Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5). L. G. Castillo

Angelo D’Oro (Angelo Spezzato #5) - L. G. Castillo


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un bastone infuocato. Si fermò con il bastone alto sulla testa e lo abbassò verso le labbra. Sputò del liquido e una grossa fiamma si alzò sopra di lui. Il pubblico scoppiò in un boato per l’eccitazione.

      “Non andare ancora, Jeremy. Devi vedere Kai che fa la danza del fuoco. Io l’ho aiutato ad imparare le mosse” disse Sammy con orgoglio.

      Quello è Kai?

      Jeremy guardò con ammirazione l’uomo alto e grosso quasi quanto lui, che roteava due bastoni infuocati. Li faceva roteare ad una tale velocità che l’immagine si confondeva in un unico cerchio di fuoco.

      Era quello il ragazzo che un tempo Leilani chiamava Chucky? Non era più un ragazzo. Era un uomo.

      Gli altri ballerini si posizionarono al fianco di Kai, facendo gridare ancora più forte le ragazze del pubblico. Gli altri sembravano piccoli se paragonati al corpo massiccio di Kai.

      Si mossero all’unisono facendo roteare il fuoco sulla testa, attorno al corpo e sotto alle gambe.

      “Non è fantastico?” Gli occhi di Sammy brillavano mentre osservava Kai.

      Jeremy guardò verso Leilani che era diventata improvvisamente silenziosa, e il suo cuore perse un colpo.

      Anche i suoi occhi brillavano.

      Jeremy ordinò al cuore di ricominciare a battere. Questo era ciò che voleva. Era il modo in cui le cose dovevano andare. Non voleva che loro rimanessero da soli. Avevano Kai.

      Avrebbe dovuto essere felice per loro. Avrebbe dovuto lasciarli da soli a vivere la propria vita.

      Allora perché le sue gambe si rifiutavano di muoversi?

      E perché non riusciva a staccare gli occhi di dosso a Leilani?

      4

      Naomi era seduta sullo stipite della finestra della camera da letto, e dondolava i piedi all’esterno. Una lacrima le corse lungo la guancia.

      Perché, Welita? Perché mi hai dovuto lasciare?

      Si sentì un leggero ticchettio sul pavimento, seguito da una cosa umida che le toccava il gomito.

      “Hey, Bear” disse Naomi con voce rotta.

      Ovunque guardasse, vedeva qualcosa che le rammentava Welita. Vedeva un fiore, e scoppiava a piangere nel ricordare come Welita adorasse occuparsi del giardino. Non poteva più cucinare perché tutto quello che sapeva le era stato insegnato dalla nonna. Riusciva a malapena a guardare il piccolo Chihuahua senza crollare.

      Bear guaì mentre toccava Naomi con la zampa.

      “Sto bene, davvero.” Prese Bear in braccio. Il cane era preoccupato. Poverino. Naomi si era dimenticata di quanto Bear fosse sensibile.

      Il musetto di Bear si inclinò di lato, le ciglia umide che sbattevano.

      “Non mi credi?”

      Bear abbaiò.

      “Non riesco proprio ad imbrogliarti, eh?” Sospirò. “Welita se ne è andata. Lo puoi sentire?”

      Bear guaì di nuovo, poi nascose il muso nel grembo di Naomi.

      “Gli animali capiscono?”

      “Capiscono.” La voce di Lash si fece sentire dietro di lei. “Beh, Bear sicuramente sì. È depressa da quando siamo tornati. Non ha neanche ringhiato quando Gabrielle l’ha accarezzata ieri.”

      Naomi si asciugò velocemente le lacrime. Non poteva permettere che Lash la vedesse piangere di nuovo. Capiva che questa cosa lo stava straziando.

      “Gabrielle è stata qui? Non l’ho sentita.”

      “Sei un po’ fuori fase da qualche tempo.” Lash le sedette accanto e le circondò le spalle con un braccio.

