Il Cuore In Attesa. Dawn Brower

Il Cuore In Attesa - Dawn Brower


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più di quanto desse a vedere.

      Spalancò la bocca ma non disse nemmeno una parola. Forse c'era qualcosa di buono in quella giornata, dopotutto. Per la prima volta aveva lasciato Olivia West senza parole. Carter sorrise mentre si avviava alla sua macchina. Forse sarebbe stato abbastanza fortunato da far accadere di nuovo quel miracolo. Ora, però doveva prendere un criminale, non c'era tempo da perdere. Olivia avrebbe dovuto aspettare, ma presto avrebbe risolto le cose con lei.

      Prima non doveva preoccuparsi delle sue sorelle né di un assassino maniaco… Il lavoro di un agente di polizia non sarebbe mai finito e alcune volte sentiva come se non riuscisse più a sopportare il suo lavoro. Sperava di avere la forza per affrontare quella situazione e che, alla fine, tutti sarebbero sopravvissuti.

      CAPITOLO 3

      Dopo che Reese ebbe finito di esaminare Halie, andò nel reparto degli infermieri per ordinare dei test. Lana stava digitando sulla tastiera di uno dei computer quando si fermò. I suoi capelli rossi erano raccolti in una coda di cavallo. Aggrottò la fronte fissando il monitor. Se Reese avesse avuto una rapporto più stretto con l'infermiera, le avrebbe chiesto cosa la preoccupasse, ma considerando che erano solo delle conoscenti si trattenne.

      "Vorrei che questi test per Halie Morris siano pronti quanto prima". Consegnò la cartella a Lana. "Li ho segnati. Puoi farmi sapere quando i risultati sono pronti?"

      Lana prese il fascicolo dalle sue mani e guardò le annotazioni. "Cosa pensi che non vada in lei?"

      "Preferirei non dirlo finché non ne so di più". Aveva i suoi sospetti… Il problema era che non sapeva se voleva che fossero certi o sperare che qualcuno avesse abusato di lei. Se quella piccola bambina avesse quello che Reese pensava… Avrebbe potuto sopravvivere alla malattia, forse. Per quanto l'abuso fosse brutto, almeno avrebbe avuto una possibilità di vivere. Le autorità avrebbero potuto intervenire e portarla in un luogo più sicuro. Una malattia era più difficile da combattere. Lana, guardando i testi che le aveva chiesto, probabilmente aveva capito a cosa stesse pensando. L'infermiera era troppo brava nel suo lavoro per dirlo apertamente. Avrebbe tenuto i suoi pensieri per sé e protetto la paziente. Reese l'aveva sempre rispettata per quello. Forse avrebbe dovuto provare ad esserle amica. Avrebbe potuto aver bisogno di una buona amica… C'era un tempo in cui aveva sempre potuto contare su sua sorella, ma aveva distrutto qualcosa di importante nel loro rapporto quando aveva frequentato Nolan. Cosa di cui si pentiva ogni giorno. Come aveva fatto ad innamorarsi del suo falso fascino?

      Claire non sarebbe mai stata così cattiva da allontanare Reese per sempre dalla sua vita; però, non era più disponibile con lei come prima. Almeno aveva trovato il vero amore con Matteo Price. Erano così disgustosamente innamorati che le fece venire i complessi. Avrebbe mai trovato il vero amore? Avrebbe saputo riconoscerlo se lo avesse trovato? Alcuni giorni non pensava di meritarlo e altri sperava di averne la possibilità. Prima di poter avere qualche possibilità di una vita romantica, aveva bisogno di lavorare su se stessa e di farsi degli amici. Era per questo che era ancora in piedi nel reparto degli infermieri cercando di capire cosa dire. "Hai bisogno di qualcos'altro? Chiese Lana.

      "No, cioè…" – si morse il labbro inferiore – "Potrebbe sembrare un po' affrettato, ma…"

      "Ti preoccupi per la bambina". Lana ridacchio e si passò una mano sul grembo. Doveva essere almeno al sesto mese…

      "Uhm, beh…" Lo era, ma non era quello che avrebbe voluto dirle. A dire il vero, non sapeva nemmeno lei cosa voleva dire. "Sono curiosa. Tu e Sullivan avete fatto in fretta".

      Mentre parlava, l'amore che provava per suo marito traspariva nel suo tono di voce. "Sully non è uno che perde tempo una volta che sa cosa vuole. Me, il bambino e tutto ciò che ne consegue, ce la sta mettendo tutta senza ripensamenti". Le sue labbra si distesero in un sorriso dolce, quasi romantico. Quello che condividevano… era abbastanza da farle sperare che avrebbe trovato anche lei qualcosa di così bello, ma allo stesso tempo capì che sarebbe stato impossibile. Le relazioni non sono uguali e cercare di imitare quella di Sullivan e Lana era inutile. Eppure, le faceva desiderare di trovare il suo vero amore.

