Un Natale Difficile. Amanda Mariel
anno… o forse due!” urlò l’uomo.
Adam sentì il sangue gelarsi nelle vene. Cristiana aveva una figlia, e lui era il padre! Adesso quadrava tutto! Lei non lo aveva mai cercato perché voleva tenerglielo segreto! A stento riprese l’autocontrollo, e lasciò andare l’uomo. Cosa dava il diritto a quella donna di nascondergli sua figlia? Davvero credeva che non lo avrebbe mai saputo? E cosa le faceva pensare che lui non avrebbe legittimato la bambina? Dio mio, era diventato padre!
La testa gli girava e sentiva lo stomaco in subbuglio, mentre montava sul suo cavallo. Non poteva essere! I bambini nascono dopo il matrimonio, non prima! L’ultima cosa che voleva, adesso, era una palla al piede! Magari un giorno, ma non adesso, non ora! E invece, ecco qui, era padre! Di un maschio o di una femmina, chissà! L’unica cosa che riusciva a pensare era che non era possibile, ci doveva essere un’altra spiegazione.
Spronò il cavallo verso il palazzo di Cristiana. Avrebbe visto con i suoi occhi se lei era felice o meno di riabbracciarlo! Non le avrebbe concesso un solo istante di tregua, finché lei non gli avesse confessato come stavano realmente le cose! E voleva proprio guardarlo in faccia, questo bambino!
CAPITOLO TERZO
Cristiana si lasciò cadere, affranta, su una sedia, tenendosi il viso tra le mani: mai e poi mai avrebbe voluto tutto questo! Adam le era parso così arrabbiato, così ferito! Non ci avrebbe mai creduto, se lei stessa non avesse letto la disperazione nel suo sguardo! Una parte di lei avrebbe voluto correre verso di lui, abbracciarlo forte e dargli il benvenuto nelle loro vite! Sospirò, mentre si passava le mani sulla fronte, sui capelli…Purtroppo, nulla di buono sarebbe venuto fuori, se gli avesse permesso questo, perché lui non era il tipo da impegnarsi. Alla fine, lei ed Emily sarebbero rimaste di nuovo sole e abbandonate, ma in modo ben peggiore di questo.
“La carrozza è pronta, milady!”
“Grazie.” rispose Cristiana al valletto, e poi rientrò in salotto.
“Le parole di Adam ancora le riecheggiavano nelle orecchie, procurandole forti brividi dietro la schiena. No, non avrebbe ceduto! Non era sua, non poteva vantare alcun diritto sulla bambina! Quelle parole erano dettate dall’orgoglio ferito, non certo dal desiderio di vivere con loro! Di questo ne era sicura.
Si alzò in piedi, si mise una mano sul petto e fece un lungo respiro. Ben dritta, si avviò verso l’ingresso. Al diavolo Adam e i suoi ordini! Lei ed Emily sarebbero andate via subito.
Dopo neanche un’ora, Cristiana era in casa di sua sorella Parthinia. Dopo gli abbracci e saluti di prassi, Cristiana accompagnò la bimba nella nursery, insieme con la tata. Poi si unì a sua sorella per il the. IL salotto era stato decorato per le vacanze di Natale con un’allegra carta da parato ricca di agrifogli e rami sempreverdi, che facevano un bell’effetto con la tappezzeria color crema e oro. Purtroppo né quei bei colori né l’accoglienza gioiosa della sua famiglia riuscì a risollevare l’animo di Cristiana. Anzi, quell’atmosfera festosa le sbatteva in faccia ciò che lei non avrebbe mai avuto: una casa rispettabile, con annessi e connessi. Presto sarebbe stata costretta a vivere da sola con Emily, lontano perfino da sua sorella.
Parthinia le porse una tazza di the. “Sono felice di vedervi, mia cara – le disse – ma non posso nascondervi che sono rimasta molto sorpresa, quando ho ricevuto la vostra lettera! Non vi aspettavamo fino a Natale!”
“Ho dovuto anticipare la mia visita” mormorò Cristiana, torcendosi con ansia il filo di perle che aveva al collo. ”Forse a Natale io ed Emily saremo lontane.”
Parthinia sgranò gli occhi per la sorpresa: “Cosa volete dire? Cos’è successo?” esclamò.
Cristiana bevve un sorso di the, per raccogliere i pensieri prima di rispondere. Ma la bevanda calda ebbe l’unico effetto di farla sentire ancora più accaldata, come se avesse la febbre. Appoggiò la tazza sul tavolo e poi guardò fisso la sorella: “Adam è tornato.” disse, semplicemente.
Parthinia era l’unica persona, oltre alla levatrice e alla domestica, che era stata presente alla nascita di Emily. E solo lei e la serva sapevano chi era davvero il padre della bambina. Parthinia si era forse fatta scappare qualche parola di troppo con qualcuno? Il cuore le balzò nel petto, a questo pensiero.
“Ditemi la verità, sorella cara: avete mai confidato a qualcuno che il padre di Emily è Adam?” chiese.
“Questa è l’idea che avete di me?” rispose Parthinia, accorata. Le faceva male costatare quanto la sorella si sentisse in ansia e impaurita.
“Assolutamente no!” esclamò Cristiana, scuotendo il capo. Era stato solo un attimo di debolezza, perché in cuor suo sapeva che la sorella non l’avrebbe mai tradita. A questo punto, poteva essere stata solo la serva, e sicuramente Cristiana era più propensa a dubitare di lei che di Parthinia, anche se la donna da sempre aveva dato prova di correttezza e lealtà. Un filo di speranza s’insinuò nella sua mente: se nessuna delle due l’aveva tradita, si trattava di banali pettegolezzi, e quindi non c’erano prove da negare. Era quindi probabile che, scomparse lei e la bambina per un po’, la malalingua si sarebbe spenta da sola. L’unico problema restava Adam; ma era sicura che lui non si sarebbe messo sulle loro tracce. Anzi, magari aveva già dimenticato tutto.
“Ditemi precisamente cosa è successo!” le chiese Parthinia, interrompendo i suoi pensieri.
Cristiana strinse le labbra e si mordicchiò il labbro inferiore.
“Dunque?” la incalzò ansiosamente la sorella.
“Adam ha fatto irruzione a casa mia, chiedendomi di punto in bianco di vedere la bambina perché giravano voci che fosse sua figlia.” Si strinse le mani e sentì delle fitte dietro al collo, ricordando lo scontro intercorso tra loro. “Tutto quello che mi resta da fare, ora, è scomparire per un po’ e prima lo faccio meglio sarà, visto che Adam mi ha proibito di portare la bambina da qualsiasi parte.”
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