Il Conte Di Edgemore. Amanda Mariel

Il Conte Di Edgemore - Amanda Mariel


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siate testarda.” Lord Edgemore mosse le dita impazientemente. “Venite, vi aiuto a montare a cavallo.”

      “No.” Carstine scosse la testa. “Non viaggerò con voi.”

      “Ma certo che lo farete. Siete al servizio di mia sorella, e quindi una mia responsabilità.” Fece un passo avanti, la brezza fresca muoveva le ciocche dorate che pendevano alle sue spalle. “So che voi scozzesi siete abituati al freddo, ma congelerete se starete fuori a lungo.” La prese per un braccio e la spinse su. “Non siate testarda.”

      Le guance di Carstine s’infiammarono. Scattò via alzandosi in piedi- “Ve l’ho già detto. Non è nulla. La vostra assistenza non è necessaria.”

      Si sentiva insultata,e non poteva fare a meno di essere arrabbiata. E cosa centrava l’essere scozzese? Pensava fosse meno di lui per il suo retaggio? Ha deciso che fosse una serva solo per questo?

      Voleva chiarire le sue convinzioni, lo aveva nella punta della lingua. Ma il pensiero di vedere il suo compiacimento crollare una volta fatte le dovute presentazioni la tentava, per cui non disse nulla.

      Meritava un castigo, e l’imbarazzo che ne sarebbe derivato. Inoltre, si sarebbe deliziata degli scomodi momenti che avrebbe sofferto. Un sorriso si allungò sulle labbra immaginando lo sguardo che senza dubbio avrebbe fatto.

      Era proprio cattiva.

      Carstine strillò mentre il conte la sollevò e la mise sulla sella. Lo fulmino con lo sguardo, digrignando i denti. “Non viaggerò con voi.” Iniziò a scendere dal cavallo, scivolando dalla sella. “Non potete costringermi.”

      Lord Edgemore la prese per la vita, tenendola ferma. “Oso dire che non capisco la vostra obiezione. Né mi importa. Non vi lascerò congelare, né vi permetterò di peggiorare la ferita camminando con quella caviglia.” Diede uno sguardo allo stivale. “Verrete con me.”

      “No…”

      “È un ordine.” La mise saldamente in sella. “E vi avverto, non accetterò ulteriori scuse.”

      Carstine sospirò, irritata. “Allora guiderete il cavallo,” gettò le redini verso di lui. “Mentre camminate.”

      Fu soddisfatta nel vedere il conte Edgemore prendere le redini e guidare il cavallo verso Fox Grove. Il lord l’aveva si insultata, ma su questo aveva avuto la meglio. Sapere che ancora non era finita migliorò il suo umore.

      Carstine volse l'attenzione al paesaggio, rilassandosi sulla sella. Presto avrebbe avuto la sua vendetta.

      CAPITOLO 2

      Blake Fox, quarto conte di Edgemore, condusse il suo cavallo Crociato, e il suo arrabbiato carico, lungo il viale di Fox Grove. Era completamente intenzionato a consegnare la donna esuberante, se non bella, alla porta della servitù, per poi ritirarsi nella sua sala da biliardo per un brandy tanto necessario.

      Aveva le ossa gelate fino al midollo. Senza dubbio, anche la donna era sofferente. Blake si chiese se anche alla donna piacesse il brandy. Se non fosse così arrabbiata, l'avrebbe invitata a unirsi a lui per un bicchiere.

      Azzardò uno sguardo verso di lei. Sedeva sulla sella, le braccia incrociate sul suo ampio seno, e la testa alta. All’apparenza, sosteneva il freddo meglio di lui. Forse l’arrabbiatura la teneva al caldo.

      Aveva sentito dire che le donne scozzesi fossero di un’altra razza, ma non aveva dato peso alle dicerie. Gli scozzesi che aveva conosciuto non erano diversi dagli inglesi, ma questa donna…

      Era fuoco e zolfo, nascosti sotto una carnagione chiara e occhi ammalianti. Una corona intrecciata di capelli castano dorato sembrava un’aureola sulla testa da diavolo, e il suo volto a forma di cuore era allo stesso modo ingannevole.

      La desiderava.

