l’Ascesa . Морган Райс
polmoni a ciascuno respiro. Lei fece per allungare le mani e deviare il getto della pistola, e probabilmente per fare a lui lo stesso, ma accadde una stranezza quando le sue braccia si erano sollevate solo di metà.
Luna si fermò.
Con un movimento unico rimase immobile sul posto, il battito cardiaco che si faceva sempre più forte. Sentì il mondo che le ruotava attorno.
Cadde involontariamente in ginocchio. Sentì la pelle che si sbucciava contro il terreno duro, lo sentì sul serio, e la sensazione si presentò simile a quando il sangue riprende a scorrere in una gamba o in un braccio dopo che sono stati intorpiditi. Faceva male, e Luna gridò.
Non ci poteva credere.
Era tornata.
Era di nuovo se stessa. Non era più controllata.
Scavò nei propri ricordi per accertarsi che fossero lì, che non fossero andati perduti per sempre. Immaginò il volto di Kevin, e i suoi genitori come erano stati nel primo compleanno che poteva ricordare. Fece un sospiro di sollievo, e non solo per se stessa. Significava che la gente che era stata trasformata non era perduta.
Avrebbe voluto gridare di gioia. Abbracciare quell’uomo e non lasciarlo andare più.
Lo fissò meravigliata.
Lui le sorrise curioso, in modo quasi accademico.
“Cavolo,” disse, “sembri rispondere molto più velocemente degli altri soggetti con cui ho provato. Oh, perdonami, che maniere. Mi chiamo Ignazio Gable. Il vapore che hai appena respirato è un vaccino che ho creato per controbattere agli effetti del controllo alieno. Dovresti avere a breve il pieno controllo di te. Ora immagino che avrai un sacco di domande su cosa stia succedendo, ma non siamo esattamente nel posto giusto per chiacchierare, qui. Quindi, a meno che non vogliamo farci ammazzare tutti e due, ti suggerisco di venire con me.”
Luna sbatté le palpebre, stupefatta, e seguì il suo sguardo, vedendo un sacco di gente controllata che si avvicinava a loro.
“ORA!” gridò l’uomo.
I controllati iniziarono a calare su di loro in gruppo. Luna li guardò avvicinarsi nel tentativo di afferrarli. L’uomo li spruzzò con la pistola, ma per gli altri non parve funzionare.
Luna corse in avanti, lanciandosi nella folla e scivolando negli spazi liberi, approfittando della sua piccola statura, passando sotto le braccia e tra le gambe, afferrando il braccio di Ignazio senza lasciarlo più andare.
Luna scorse Lupetto e Orso, e il resto dei motociclisti. Quindi afferrò la pistola e ruotò su se stessa.
“Cosa stai facendo?” gridò Ignazio allarmato.
Lei spruzzò una nuvola di vapore che iniziò a rallentare i controllati che la circondavano, arrivando a Lupetto e a Orso e a tutti gli altri.
“Andiamo,” disse tenendo il dito sul grilletto. “Cambiate!”
Luna vide Lupetto sbattere le palpebre alla luce del sole, allungando le mani e fissandole.
Poi si guardò attorno fino a che vide Bobby nascosto all’ombra di un edificio e tese una mano verso di lui.
E poi si girò insieme agli altri e si mise a correre.
E non si fermò.
CAPITOLO QUATTRO
Kevin rabbrividì quando Puro Xan entrò nella stanza in cui si trovavano lui e Chloe. Stare lì appeso, solo e senza sorveglianza era già di per sé orribile, ma in qualche modo sapeva che non poteva essere peggio di quello che gli alieni avrebbero deciso di fare loro adesso.
“La paura è una debolezza,” disse Puro Xan, le parole che arrivavano con leggero ritardo per mezzo del suo traduttore. “Semplicemente una delle tante che noi abbiamo sconfitto.”
“Cosa intendi dire?” chiese Kevin. Cercò di tenere a bada la paura che provava, perché non voleva che l’alieno la notasse.
