Camminando?”.

      “C’è un vecchio camioncino. Un pickup malmesso. Non è altro che un rottame arrugginito, ma funziona, ed ha abbastanza carburante da portarci avanti e indietro. È nascosto dalla sponda del fiume. Ci arriviamo dritti dritti col fiume stesso. E il furgone ci porterà su e giù. Sarà una cosa veloce. E poi possiamo continuare il nostro lungo viaggio verso il Canada. E saremo messi meglio per farlo”.

      Logan fissa a lungo l’acqua in silenzio, coi pugni stretti attorno al timone.

      Poi dice “Fai come vuoi. Rischia la tua vita. Ma io rimango sulla barca. Hai due ore di tempo.  Se non torni in tempo, me ne vado”.

      Mi volto e guardo l’acqua, incavolata nera. Volevo che venisse con me. Mi sembra che stia pensando solo a sé stesso, e questo non mi piace. Pensavo che si sarebbe comportato meglio.

      “Praticamente pensi solo a te stesso, non è così?” domando.

      Mi preoccupa anche il fatto che non vuole accompagnarmi a casa di mio papà; non l’avevo messo in conto. So che Ben non vuole venire e avrei apprezzato un po’ d’aiuto. Non importa. Sono ancora decisa. Ho fatto una promessa e la manterrò. Con o senza di lui.

      Non mi risponde, vedo che è infastidito.

      Guardo l’acqua, non ho voglia di incrociare i suoi occhi. Mentre l’acqua schiuma in mezzo al rumore costante del motore, mi rendo conto che sono arrabbiata non solo perché sono delusa da lui, ma perché iniziava davvero a piacermi, iniziavo a contare su di lui. Era da tanto tempo che non dipendevo da nessuno. È una sensazione inquietante, dipendere nuovamente da qualcuno, e mi sento tradita.

      “Brooke?”.

      Mi sento sollevare al suono di una voce familiare, mi giro e vedo la mia sorellina sveglia. Anche Rose è sveglia. Queste due sono già pappa e ciccia, sembrano una il prolungamento dell’altra.

      Non riesco ancora a credere che Bree sia qua, di nuovo con me. Sembra un sogno. Quando venne presa, una parte di me era sicura che non l’avrei più rivista viva. Ogni momento che sono con lei mi sembra che mi sia stata data una seconda occasione, e mi sento più determinata che mai nel prendermi cura di lei.

      “Ho fame” dice Bree, stropicciandosi gli occhi con il dorso delle mani.

      Anche la cagnolina è seduta, sul grembo di Bree. Non smette di tremare, solleva il suo occhio buono e guarda verso di me, come se anche lei avesse fame.

      “Sto congelando” ripete Rose, strofinandosi le spalle. Ha addosso solo una magliettina, e mi sento male per lei.

      La capisco. Anch’io sto morendo di fame e di freddo. Ho il naso rosso, lo sento a malapena. Le provviste trovate sulla barca erano eccezionali, ma difficilmente possono saziare – specie uno stomaco vuoto. Ed è stato ore fa. Ripenso allo scatolone col cibo, a quel poco che è rimasto, e mi domando quanto passerà prima che finisca del tutto. So che dovrei razionare il cibo. Ma alla fine siamo tutti affamati, e non posso vedere Bree in questo stato.

      “Non è rimasto tanto cibo” le dico, “ma posso darvene un pochettino ora. Abbiamo dei biscotti e qualche cracker”.

      “Biscotti!” gridano all’unisono. Il cane abbaia.

      “Io non lo farei” sento dire a Logan dietro di me.

      Mi volto e vedo il suo sguardo di disapprovazione.

      “Dobbiamo razionarlo”.

      “Ti prego!” strilla Bree. “Ho bisogno di qualcosa. Sto morendo di fame”.

      “Qualcosa gliela devo dare” rispondo convinta a Logan, capendo quello che gli passa per la testa, ma comunque infastidita dalla sua mancanza di compassione. “Prendo i biscotti. Per darli a tutti”.

      “E la cagnolina?” domanda Rose.

      “Il cane non tocca il nostro cibo” ribatte Logan. “Se la deve cavare da sola”.

      Provo altro risentimento verso Logan, anche se so che si sta comportando in modo razionale. E poi, come vedo lo sguardo pietoso sulle facce di Rose e Bree e sento il guaito del cane, capisco che non posso lasciarla morire di fame. Mi accingo con calma a darle del cibo dalla mia scorta personale.

      Apro lo scatolone e osservo nuovamente la nostra riserva di provviste. Ci sono due scatole di biscotti, tre di cracker, diverse buste di orsetti gommosi, e una mezza decina di barrette di cioccolato. Speravo ci fosse qualcosa di più sostanzioso, e non so come dovremo fare, come farà a bastare per tre pasti al giorno per cinque persone.

      Tiro fuori i biscotti e ne distribuisco un po’ a ciascuno. Alla vista del cibo Ben finalmente si sblocca e accetta un biscotto. Ha cerchi neri sotto gli occhi, e sembra non aver dormito per nulla. È una pena vederlo così, devastato dalla perdita di suo fratello, e distolgo lo sguardo mentre gli do il biscotto.

      Mi porto verso la parte anteriore della barca e ne allungo uno a Logan. Lo prende e se lo mette in tasca in silenzio, ovviamente, conservandolo per dopo. Non so da dove prenda tale forza. Io mi sento svenire al solo odore dei biscotti al cioccolato. So che dovrei conservarlo anch’io, ma non ce la faccio. Do un piccolo morso, pensando di metterlo da parte – ma è troppo buono, non riesco a trattenermi – lo divoro, conservando l’ultimo morso per la cagnetta.

      Che bello mangiare. Lo zucchero mi va dritto in


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