Legami Che Incatenano. Amy Blankenship

Legami Che Incatenano - Amy Blankenship


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venire a disturbare la bellezza del luogo costruendoci sopra. C’è solo una strada d’accesso e un cancello a protezione.”

      “Wow, è tutto così… favoloso! – esclamò Felicia, con quella suo classico tono da povera. “E giù a valle c’è una riserva Apache – continuò Malcolm – Anche la maggior parte del personale del resort è di origine Indiana.”

      Lo sguardo dell’uomo si fece sognante, al ricordo delle belle ragazze che i suoi genitori avevano sempre assunto per l’accoglienza .Gli anni della sua adolescenza non li avrebbe cambiati per niente al mondo!

      “Veri Indiani ? – esclamò Felicia, sbattendo le palpebre e indossando un mezzo sguardo spaventato, come a cercare conforto nel suo nuovo paparino di zucchero. Era stata davvero fortunata a incontrare quel riccone che si era incapricciato di lei! Se avesse giocato bene le sue carte, non le sarebbe più mancato nulla nella vita!

      “In quanti siete ? Cinque ? – Tristan si strappò la cuffia dalla testa in preda ad una forte nausea… che non veniva dal volo in elicottero.

      Con irritazione si massaggiò la tempia, sentendo avvicinarsi un gran mal di testa. Negli ultimi tempi non riusciva più a tollerare le persone stupide. Si portò una mano all’interno della giacca e da una tasca trasse fuori una fiaschetta per l’alcool… solo che questa non conteneva liquore. Era un rimedio Indiano che gli aveva fatto il suo amico Hunter, e di solito funzionava in pochi minuti. Sperò che fosse abbastanza forte da cancellare quella brutta nausea che gli causavano suo padre e quello stupido elicottero.

      Sapeva cosa stava combinando suo padre. Quella Felicia aveva più le sembianze di una troia che di una fidanzata. Erano momenti, quelli, in cui odiava l’idea di vivere a casa di suo padre.

      L’intera situazione lo faceva fortemente incazzare! Che colpa ne avevano, lui e Angel, se i loro genitori non andavano d’accordo? Perché lo avevano costretto ad abbandonare la casa in cui era nato? Quel divorzio lo aveva completamente devastato, quando aveva saputo che per decisione del giudice i figli sarebbero stati divisi tra i genitori. Ormai i fratelli vivevano separati da quando lui aveva diciassette anni e Angel sedici.

      Se avesse saputo ciò che sapeva adesso…. non avrebbe mai permesso una simile tortura! Perché non era stato così furbo da impedirlo? Erano due anni che non vedeva la sorella e solo per questo aveva commesso l’errore di fissare l’incontro in aeroporto: era fuori di testa!

      Sulle labbra gli si disegnò un sorriso maligno, al pensiero che il giudice che aveva emesso quella sentenza era morto in uno strano incidente due giorni dopo che Angel era stata allontanata da lui. Tristian scrollò le spalle, mentre si voltava a guardare la sorella. Fino alla loro separazione, avevano sempre vissuto a Sanctuary.

      Loro due erano i preferiti di nonna Hart tra i sette nipoti, e le cose per loro erano migliorate ancora di più quando tre anni prima il nonno era caduto dalle scale e si era fratturato l’osso del collo.

      I suoi occhi si scurirono a questo ricordo: né lui né la sorella avevano mai digerito quel vecchio, e quando era morto lui non aveva versato nemmeno una lacrima! John Hart era stata una persona davvero malvagia. Li guardava con ribrezzo e sussurrava loro cose terribili, quando pensava che nessuno lo ascoltasse. Crescendo, lui e la sorella si erano coalizzati per evitare di rimanere da soli col nonno.

      Il terribile vecchio era stato molto più cattivo con Tristian che con Angel…e lo aveva sempre trattato in maniera diversa rispetto agli altri nipoti. Il ragazzo bloccò volutamente questi ricordi, imponendosi mentalmente che il nonno non valeva un attimo dei suoi pensieri.

      Girò lo sguardo da Angel al suo fidanzato, Ashton Fox. Era la prima volta che la sorella ne aveva uno. Tristian si era sentito in ansia per tutto il tempo che era rimasto a consultare gli annali del college. Dalle informazioni che aveva raccolto sembrava che Ash fosse a posto, e questo gli dispiaceva perché bramava che la sorella tornasse a vivere a Sanctuary. Ma non lo avrebbe fatto, se nel frattempo si stava godendo la vita in California!