      Reese non riusciva a capire cosa avessero quei due. Non aveva mai amato come loro. Com'era essere così innamorata da essere disposta a morire per l'altro? Molte coppie ad Envill avevano passato momenti infernali e ne erano usciti grazie all'amore dei loro cari. Lana e Sullivan non erano diversi. Avevano dovuto combattere i loro demoni, ma ora stavano per avere un bambino.

      "Capisco" mormorò Reese, ma non era vero. "Sai cos'è?"

      Almeno quello sembrava un argomento abbastanza sicuro. Molte persone erano curiosi di sapere il sesso del bambino. "Sì" disse Lana e poi sorrise. "È un neonato".

      "Ah ah ah" – roteò gli occhi – "Intendevo è un bambino o una bambina?"

      "Lo so. Ti sto dando del filo da torcere. Sullivan e io abbiamo deciso che sarà una sorpresa. Non saremo delusi, ma almeno abbiamo un 50% di possibilità" – strizzò l'occhio – "Penso che lui voglia che sia un maschio. Conto i giorni finché non sarà più un parassita che risucchia l'energia dentro di me. Non capire male, sono entusiasta di diventare mamma, ma sono sempre stanca".

      "Non lo so…" Beh, in qualche modo lo sapeva. Alla facoltà di medicina aveva studiato cosa succede ad una donna incinta. Non aveva però avuto un'esperienza di prima mano. Lana sembrava davvero stanca. "Forse dovresti riposare".

      Lana fece un respiro profondo. "Non iniziare anche tu. Sto bene e sto iniziando a pensare che non importa quanto dormo, sono sempre stanca". Le sue mani si muovevano veloci sulla tastiera mentre lei inseriva i test richiesti nel file della paziente. "Ma se sei davvero preoccupata per me perché non ti unisci a me e Jessica a pranzo? Potrebbe servirmi un buffet".

      "Per cosa?" L'ultima volta aveva saputo che Lana e Jessica erano migliori amiche. "Pensavo ti piacesse".

      "Sì" la rassicurò Lana. "Ma è iperprotettiva da quando ha scoperto che sono… sai…" Si guardò intorno, poi mise una mano sulla bocca e disse in un sussurro "Incinta".

      "Uhm penso che ormai non sia più un segreto. È così ovvio".

      Lana socchiuse gli occhi. "Te l'ha mai detto qualcuno che non hai il senso dell'umorismo?"

      "No". Perché lo sapeva, dopo Nolan, non era riuscita a trovare un motivo per sorridere. "Penso che ho bisogno di una vacanza".

      Un movimento lungo il corridoio catturò la sua attenzione. Si voltò e aggrottò la fronte. Dane camminava verso di loro con un passo deciso. Non voleva occuparsi di lui, ma, sfortunatamente, non aveva altra scelta a riguardo.

      "A questo si può rimediare" Dane disse mentre si avvicinava. "Renderesti il mio lavoro molto più facile se lo facessi".

      "Non posso prendermene una ora". L'aveva detto per fare conversazione in qualche modo. Sembrava l'unica cosa da dire per spiegare la sua mancanza di senso dell'umorismo senza far deprimere Lana raccontandole la verità sul suo passato. "Ci sono troppe persone che dipendono da me".

      "Le parole di chi è un lavoro-dipendente" disse Lana. "Lavoro con molte persone come lei. Non si può parlare con lei del temo libero. Faranno una vacanza quando saranno costretti".

      "L'ho notato" Dane le sorrise. "Che mi dici di te? Come vanno le cose?"

      Lana arricciò il naso. "Ho già preso una vacanza forzata e presto ne dovrò prendere un'altra". Aveva avuto un incidente d'auto ed era stata in congedo per malattia prima di sposare Sullivan. "Non ho bisogno che nessuno mi spinga da nessuna parte – non ora almeno. Se questa pancia diventerà più grande, forse avrò bisogno di una sedia a rotelle".

      "Avevi bisogno di qualcosa?" chiese Reese a Dane. Voleva che se ne andasse. Qualcosa in lui la infastidiva e non voleva sapere cosa. Tutto il suo corpo trasudava un'energia innominabile ogni volta che c'era lui —quasi come se si aspettasse che qualcosa di elettrizzante sbocciasse tra di loro. Aveva bisogno di tempo per capirlo e non gliene stava dando.

      Prima l'aveva praticamente accusato di essere il padre di Halie. Lui aveva negato, ma c'era una somiglianza tra i due. Non aveva potuto fare a meno di chiederglielo; però non aveva mai pensato che potesse ferire un bambino. Reese poteva non conoscerlo bene, ma si era fatta un'idea del suo carattere. Era


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