I Mostri Nel Buio. Rebekah Lewis

I Mostri Nel Buio - Rebekah Lewis


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dei maschi. Alzò gli occhi al soffitto. Eppure, non era seccata della cosa. Lo faceva sembrare quasi premuroso nei suoi confronti sapendo che non era pronta a un simile passo. Maddy non sapeva con certezza cosa fosse cambiato, ma ora lui era nel suo letto e voleva sapere come sarebbe finita.

      “Una compagna ha sempre un profumo più dolce delle altre femmine e quando troviamo le nostre compagne in questo modo, indugiamo per proteggerle. Finché il profumo non cambia, anche di poco, allora sappiamo che la nostra compagna è pronta a accettarci. Che è in grado di affrontarci, e la nostra percezione nei suoi confronti muta da interesse a desiderio e tutte le altre femmine non ci attirano più a meno che non veniamo rifiutati e dobbiamo aspettare che nasca una nuova possibile compagna.” Si fece più vicino e strofinò il naso sul suo interno coscia. “Così morbido…Caldo…”

      Le mani e il volto sembravano quelli di un uomo. Forse non era affatto un mostro, nonostante fosse un elfo oscuro e tutto quello che questo comportava. Aveva i capelli lunghi e delle ciocche lisce come la seta le accarezzavano la pelle, solleticandola e eccitandola. Non vederlo lo rendeva più erotico in qualche maniera. Proibito. Maddy rabbrividì e l’elfo inspirò in un soffio.

      “Il tuo corpo mi invita a sentirne il sapore. Guarda come luccica questa parte sacra di te.”

      Il respiro rallentò. L’avrebbe assaggiata? Voleva che lui lo facesse? “Si” mormorò senza volerlo.

      L’elfo lo prese come un invito e fece scorrere la lingua lungo la sua fessura, leccando gentilmente la parte interna del suo corpo. Si lasciò andare all’indietro contro il guanciale e chiuse gli occhi. Oh Dio, il mostro era reale! Stava per fare sesso con lei.

      E lei glielo avrebbe permesso.

      La lingua di lui disegnava dei cerchi sul clitoride e lei sbuffò mentre spalancava le gambe. Rovistava con la mano sotto al guanciale per trovare il telecomando. Come se sapesse cosa stava facendo, lui aumentò le sue attenzioni, facendole scivolare un dito dentro.

      Le dita di Maddy si strinsero attorno all’apparecchio di plastica e con uno strattone lo tirò fuori dalle coperte. Una lampada dietro l’altra si spense con alcuni colpi precisi sui tasti tranne per la lampada vicino al letto. Schiacciò con forza il bottone e lasciò andare il telecomando sul comodino. Fu ricompensata man mano che lui a strattoni portava le cosce vicino a sé, muovendo il corpo in maniera tale che le gambe di lei si avvolgessero attorno alla sua schiena muscolosa e snella. Lui lappava, mordicchiava e succhiava la sua carne sensibile finché un improvviso scoppio di calore l’attraversò e lei urlò mentre il corpo era scosso violentemente.

      Le lenzuola furono tirate via e una figura oscura strisciò sul corpo di lei, sistemandosi tra le sue gambe. Era già nudo e una grossa e possente erezione spingeva sulla coscia di Maddy. “Hai spento le luci per me”, disse con un tono di sorpresa nella voce.

      “Si”, replicò, crogiolandosi nelle delicate scosse di piacere che le attraversavano il corpo.

      “Vuoi che ti prenda?”

      Maddy stava per rispondere ma poi si ricordò le informazioni che lui le aveva propinato e la frase la fece riflettere. “Intendi parlare di sesso, adesso, o di venire via con te?”

      “Qualunque cosa tu voglia”. Ok, non era una risposta chiara.

      “Mi prometti che non rimarrò incinta senza l’esecuzione dei riti sacri nel tuo mondo?”

      Le accarezzò il fianco con una mano. “Lo giuro. Fin quando non ti legherai a me, non puoi concepire.”

      “Non sono pronta per fare la madre”, confessò, allungando una mano per toccarlo. La guancia era calda e liscia e quando lui appoggiò il viso contro il palmo della mano di lei apparve evidente un orecchio a punta oblungo. Sebbene non distinguesse i suoi tratti, riusciva a percepirlo. Era alto, snello e forte. Aveva i capelli lunghi e le orecchie da elfo, né barba né peli sul corpo che lei notasse. Solo quelli sulla testa.

      “Come ti chiami?”. Era giusto saperlo dal momento che lui conosceva il suo nome.

      “Non posso dirtelo”, disse con nonchalance.

