Eternamente Il Mio Duca. Dawn Brower
evitare di accollarsi il peso di questa responsabilità era enorme: Marrock non aveva mai desiderato diventare Duca. Era cresciuto consapevole che un giorno avrebbe ereditato il titolo, ma in cuor suo sperava che questo sarebbe avvenuto dopo tanti, tanti anni. Ad ogni modo, avrebbe dovuto sentirsi sollevato. La vita con suo padre era stata un’esperienza orribile! Nulla di ciò che faceva o che avrebbe fatto aveva mai ricevuto l’approvazione di suo padre. Avrebbe tanto desiderato la sua considerazione, anche per cose sbagliate! Ma suo padre non gliel’aveva mai concessa e ben presto Marrock si era reso conto che mai sarebbe successo. Alla fine aveva smesso di chiedergliela. Aveva bisogno di un goccetto. Ok, forse era meglio di no, l’alcool avrebbe aggravato le cose, anche se peggio di così… La sua vita era un disastro e non aveva la più pallida idea di come rimettere le cose a posto. Forse aveva bisogno di andarsene: magari questo gli avrebbe permesso di fare luce in quel buio melmoso.
“Siete ancora qui a tormentarvi? “ – esclamò una voce maschile dal fondo della stanza. Marrock guardò con aria torva Ryan, il marchese di Cinderbury. Di recente quegli aveva sposato sua sorella Annalise. Benché Marrock fosse felice per sua sorella, non aveva alcuna intenzione di passare del tempo con lei o con Ryan.
“Dovete cercare di dimenticare – gli disse Ryan, per la centesima volta in quei giorni, dopo la tragedia. Sia lui che Annalise avevano cercato di sollevarlo dal suo senso di colpa. Non era il caso che provasse rimorso. Né lui né Annalise avevano davvero perso un padre. Lui non li aveva mai amati. E malgrado ciò Marrock non aveva mai desiderato realmente la sua morte.
“Non è che se continuate a ripetermelo riuscirò a dimenticare tutto semplicemente schioccando le dita! – disse Marrock, ribadendo il concetto con un gesto inequivocabile della mano. – Non funziona così. Comunque non preoccupatevi per me, sto bene.”
“Davvero? “ Ryan aggrottò la fronte e poi andò a sedersi su una poltrona accanto al divano su cui Marrock era sdraiato. “ Forse lasciare per un po’ questo posto potrebbe essere una buona idea. Allontanarvi da qui potrebbe esservi d’aiuto.”
Il suo nuovo cognato era capace di leggere nella mente? Marrock ci aveva già pensato tempo prima.
“E dove suggerireste di andare? – chiese.
“In qualsiasi posto che non sia questo! – esclamò quegli. – Annalise ed io andremo presto nel Kent per una visita di cortesia. Mia cugina Estella e suo marito, il Visconte di Warwick, sono ospiti al castello Manchester e siamo stati invitati anche noi. Potete venire anche voi, se vi va.”
“No! – esclamò Marrock con foga, scuotendo la testa – Non voglio la vicinanza di nessuno!”
“Capisco.“ Ryan si sporse verso di lui. “Tuttavia ne converrete che è meglio che vi prendiate una pausa, da questo posto e da tutto ciò che riguarda l’ex Duca di Wolfton.”
“Sì – ne convenne Marrock, con un profondo sospiro – Questa non è nemmeno la location adatta per un Wolfton. Mio padre comprò la proprietà solo per cacciare i parenti di mia madre.”
“E sicuramente non desiderate tornare al castello Wolfton!” Ryan rabbrividì al pensiero. Marrock non poteva dargli torto. “ Ciò renderebbe vano lo sforzo.”
“Prima o poi dovrò tornarci – disse Marrock. Ma non aveva alcuna voglia di farlo ora, però. “ Tuttavia non posso che darvi ragione, andarci adesso non mi sarebbe di alcun aiuto, anzi..Ma non saprei proprio dove andare…”
Odiava sia il maniero che il castello: li aveva sempre sentiti.. aridi. Privi di qualsiasi sentimento, di vita o di senso di famiglia. Suo padre era capace di far sentire tutti come stranieri in procinto di andarsene. Quindi qualsiasi residenza familiare emanava la stessa sensazione di aridità.
“Annalise suggeriva una cosa – incalzò Ryan – ma non so se può piacervi.”
Magari una volta Annalise poteva avere avuto un’idea decente, chissà! In fondo già l’aver sposato Ryan era stata una buona intuizione.