Chloe sembrava sufficientemente spaventata per entrambi, ma pareva anche arrabbiata. Se non ci fosse stata la gravità distorta che li teneva attaccati alle cornici, Kevin immaginava che avrebbe tentato di attaccare l’alieno.
“Un tempo eravamo essere più deboli,” disse Puro Xan, facendo un gesto così che un sezione della parete divenne uno schermo che mostrava cose simili ai Puri, ma allo stesso tempo diverse. Non avevano la pelle così liscia, l’aspetto così aggraziato e perfetto, e di certo non possedevano quel senso di fredda implacabilità che era loro tipico. Erano proprio il genere di cose che i Puri dovevano essere stati molto tempo prima.
“Abbiamo lottato e fatto la guerra tra noi. Abbiamo trasformato il nostro mondo in un posto quasi invivibile con le armi che abbiamo usato.”
L’immagine sullo schermo mutò, mostrando un mondo che si presentava inizialmente verde e lussureggiante, ma dove poi le piante appassivano e morivano e le esplosioni devastavano la superficie, con fuoco e venti sferzanti che si dispiegavano dal centro delle città.
“Abbiamo dovuto trovare dei modi per adattarci.”
“Attaccando la gente di altri mondi,” disse Kevin. “Ingannandoci per indurci a farvi entrare e poter poi controllare le menti della gente.”
“Siete malvagi,” aggiunse Chloe. “Non siete nient’altro che dei mostri.”
Puro Xan li guardò con un abbozzo di emozione. Kevin dubitava che la creatura fosse capace di provarne, e questo in qualche modo faceva ancora più paura di quanto Chloe aveva affermato. Quelle creature erano perfide, o piene di odio, o determinate a spazzare via tutto ciò che temevano. Agivano con la calma e freddezza di un ghiacciaio che rotola schiacciando una città, senza curarsi delle vite presenti.
“I vostri mondi non hanno importanza,” disse Puro Xan. “Voi non appartenete all’Alveare. Non fate parte dei Puri.”
“Pensate veramente di essere le uniche cose importanti dell’universo?” chiese Chloe.
“Siamo i Puri,” rispose Xan, come se ciò desse risposta a tutto. “Abbiamo creato l’Alveare per risolvere le guerre del nostro mondo. Nel metterci insieme, abbiamo imparato ad andare oltre le debolezze delle emozioni. Abbiamo imparato dai mondi più vicini come trasformare gli inferiori in ciò che vogliamo. Abbiamo costruito le navi Alveare per portarci a raccogliere materiali con cui rigenerare il nostro mondo per i Puri.”
“Quindi non fate altro che prendere e prendere, e non date niente in cambio,” disse Kevin.
“Tutto il resto è inferiore,” disse Puro Xan. “È tutto nostro.”
“Fino a che non vi fermeremo,” disse Chloe, lottando contro la gravità che la teneva ferma. Se era come quella che bloccava Kevin tenendolo attaccato al pannello di vetro, sapeva benissimo che non aveva alcuna possibilità di liberarsi, ma immaginò che dirglielo non l’avrebbe persuasa a fermarsi. Se non altro avrebbe probabilmente solo peggiorato le cose.
“Voi siete deboli. Non potete fermare l’Alveare,” disse Puro Xan.
“E allora perché siamo ancora qui?” chiese Kevin. “Se pensi che siamo così deboli e inutili, perché non ci avete uccisi nel momento in cui siamo arrivati sulla vostra… nave?”
“Non distruggiamo ciò che è utile,” disse Pur Xan. “Lo raccogliamo. È il nostro scopo.”
Utile. Kevin non era sicuro che l’idea di essere utile a una cosa come quella gli piacesse. Da quello che aveva visto accadere alle altre creature che gli alieni avevano trovato utili, essi non facevano che rimodellare le loro carni, trasformandoli. Aveva già provato il dolore dovuto al processo con cui gli alieni gli avevano rovistato tra i pensieri. Le visioni che aveva avuto del mondo alieno erano state ancora peggio.
“Io non voglio esservi utile,” disse Kevin.
“Non hai altra scelta,” disse Puro Xan. “Dovresti