      Era tanto generoso con le risposte sul quel sito web, ma adesso non voleva rispondere alle sue domande. “Oh, e perché no?”

      “Un elfo oscuro non può rivelare il proprio nome alla compagna finché non praticano i sacri riti.”

      Maddy sbuffò. “Roba di altri tempi!” Come facevano a chiamarsi tra di loro?

      “Volevi qualcosa di primitivo”. Una sfumatura di divertimento gli colorava la voce. “Adesso ce l’hai”.

      Lei ridacchiò. Touché, elfo.

      “Maddy”, disse con voce roca. “Pronuncia la parola. Permettimi di dimostrarti che sono degno di essere il tuo compagno.”

      Sorpresa, si rizzò a sedere. Dopo un secondo, anche lui fece lo stesso, inginocchiandosi davanti a lei, un’ombra fatta di carne e ossa. “Non puoi davvero fare sesso con me se non te lo chiedo?”

      “Posso…” disse evasivo “Ma il malcontento…”

      “Ah, rende l’accoppiamento più difficile. Capito.” Non era sicura che le piacesse essere considerata uno strumento per fare bambini, più o meno, ma aveva detto che non avrebbe potuto concepire se non avessero svolto i riti. Allora, potevano pensarci più tardi. Forse a tempo indefinito. Forse non sarebbe stato un buon amante e avrebbe potuto mollarlo. La sua scelta di fare sesso con lui in quel momento non doveva essere una promessa, e lo aveva detto lui stesso. Sesso per puro piacere.

      L’elfo le sollevò una mano e la baciò dietro le nocche. Poi le trascinò la mano verso la sua erezione, stringendola su di essa con il palmo della mano e tenendola ferma. Sbuffò al contatto e lei deglutì. Mentre non pensava che il suo membro sarebbe stato un problema malgrado fosse notevole, si domandava se sarebbe stato troppo lungo. Lei gli permise di muoverle la mano su e giù dalla base alla punta e viceversa. Era grosso, ma non in maniera mostruosa, e non sembrava ci fossero tentacoli nascosti o appendici extra di altra natura. Grazie a Dio.

      Maddy si abbandonò su di lui, sorreggendogli la nuca con la mano libera. Doveva baciarlo. In nessun modo avrebbe potuto prendere una decisione senza saper se baciava bene. Lui sembrò accorgersi di quello che lei voleva fare e reclamò le sue labbra con furioso abbandono. Lei lasciò andare le sue carezze e sollevò entrambe le mani per infilarle tra i capelli di lui, avvicinandosi e mettendosi a cavalcioni. Lui le afferrò i fianchi, scivolando sotto il sedere di lei e attirandola a sé, sistemandosi. La punta del membro spingeva sulla sua fessura e quasi emise un lamento. Non pensava che avrebbe provato tanta trepidazione in vita sua.

      Lui le mordicchiò le labbra e lei sentì i canini appuntiti graffiarle la pelle, non come un vampiro ma in maniera più profonda di un essere umano. Era un mostro, o forse no. Era un uomo, ma… non era come nessun altro avesse mai conosciuto. Avrebbe dovuto temerlo perché rappresentava l’ignoto, ma non aveva paura. L’elfo tentò di tenerla a sé. Voleva accoppiarsi con lei. Procreare con lei. Portarla via come Ade aveva fatto con Persefone.

      “Fammi vedere com’è essere tua”, sospirò lei contro le sue labbra. Gli angoli della bocca gli si sollevarono contro la pelle di lei mentre si tuffava dentro di lei. Gemette nel sentirsi riempire.

      “Questa deve sparire”. L’elfo sollevò con decisione la camicia da notte da sopra il capo di lei e la buttò alle sue spalle in un bandolo. “Si, perfetto. Tu sei perfetta”. Fece scivolare le mani sui seni, palpandoli e accarezzandoli. Poi scivolò con le labbra lungo il mento di lei sul collo fino al seno, per poi attaccarsi al seno sinistro mentre cominciava finalmente a muoversi dentro di lei.

      Tanto rapidamente che lei non aveva il tempo di registrare il movimento, l’elfo la spinse contro i cuscini, le mani appoggiate al letto, e cominciò a spingere ritmicamente. Lei ansimava, aggrappandosi alla testa di lui sui suoi seni mentre lui spostava l’attenzione su quello destro, e circondò fermamente le gambe attorno al busto dell’altro.

      Come poteva capitarle questo? Era una donna come tante altre. Non c’era nulla di speciale in lei. Eppure l’elfo oscuro aveva scelto lei; o era stato il fato. Era tutto talmente…bizzarro.


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