      Averlo realizzato lo spaventava, e riportò l’attenzione al viale. Ma perché non dovrebbe desiderare la ragazza? Era incredibile e fiera. Sarebbe stata indubbiamente una splendida compagna di letto.

      Sempre se fosse riuscito a cambiare l’opinione che aveva di lui.

      Incantarla, sia per il suo desiderio di rivalsa, che per le sue gonne.

      Blake volse lo sguardo verso di lei. “Qual è il vostro nome?”

      Lei sorrise, come se avesse un segreto, e disse “Miss Carstine Greer.”

      “Ah, un bel nome per un’incantevole donna.”

      Si portò una mano al mento, l’indignazione nei suoi occhi verde chiaro. Nonostante l'evidente disgusto per l'adulazione, un lieve sorriso le apparve sulle labbra.

      Blake non potè fare a meno di prenderla in giro. “Sembra non siate abituata ai complimenti. Un vero peccato.”

      “Al contrario, mio signore. Ho avuto più complimenti di quanti dovrebbe riceverne una lady, “ Carstine manteneva lo sguardo, lo fissava, ma non del tutto ostile.

      In quel momento, decise. L’insolente Carstine sarebbe finita nel suo letto entro Natale. Avrebbe implorato per i suoi complimenti e desiderato i suoi baci. Sarebbe stata sua, e sarebbe stato un felice Natale.

      Perlomeno, molto piacevole.

      “Mio Dio! Cos’è successo, Carstine?”

      Blake si fermò al suono acuto della voce di sua sorella Minerva. Si girò leggermente, per vederla correre verso di loro.

      “Perché siete sul cavallo di Blake? Siete ferita?” Chiese Minerva andando verso di loro, i riccioli castani ondeggianti ad ogni passo.

      “Sono scivolata sul ghiaccio. È solo una piccola slogatura. Non è nulla. Non vi preoccupate.” Rispose Carstine.

      Blake si rivolse a un valletto che aveva seguito Minerva da casa e disse: “Aiuta la donna a scendere. Portatela nel sottoscala.”

      “Nel sottoscala!” Minerva gridò indignata. “Perché mai volete mandarla li?” Minerva guardò il valletto. “Sua signoria si sbaglia. Portate Miss Carstine nella sua stanza e assicuratevi che mia madre ne sia informata.”

      “La sua stanza?” Chiese Blake, stupito.

      “Si, la sua stanza. Carstine è ospite di nostra madre. La sua domestica, in realtà.” Minerva strinse lo sguardo. “Chi pensavate che fosse?”

      “Pensava che io servissi voi, milady,” disse Carstine.

      “La mia serva?” Minerva lo colpì alle braccia. “Siete un’idiota. Non avete pensato a chiederle chi fosse?”

      Blake passò lo sguardo da Minerva a Carstine. La domestica di sua madre? Perché diamine non lo aveva detto? E perché era vestita come la moglie di un pescivendolo?

      Sentì il calore salire sulla sua pelle gelata. Un misto di rabbia per esser stato ingannato, e imbarazzo per l’errore. Sospirò, riportando l’attenzione su Minerva. “Ero più preoccupato per la sua ferita che per la sua identità,” disse Blake.

      “Al contrario,” disse Carstine mentre il valletto la portava davanti agli scalini d’ingresso. “È stato troppo arrogante per curarsene. Ho provato a dirglielo ma non mi ha voluta ascoltare.”

      “Blake!” Minerva lo guardò in malo modo.

      Diede alla ragazza uno sguardo dubbioso. Lo aveva decisamente battuto. Si era presa gioco di lui, e sembrava molto soddisfatta. Scommise che quello sguardo compiaciuto sarebbe scomparso rapidamente una volta che l'avesse avuta nel suo letto.

      Questa era guerra!

      Minerva gli diede una gomitata, riportandolo alla realtà.

      Blake guardò sua sorella indignata.

      “Scusatevi,” chiese lei.

      “Molto bene,” Blake si girò verso Carstine e in tre lunghi passi la raggiunse. Invece di parlare, la prese dal valletto. Immediatamente lei si irrigidi ma non si lamentò. “Scusatemi per il mio errore. Permettetemi di fare ammenda portandovi nella vostra stanza, “ disse freddamente.

      “Questo non è corretto,” disse Minerva alle sue spalle, ma Blake


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