Regno Diviso. Джек Марс
Si guardò intorno. Gli uomini erano tesi. Una riunione di cinque minuti poteva aver luogo senza sparatorie? Questa era la massima preoccupazione. Yisrael, ovviamente, non era un attentatore suicida. Era troppo importante per una cosa del genere.
“So che oggi hai rubato una cosa,” disse.
Eddie scosse la testa. “Ho trovato una cosa.”
“E non sai neanche che cos’è.”
Era vero. Negarlo non aveva senso. “Tu sì?”
Yisrael annuì. “Ma certo. Appartiene ad amici nostri.”
Adesso Eddie invece sorrise, un fantasma di un sorriso. “Ah sì? Io sapevo che voi di amici non ne avevate più.”
Yisrael mandò a sbattere il piccolo pugno sul tavolino. Tutt’intorno a loro, i tiratori, stupefatti, saltarono. E fremettero. Ma non estrassero le armi.
“Perché mi hai invitato qui?” disse Yisrael.
“Per offrirti personalmente la cosa che ho trovato. Perché sono un sentimentale, e tu sei un mio compatriota e fratello di tribù, dopotutto. Ma se non la vuoi, sono sicuro di riuscire a fare un accordo con questi tuoi amici.”
“Questi miei amici ti piazzeranno la testa su una picca.”
Eddie annuì lentamente. “Sì. Capisco. Ma la cosa la vuoi o no?”
I severi e incassati occhi di Yisrael lo fissarono. Parvero diventare tutto quanto. I tenui colori pastello del club, le luci lampeggianti, il basso sordo, persino i tiratori lì vicino – tutto parve sparire.
“Sì. Moltissimo.”
“Ti costerà un milione di dollari in contanti,” disse Eddie. “Puoi farcela a questo prezzo? So che i tuoi amici sì, e anche di più. È un articolo costoso. Oggi ho perso due amici per impossessarmene.”
Yisrael sorrise, ma il gesto non raggiunse gli occhi. “Che pena. Sono morti per soldi.”
“Meglio dei tuoi,” disse Eddie. “Che muoiono per una favola.”
D’un tratto, un uomo alto con un caffettano bianco ebbe una pistola in mano. Era ampio, scurissimo, con mani molto grandi. Puntò la pistola dritta alla testa di Eddie.
“Allah proibisce tali parole!” gridò, e per un istante Eddie pensò che potesse davvero tirare il grilletto. Parole. Quell’uomo avrebbe ucciso e sarebbe morto per mere parole. Be’, nel caso, almeno sarebbe stata una cosa… sbrigativa.
Ma un secondo dopo tutti gli uomini di Eddie avevano estratto le pistole. La canna di una si trovava a due centimetri dal cuoio capelluto di Yisrael. E gli uomini di Yisrael avevano estratto le loro. Pistole puntate ovunque nella stanza, una foresta di pistole. Ecco quello che si beccava Eddie per aver cercato di parlare con quella gente.
“Puoi recuperare i soldi o no?” disse.
Yisrael si appoggiò allo schienale della sedia e sorrise. Adesso sembrava rilassato. Forse non riusciva a rilassarsi a meno che non ci fosse omicidio nell’aria. “Penso che non siamo messi tanto male quanto credi. Trecentocinquanta milioni di naira, e per il momento tu ti tieni la testa sul collo. Mi pare un accordo meraviglioso per te. Non ti divertiresti a incontrare i miei amici.”
Eddie scosse la testa. “Dollari,” disse. “Un milione di dollari americani.” Sorrise ancora, ma il gesto non parve autentico. La gente come Yisrael sapeva proprio rovinarti il buonumore.
“Sono cittadino del mondo. A che servono a uno come me le naira?”
CAPITOLO DIECI
14:05 ora della costa orientale
Studio Ovale
Casa Bianca, Washington DC
“Proprio non ci credo che facciamo questa riunione,” disse Susan.
Non disse quello che pensava dentro di sé: Che voglia di torcere il collo a Stone.
