Una Chance D'Amore. Dawn Brower
fare esperto.
Lenora non avrebbe mai dimenticato quel momento. Forse non avrebbe ballato mai più, almeno non in quel modo. Era felice di avere permesso al duca di convincerla a ballare. Successivamente, si sarebbe nuovamente rifugiata nel suo angolo preferito, ma nei momenti più bui, sarebbe tornata con la mente a quel walzer e si sarebbe ricordata di Julian con affetto. Se pensava di avere una chance di qualcosa di più con lui… Scacciò quel pensiero. Amarlo sarebbe stata una pessima idea e forse l’unica cosa che lei avrebbe rimpianto. Si trattava solo di gentilezza, anche se non si addiceva al carattere di Julian, ma lei non si sarebbe aspettata niente di più da lui.
Le note del walzer terminarono e lei fu presa dalla delusione. All’inizio aveva cercato di rifiutare la richiesta di Julian, mentre ora avrebbe voluto che il ballo non finisse mai. Il duca la fece volteggiare ancora una volta sulla pista da ballo, poi la ricondusse al punto da dove avevano iniziato. Lui fece un inchino e le baciò la mano inguantata. “Grazie per la vostra benevolenza, mia signora.” I suoi occhi blu ammiccarono maliziosamente. “E perché mi proteggete quando ne ho bisogno.”
Era lei che avrebbe dovuto ringraziarlo. Aveva risvegliato in lei dei sentimenti che credeva sepolti da molto tempo. Aveva il cuore che scoppiava di felicità e di affetto per quell’uomo. “Non avete bisogno della mia protezione, più di quanto aveste bisogno di ballare con me.” Lenora si accigliò. Non era ancora riuscita a comprendere i motivi per i quali lui aveva insistito a fare quel walzer con lei. “Ad ogni modo, è stato bello. Sono contenta di non avere rifiutato.”
Lui rise lievemente e scosse la testa. “Topolino, siete sempre così formale.” Julian fece un altro inchino. “Il piacere è stato mio.” Diede un’occhiata dietro di sé, poi di nuovo verso di lei. “Scusatemi”, disse. “Devo occuparmi di qualcosa di importante.” Il suo sorriso era smagliante e sembrava genuino. “Godetevi il resto della serata, mia signora.” Con quelle parole, girò sui tacchi e si diresse nella direzione opposta.
Lenora sorrideva mentre lo guardava allontanarsi. Stava iniziando a pensare di averlo giudicato male. Era stato affascinante, come ci si aspettava da lui, ma anche gentile e generoso nel dedicarle del tempo. Il duca non era obbligato a ballare con lei, nessun gentiluomo lo era. Per questo motivo le sue attenzioni erano ancora più preziose per Lenora.
Per la prima volta nella serata, si allontanò spontaneamente dal suo angolo preferito. La volta precedente non contava, perché Julian l’aveva spinta ad allontanarsene. Forse avrebbe dovuto uscire dalla sala da ballo ed esplorare i giardini: stava iniziando a diventare soffocante nella stanza. Lenora stava quasi scoppiando di felicità. Si strinse tra le braccia e fece una giravolta, mentre si avviava lungo il corridoio deserto che portava alla balconata. Lì c’era una piccola scalinata che portava ai giardini.
Delle voci riecheggiarono dietro di lei; per la precisione erano due voci maschili e lei le riconobbe entrambe.
“Ha ballato?”, chiese suo cugino. Perché Bennet si preoccupava così tanto che lei ballasse? Perché non poteva lasciare che lei prendesse le proprie decisioni?
“Certamente”, rispose Julian. “Dubitate della mia capacità di affascinare una donna?” Sembrava talmente…disgustato. Era perché aveva dovuto ballare con Lenora o perché Bennet aveva dubitato delle sue capacità? “Posso spingere qualsiasi donna a fare, beh, qualsiasi cosa”, si vantò. “Ma una ragazza così insignificante? Non è nemmeno una sfida.”
Lei si era sentita felice fino a quel momento. Ora, ogni piccola gioia che aveva trattenuto dentro se stessa si sgonfiò in un istante. Lui era apparso così gentile prima…Come aveva fatto Lenora a sbagliarsi così tanto?
“Quelle attenzioni da parte vostra avrebbero dovuto attirare lo sguardo di tutti i buoni partiti nella stanza”, disse Bennet. “Vorranno sapere perché il duca di Ashley si è disturbato ad invitare una ragazza-tappezzeria. Presto avrà più pretendenti di quanti ne possa desiderare.”