      Quando non piangeva, Naomi si muoveva come uno zombie. Lash e Rachel facevano a turno per controllare che mangiasse qualcosa.

      “So che devo andare avanti. Solo che è troppo difficile. Non voglio dimenticarmi di lei.”

      Lash le baciò la testa. “Non la dimenticheremo mai. Sarà sempre con noi.”

      “So che hai ragione. Se solo potessi convincere anche il mio cuore.”

      “Puoi farcela. Ne sono certo. Welita vorrebbe che fossi felice.”

      Lash aveva ragione. Naomi poteva sentire le parole della nonna: “Ay, mijita, la vita è preziosa. Non trascurare coloro che ti amano.”

      Doveva fare di più.

      “Allora, cosa voleva Gabrielle?”

      “Stava, uh, controllando che stessi bene.”

      Naomi sollevò il viso e guardò negli occhi color nocciola pieni di amore. C’era qualcosa che non le stava dicendo.

      “E?”

      “E cosa?” Lash si mise a giocherellare con una ciocca di capelli e gliela mise dietro l’orecchio con delicatezza.

      “Non abbiamo segreti uno per l’altra, Lash, ricordi?”

      “Lo so, lo so. È solo che . . .”

      “Che?”

      “Voleva dirmi dove si trova Jeremy e come sta.”

      Naomi si irrigidì. Non voleva sentir parlare di Jeremy, ma allo stesso tempo lo desiderava.

      Era così confusa. Aveva voluto che Jeremy se ne andasse. Aveva voluto che quella faccia, che le ricordava la morte di Welita, uscisse dalla sua vita. Era stata sollevata quando il suo desiderio era stato soddisfatto. Ma nel momento in cui aveva ottenuto ciò che voleva, se ne era pentita.

      Negli ultimi giorni la sua mente aveva lottato fra la soddisfazione di non dover più vedere Jeremy e il desiderio che tornasse per potergli chiedere scusa.

      Non poteva ancora credere a ciò che gli aveva detto. Era stata orribile. Non aveva nessun diritto di accusarlo di aver tolto la vita a Welita. E, peggio ancora, l’aveva allontanato dalla sua famiglia.

      “Cosa ti ha detto?”

      “È a Kauai. Sta bene. Credo.”

      “Lo riporterà indietro?”

      “Ha detto che dovrà essere lui a scegliere di tornare.”

      Il viso di Lash si contorse. Stava lottando contro l’angoscia che provava per non farla pesare su di lei. Quanto aveva potuto essere egoista? Aveva allontanato suo fratello e il suo migliore amico, e Lash riusciva a malapena a parlarne.

      “Lash, io—”

      Il suono di un vortice seguito da un gridolino la interruppero.

      “Non così veloce, Uri!” gridò Rachel. “Potrebbero non essere pronti a ricevere visite—oh, eccovi.”

      Rachel ed Uri sbatterono le ali mentre rimanevano sospesi in volo davanti alla finestra.

      “Come stai oggi?” Rachel rivolse un sorriso dolce verso Naomi.

      “Meglio.”

      “Bene.”

      “Lash, c’è una cosa—”

      Rachel mise una mano su quella di Uri, fermandolo a metà della frase.

      “Non ancora” sussurrò arrabbiata.

      “Ma pensavo—”

      “Dopo.”

      Si guardarono a disagio.

      Gli occhi di Naomi passarono da Rachel a Uri e di nuovo a Rachel mentre il silenzio riempiva l’aria.

      Il viso a forma di cuore di Rachel si contorse per la preoccupazione mentre ricambiava lo sguardo di Naomi.

      Qualcosa non andava. Se lo sentiva.

      “Amico, ci stai facendo preoccupare. Dicci cosa succede” disse Lash, alzandosi.

      “Non so come farlo.” Uri si strofinò il collo nervosamente.

      Rachel gli accarezzò un braccio e poi si diresse


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