“Vostro padre aveva da poco acquistato un capanno di caccia in Scozia. Più o meno una settimana prima che…”
“Che morisse! – finì la frase Marrock. – L’ho ucciso io, potete anche parlare liberamente!”
“Non avete commesso un patricidio – disse piano Ryan – Vi siete difeso prima che lui uccidesse voi. Non c’è nulla di sbagliato nel proteggere se stessi.”
“Semantica. – rispose Marrock. Non aveva alcuna intenzione di girare intorno alle cose. “ Come stavate dicendo.. “
“Come volete. Non ho voglia di polemizzare con voi su queste cose. Ne abbiamo già discusso abbastanza.” Sospirò. “Come dicevo, il casino di caccia è stato acquistato una settimana prima della.. tragedia. Annalise ne è venuta a conoscenza frugando tra i documenti, nel tentativo di aiutarvi a riordinarli. Non sa nulla riguardo questa proprietà.”
“Quindi potrebbe trovarsi anche nello sfacelo più totale – disse Marrock. Picchiettò il bracciolo del divano con un dito. “ Potrebbe essere divertente. “ La sua vita versava nel caos totale. Perché dunque non andare a vedere un posto verosimilmente nelle stesse condizioni caotiche?
“Mah – esclamò Ryan con fare ironico – credo che ci sia differenza tra quello che voi definite divertente da quello che lo è davvero…Comunque, pensate di farci un salto?”
“Penso di sì – rispose Marrock – Forse andare in Scozia potrebbe essere il diversivo di cui ho bisogno. “ E non avrebbe neanche avuto il cognato e la sorella tra i piedi, il che non era poco!
“ Porterò con me il mio cameriere e partirò domani alle prime luci dell’alba.” Aveva urgenza di fuggire da lì! “ E dove si trova, precisamente, questo delizioso casino di caccia?”
“A Kirtlebridge – disse Ryan – Ho già lasciato degli appunti sulla vostra scrivania.” Ryan si alzò e si aggiustò il panciotto. “Riferirò ad Annalise che avete seguito il suo consiglio. Spero che vi faccia bene. Sia io che vostra sorella desideriamo ardentemente il vostro bene.”
“Lo so. Conosco i vostri sentimenti – sussurrò Marrock – Questo è molto importante per me, ma devo risolvere i miei problemi da solo.”
Ryan annuì e si accomiatò. Marrock aveva detto che se ne sarebbe andato l’indomani all’alba, ma più ci pensava, più l’idea di andarsene prima lo stuzzicava. Avrebbe potuto prendere un po’ di bagaglio e partire a cavallo. Poteva cavalcare senza fretta e riposare quando il cavallo era stanco. Ci sarebbero voluti vari giorni per arrivare in Scozia e quel viaggio solitario magari lo avrebbe aiutato a snebbiarsi la mente e liberarsi del senso di colpa. Decise di fare così. Si alzò e si diresse rapidamente verso la sua stanza: prima avrebbe preso la sua roba, prima sarebbe arrivato a destinazione.
In quegli ultimi dieci anni la vita di Dalilah era cambiata poco o niente. Era riuscita a sventare tutti i progetti di sua madre per darle marito. L’ultimo era stato quando il Duca di Wolfton aveva cercato di uccidere i suoi figli: sua madre aveva pensato di maritare lei o Mirabella al figlio di questi. In quell’occasione Delilah si era comportata in modo odioso e aveva convinto Mirabella a fare lo stesso. Il Marchese di Sheffield aveva praticamente in direzione opposta di entrambi.. Beh, il Marchese ormai era il Duca.. le cose erano diventate così complicate che lei stessa non riusciva a capire cosa era davvero successo. Ora però… Penelope era su tutte le furie. Stava per costringere Delilah a sposarsi, che le piacesse o no, e di sicuro a lei non piaceva! Sua madre era arrivata al punto che non le fregava nulla che il pretendente fosse giovane o vecchio: l’importante era che fosse ricco!
“Siete due figlie cattive e ingrate! – stava urlando con cattiveria Penelope – Ora una di voi sarebbe Duchessa e moglie di un uomo ricco e attraente!” Passeggiava in su e giù per la stanza, calpestando il tappeto vecchio e logoro. “ Perché non vi siete sforzate di apparire amabili o almeno pudiche? Nessuno è rimasto colpito da voi!”
Delilah si era impegnata al massimo per ottenere ciò! Certo che nessuno era rimasto colpito da loro! Era una ragazza troppo intelligente per conformarsi all’immagine che voleva sua madre. Per fortuna aveva messo da parte abbastanza soldi