Non voleva nessun pretendente…Una parte di lei odiava suo cugino per aver fatto entrare Julian nella sua vita in quel modo. Perché aveva chiesto al suo amico di dedicarle delle attenzioni? Odiava così tanto che lei vivesse con lui? Lenora pensava che fossero più legati…
“Vi ho fatto questo favore”, disse il duca. “Non chiedetemelo mai più.” Aveva un tono aspro e determinato, che le trafisse il cuore così fragile. Lei era stata sul punto di innamorarsi di Julian, ma il duca di Ashley non meritava il suo affetto.
Lenora dubitava che potesse meritare l’amore di qualunque donna.
Le lacrime le facevano bruciare gli occhi e presero a scenderle lungo le guance. Lei le scacciò con la punta delle dita. Non le sarebbero state di aiuto, ed erano inutili come la sua capacità di capire le persone. In quel momento il cuore di Lenora si indurì. Non si sarebbe più comportata da sciocca. Era ormai tempo di imparare a farsi strada in società, senza che nessuno potesse mai più toccarle l’anima. Non si sarebbe mai più lasciata ingannare così facilmente, ma aveva ancora molto da imparare. C’era una sola persona che potesse insegnarle ed avrebbe fatto di tutto per convincerla. Quella persona era la nuova Lulia Prescott- la zingara duchessa di Clare…
Una volta presa quella decisione, si precipitò fuori dalla sala da ballo e fece tutta la strada a piedi fino alla residenza di città degli Holton. Aveva bisogno di una bella notte di riposo prima di iniziare il viaggio. La prima tappa l’avrebbe portata a Tenby, nel Galles, per fare visita alla duchessa, poi avrebbe viaggiato come aveva in progetto. Al suo ritorno a Londra, sarebbe stata una donna completamente diversa e migliore.
CAPITOLO 1
Aprile 1818
Lady Lenora St. Martin fissava la pista da ballo. Erano passati due anni da quando aveva partecipato al ballo annuale di quella particolare matrona. Il ballo dei Loxton era stato il momento in cui si era finalmente risvegliata alle possibilità che la vita poteva offrirle ed aveva capito che Julian Everleigh, il duca di Ashley, non era solo un mascalzone, ma anche un uomo senza valore. Almeno per lei…
Due anni di lavoro con il tutore che aveva trovato con l'aiuto di Lulia l'avevano cambiata enormemente. Non era più quel timido topolino che si librava in un angolo. Ora era vivace, forte e determinata ad essere il vanto della buona società. Non aveva ancora alcun vero desiderio di sposarsi. Lenora sarebbe stata contenta di diventare una ricca zitella che si faceva strada da sola e trovava la propria felicità in qualcosa di diverso da un uomo e una famiglia.
Quel ballo era un nuovo inizio per lei, la primavera della sua noiosa vita precedente…I suoi insignificanti capelli castani ora avevano striature dorate, grazie al tempo passato sotto il sole italiano. I suoi scialbi occhi nocciola brillavano di pagliuzze dorate che prima non aveva notato. Invece di indossare un insipido abito bianco, si era vestita all'ultima moda. Il suo vestito aveva ancora del bianco nel tessuto, ma era arricchito con del satin blu e del pizzo. Il taglio metteva in risalto il suo décolleté e fasciava le sue curve. In breve, era puro stile décadence.
“Siete sicura di essere pronta a fare questo passo?”, le chiese il suo accompagnatore. Luca Dragomir era un membro della famiglia reale della piccola isola di Dacia ed era il tutore che Lulia le aveva assegnato. Passare il tempo nel calore dell'isola di Dacia e sulla costa italiana avevano aiutato il suo cuore a guarire ad a trovare la forza della quale aveva bisogno per cambiare. Luca era bello e sicuro di sé; inoltre, da quando si erano incontrati, non era mai stato condiscendente nei suoi confronti. La trattava come se le sue opinioni fossero importanti…
Lei gli diede un buffetto sul braccio e rispose alla sua domanda precedente. “Non potrebbe esserci un momento migliore per tornare nella Società londinese.” Lenora alzò lo sguardo verso di lui. I suoi capelli scuri e gli occhi verdi come il mare, insieme alla sua pelle abbronzata, lo facevano risaltare in mezzo ai dandies che si mettevano in mostra nella sala da ballo. Le signore di Londra si sarebbero affollate intorno a lui e gli avrebbero fatto le feste. Lui era diverso ed era un principe, più o meno: era il quinto nella linea di successione al trono, ma ciò non sarebbe stato importante per le signorine che miravano al matrimonio e per le loro madri.
“Se ne siete sicura…” La prese sottobraccio. “Allora vediamo dove ci condurrà tutto questo.”