La Prima Caccia . Блейк Пирс

La Prima Caccia  - Блейк Пирс


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con l’Agente Frisbie. Tutto ciò che aveva fatto era rispondere ad una semplice domanda. Non aveva accusato nessuno di aver commesso qualcosa di male.

      Ma l’Agente White le stava ancora sorvegliando, e Riley non poté dire una sola parola.

      Infine, Cassie uscì dalla cucina e tornò nella sua stanza, e fu il turno di Trudy ad essere chiamata in cucina.

      Ormai Riley era rimasta da sola con l’Agente White e si sentiva isolata e spaventata.

      Non avendo nulla che la distraesse, continuava a ripensare al cadavere della povera Rhea, con gli occhi spalancati e la pozza di sangue. Ora, quelle immagini si mescolarono con i ricordi di sua madre che giaceva morta, risalenti a tanto tempo prima, ma ancora orribilmente vivi nella sua mente.

      Come poteva essere accaduta una cosa simile quel giorno, nel dormitorio di un college?

      Questo non può essere vero, pensò.

      Sicuramente, non era davvero seduta lì, preparandosi a rispondere a delle domande di cui non conosceva affatto la risposta.

      Sicuramente una delle sue migliori amiche non era appena stata brutalmente uccisa.

      Si era quasi convinta dell’irrealtà del momento, quando l’Agente Frisbie accompagnò Trudy fuori dalla cucina. Con un’espressione accigliata, Trudy lasciò la sala comune, senza neanche rivolgere uno sguardo a Riley.

      L’Agente Frisbie annuì verso Riley, che si alzò e la seguì obbedientemente nella cucina.

      Questo non sta succedendo, continuava a ripetersi.

      CAPITOLO QUATTRO

      Riley si sedette al tavolo nella cucina, di fronte al Capo Hintz. Per un istante, quest’ultimo si limitò a guardarla, tenendo una matita sopra ad un taccuino. Riley si chiese se fosse il caso di dire qualcosa.

      Sollevò lo sguardo, e vide che l’Agente Frisbie si era posizionata su un lato, appoggiata ad un piano di lavoro. La donna aveva un’espressione irritata sul volto, come se non fosse molto felice del risultato degli interrogatori. Riley si domandò se la Frisbie fosse infastidita dalle risposte delle ragazze o dal modo in cui il suo capo stesse conducendo gli interrogatori.

      Infine, il capo esordì: “Innanzitutto, la vittima ti ha mai dato motivo di credere che temesse per la sua sicurezza?”

      Riley fu scossa da quel termine …

      Vittima.

      Perché non poteva semplicemente riferirsi a lei, chiamandola Rhea?

      Ma doveva rispondere a quella domanda.

      La sua mente tornò alle recenti conversazioni, ma ricordò soltanto degli scambi innocui, come quello che lei, Trudy e Rhea avevano avuto quella sera, sul fatto che Riley prendesse o meno la pillola.

      “No” Riley rispose.

      “Qualcuno ce l’aveva con lei? Di recente, c’è stato qualcuno arrabbiato con lei?”

      Quell’idea sembrò, di per sé, curiosa a Riley. Rhea era, era stata, una ragazza così piacevole ed amabile, che Riley non riusciva ad immaginare che qualcuno potesse restare arrabbiato con lei per più di qualche minuto.

      Ma si chiese …

      Non ho visto dei segnali?

      E le altre ragazze avevano detto ad Hintz qualcosa che lei stessa non sapeva?

      “No” Riley rispose. “Andava d’accordo con tutti, per quanto ne sapessi.”

      Hintz fece una pausa di un istante.

      Poi, riprese: “Raccontaci che cos’è successo quando tu e le tue amiche siete arrivate al Covo del Centauro.”

      Una scarica di sensazioni sopraffece Riley: Rhea e Trudy che la spingevano oltre la porta, nel fitto fumo di sigaretta e la musica assordante …

      Aveva bisogno di rivivere il tutto?

      No, sicuramente Hintz voleva soltanto sentire i fatti principali.

      Disse: “Cassie, Heather e Gina si sono dirette al bar. Trudy voleva che ballassi con lei e Rhea.”

      Hintz revisionò gli appunti che aveva preso durante gli interrogatori delle altre ragazze, che naturalmente gli avevano detto ciò che sapevano di Riley, incluso il fatto che quest’ultima si era allontanata da loro per andare di sotto.

      “Ma non hai ballato con loro” l’uomo disse.

      “No” Riley rispose.

      “Perché no?”

      Riley era stupita. Che cosa importava la sua riluttanza a ballare?

      Poi, notò che l’Agente Frisbie le rivolse uno sguardo comprensivo e scosse il capo. Sembrava ovvio che la donna ritenesse Hintz un incapace, ma non poteva farci nulla.

      Riley disse lentamente e attentamente: “E’ solo che io … beh, non ero molto dell’umore di andare a una festa. Avevo provato a studiare ma Rhea e Trudy mi ci hanno trascinata. Perciò, ho preso un bicchiere di vino e mi sono diretta di sotto.”

      “Da sola?” Hintz chiese.

      “Sì, da sola. Mi sono seduta su una panca da sola.”

      Hintz sfogliò il suo taccuino.

      “Quindi non hai parlato con nessun altro mentre eri al Covo del Centauro?”

      Riley rifletté per un momento, poi disse: “Beh, Harry Rampling è venuto al mio tavolo …”

      Hintz abbozzò un sorriso alla menzione del nome di Harry. Riley intuì che, come molti della comunità, probabilmente il capo aveva un’opinione piuttosto alta del quarterback della scuola.

      Lui chiese: “Si è seduto con te?”

      “No” Riley rispose. “L’ho mandato via.”

      Hintz si accigliò, disapprovando, infastidito apparentemente dal fatto che una ragazza qualunque avesse così poco cervello da poter rifiutare un vero eroe come Harry Rampling. Riley stava cominciando a sentirsi un po’ esasperata. Perché il suo gusto per gli uomini aveva importanza, comunque? Che cosa aveva a che fare con quello che era accaduto a Rhea?

      Hintz chiese: “Hai parlato con qualcun altro?”

      Riley deglutì.

      Sì, aveva parlato con qualcun altro.

      Ma avrebbe messo nei guai quel ragazzo parlando di lui?

      Lei disse: “Ecco … uno studente di giurisprudenza è venuto alla mia panca. Si è seduto con me, ed abbiamo chiacchierato per un po’.”

      “E poi?” Hintz chiese.

      Riley alzò le spalle.

      “Ha detto che doveva studiare e se n’è andato.”

      Hintz si mise a trascrivere appunti.

      “Come si chiama?” chiese ora.

      Riley disse: “Ascolti, non capisco perché lui sia importante. E’ soltanto uno dei tanti ragazzi al Covo del Centauro. Non c’è alcun motivo perché lei pensi ...”

      “Rispondi alla domanda.”

      Riley inghiottì rumorosamente e disse: “Ryan Paige.”

      “Lo avevi incontrato prima?”

      “No.”

      “Sai dove vive?”

      “No.”

      Riley si sentì contenta che Ryan fosse riuscito a restare così misterioso, senza fornirle il suo indirizzo o il suo numero di telefono. Non c’era alcun senso nelle domande su di lui, e di certo, non voleva che finisse nei guai. Sembrava quasi stupido che Hintz insistesse. E Riley dedusse, dal modo in cui l’Agente Frisbie roteava gli occhi, che la pensava


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