Invece guardò Kat Lopez, appollaiata su una sedia dall’alto schienale dall’altra parte del salottino dello Studio Ovale. Kat sembrava fresca e rilassata. Come Kurt Kimball, Kat era un coniglietto della Duracell – andava avanti e avanti e avanti.
“Dammi i dettagli,” disse Susan.
“RAS,” disse Kat. “Ritorno Alla Saggezza. Più di trentamila membri per tutti gli Stati Uniti, e i numeri sono in crescita. Il quartier generale si trova qui a Washington, e hanno un dedito pool di donatori in tutti gli Stati Uniti, soprattutto tra i benestanti della Bible Belt. Sono stati fondati e originariamente finanziati dal magnate di mais del Midwest Nathan Davis. Come lobby la loro influenza sta crescendo, soprattutto tra i conservatori del Congresso. Hanno raccolto e speso più di quindici milioni di dollari nell’ultimo anno fiscale, senza contare altri milioni, dai cinque ai dieci, raccolti dal loro braccio no-profit, la Fondazione americana per l’educazione della famiglia.”
“E Lucy?” disse Susan.
“Lucy Pilgrim,” disse Kat senza esitare. “Attuale presidente dell’organizzazione RAS. Sessantasette anni. Lucy è stata una hippy e un’attivista politica in gioventù – contraccezione, ambientalismo, antinucleare. Nella metà degli anni Settanta lei e un gruppo di seguaci si sono recate a Central Park in topless ogni domenica per tre estati di fila. Se potevano farlo gli uomini, potevano farlo anche le donne.”
Kat fece una pausa.
“Un po’ per uno…”
“Giusto,” disse Susan quasi ridendo. “Non fa male a nessuno. Era intelligente. Lo sai tu o ce l’hai negli appunti?”
Kat scrollò le spalle. “Ho saputo di Lucy al college. Studi sulle donne. Una volta è venuta a parlare.”
Susan scosse la testa. “È un fenomeno.”
Kat sollevò una mano. “A un certo punto, Lucy dev’essere diventata religiosa. O magari un lato religioso l’ha sempre avuto ma non ha mai avuto troppa voglia di parlarne. Comunque è presidente della RAS da otto anni. Si dice che nel prossimo futuro darà le dimissioni. Le è stata diagnosticata una forma aggressiva di malattia di Parkinson, due anni fa. Pare che la cosa non l’abbia rallentata per niente, ma dovrebbe avere chiaro che forse dovremo accordarci con un’anatra zoppa.”
Susan puntò il suo sguardo più severo su Kat. “Non dovremo accordarci per niente, Kat. Che accordi dovremmo fare? Questa è un’organizzazione che vuole che le donne americane restino a casa a fare altri bambini, ho ragione? Per via di un’idea errata sull’esclusione degli immigrati?”
Kat annuì. “Dubito che loro la metteranno così, ma sì, più o meno.”
Susan scrollò le spalle. “Teniamo questa riunione per fare un favore al vicepresidente e nient’altro. Finiamola presto così possiamo andare avanti con il resto della giornata.”
Kat andò all’ampio monitor della tv a circuito chiuso appeso alla parete e lo accese. Era un pugno in un occhio, ma rendeva comodo comunicare con il vicepresidente Stephen Lief. Si trovava lì dall’insediamento di più di un mese prima. Ma da allora Susan aveva cominciato a pensare che lei e Stephen dopotutto non avrebbero comunicato poi tanto. Un attimo in carica, e aveva subito cominciato a oltrepassare i suoi confini.
La faccia occhialuta di Lief apparve sullo schermo gigantesco; era seduto nello studio del piano di sopra dell’Osservatorio navale. Lo studio di Susan. Argh. Che fastidio. Lo studio era la sua stanza preferita della casa migliore che avesse mai avuto. Lui se ne stava lì come se quel posto fosse di sua proprietà.
Stone!
Poteva biasimare Luke Stone per Stephen Lief. O poteva biasimare se stessa per esserci stata. O poteva biasimare la biologia umana e le endorfine dell’amore rilasciate dall’intimità fisica – facevano perdere al cervello le capacità di ragionamento.
Susan conosceva Stephen da molto.