Tracce di Speranza . Блейк Пирс
verso la casa di Jackson Cave. Sperava di convincerlo a restituirle la figlia sana e salva. Se non ci fosse riuscita, quello sarebbe stato l’ultimo giorno della vita di Evie Locke.
Keri e Ray si erano svegliati presto, appena dopo le sei. Lei non aveva molta fame, ma Ray aveva insistito perché mandasse giù delle uova strapazzate e un toast con le sue due tazze di caffè. Erano fuori dall’appartamento per le sette.
Ray aveva parlato brevemente a uno degli agenti di pattuglia che stavano fuori, che aveva detto che nessuna delle unità aveva riportato attività sospette durante la notte. Li aveva ringraziati e li aveva mandati per la loro strada. Poi lui e Keri erano montati nelle rispettive macchine ed erano andati separatamente a Malibù.
A quell’ora di un sabato mattina le strade normalmente intasate di Los Angeles erano virtualmente vuote. Nel giro di venti minuti erano sulla Pacific Coast Highway, a cogliere gli ultimi residui dell’alba sulle Santa Monica Mountains.
Per quando Keri si ritrovò a risalire a velocità da brivido la Tuna Canyon Road nelle colline di Malibù, lo splendore del mattino aveva ceduto il passo alla fosca realtà di quel che doveva fare. Il GPS indicava che si trovava vicino alla casa di Cave, perciò accostò. Ray, che era subito dietro, si portò piano accanto a lei.
“Penso che sia subito dopo la prossima curva,” disse dal finestrino aperto della macchina. “Perché tu non vai avanti e ti sistemi un poco più giù lungo la strada? È il tipo di persona che avrà telecamere di sorveglianza dappertutto, perciò è meglio che non ci veda arrivare insieme.”
“Okay,” acconsentì Ray. “Il cellulare prende a sbalzi quassù, quindi quando hai fatto ti seguo giù per la collina e possiamo aggiornarci a quel ristorante che abbiamo superato all’incrocio con la Pacific. Come ti pare?”
“Mi pare un bel piano. Augurami buona fortuna, partner.”
“Buona fortuna, Keri,” disse sinceramente. “Spero davvero che funzioni.”
Lei annuì, neanche in grado di pensare a una risposta significativa in quel momento. Ray le rivolse un piccolo sorriso e partì. Keri aspettò un altro minuto, poi premette piano l’acceleratore e fece l’ultima curva prima della casa di Cave.
Quando fu in vista, rimase sorpresa di scoprire che appariva modesta in confronto alle altre case della zona, almeno dalla strada. La casa aveva un’aria da bungalow, quasi come una versione elaborata di una cosa che si potrebbe trovare in un resort della costa sud orientale.
E comunque sapeva che non era neanche la residenza principale di Cave a Los Angeles. Aveva una villa a Hollywood Hills, che era molto meglio localizzata per il suo ufficio in centro. Ma era comunemente noto che gli piacesse trascorrere i weekend in quel “ritiro” di Malibù, e lei aveva controllato in giro per assicurarsi che si trovasse lì quella mattina.
Keri si immise nel corto vialetto di ghiaino appena a lato della strada e smontò. Salì lentamente fino al cancello di sicurezza, assorbendo le impressionanti misure per la privacy che aveva impiegato Cave. La casa poteva non essere imponente, ma le precauzioni lo erano. Il cancello stesso era in ferro battuto, alto facilmente quattro metri e mezzo, con degli spuntoni arricciati che puntavano all’esterno verso la strada.
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