      Quella settimana Ashton Fox avrebbe compiuto ventun anni.. ma che gliene fregava! Forse forse avrebbe organizzato una festa di compleanno e lo avrebbe costretto a ubriacarsi così tanto… da farlo vomitare addosso ad Angel. Magari, ciò l’avrebbe convinta a mollarlo e a tornare a Sanctuary. Altrimenti con l’aiuto di Hunter e Ray, magari poteva escogitare qualcosa.

      Tristian non faceva che pensare al modo di convincere Angel a disamorarsi di Ash. Era arrivato perfino al punto di chiedere allo zio Robert di indagare un po’ sul ragazzo. Ma lo zio gli aveva detto che il ragazzo veniva da una famiglia ricca, anche se non quanto la loro. Quindi Tristian aveva concluso che non poteva usare la scusa dell’avventuriero, per indurre la sorella a lasciarlo.

      Tuttavia era venuto a conoscenza che la fedina penale di Ash era stata in qualche modo macchiata, anche se non sapeva di cosa, visto che le informazioni erano strettamente riservate. Lo zio gli aveva detto che forse si trattava di un reato minore, tipico degli adolescenti, come la guida in stato di ebbrezza o qualcosa di simile. Ash frequentava la facoltà di medicina… anche se sembrava più la pubblicità ambulante di Kalvin Klein, con quei capelli biondo platino legati a codino e gli occhi blu ghiaccio.

      Tristian si rannuvolò, al pensiero che, se fossero stati coetanei, lui e Ash potevano essere scambiati per gemelli… tranne per il fatto che i capelli del ragazzo erano più lunghi. Anche in quel momento stavano sorridendo, e nello stesso modo, e questo gli dette ancora di più sui nervi. Tristian si lasciò andare sulla poltroncina e si mise a guardare fuori.

      Borbottò tra sé, chiedendosi quale fosse la vista peggiore!

*****

      Isabel Hart mise giù la tazza da the nel momento esatto in cui sentì il rumore del suo elicottero privato in lontananza. Avrebbe voluto precipitarsi alla finestra per festeggiare il loro arrivo, ma cercò di controllarsi, per sostenere la parte che doveva recitare quella settimana… la povera nonna indifesa che aveva bisogno dei suoi parenti a casa.

      Di recente aveva avuto un piccolo attacco di cuore, e ciò era stato sufficiente a costringere Malcolm e Angel a tornare da lei… anche se solo per la festa del 4 luglio. Aveva dovuto attirarli con un po’ di aria da tragedia, ma ne era valsa la pena. Aveva perfino chiuso il resort ai clienti per quella data e, d’accordo con Tristian, aveva concesso una settimana di ferie anche a gran parte del personale, in modo che quella breve permanenza sarebbe assomigliata di più a una riunione di famiglia.

      Se avesse fatto a modo suo, sarebbe riuscita a far sì che sua nipote e su figlio tornassero a Sanctuary per sempre… anche se avrebbe dovuto fingere di essere in punto di morte per tenerli lì con sé.

      Da sempre i suoi figli con le loro famiglie avevano vissuto là. Era tradizione che il divorzio di Malcolm si fosse rotto. Suo figlio maggiore, Robert, era diventato avvocato e aveva sposato la sua amica del liceo, Dianne. Avevano avuto due gemelli, Devin e Damien, che ora avevano vent’anni e lavoravano per lei come istruttori in una delle palestre di una vasta area del resort.

      Doveva tenere gli occhi aperti su Robert, perché era degno figlio di suo padre…avido e calcolatore. Sapeva che si era già organizzato per indurla a redigere il testamento e le sue ultime volontà, in caso che fosse morta, ma comunque non era sicura che tutto ciò che gli aveva detto Will, l’amministratore, fosse vero.

      Sapeva che nulla di buono sarebbe mai venuto fuori da Robert, ma purtroppo anche che Will era troppo gretto e materiale. Già gli aveva impedito di occuparsi dell’amministrazione del resort, quando lo aveva colto a manomettere i libri contabili e a passare parte dei proventi sul proprio conto personale. Negli ultimi due anni i suoi figli l’avevano molto delusa.

      Anche Carley, la sua secondogenita e unica figlia femmina, viveva al resort con i tre figli. Ma lei non assomigliava per nulla a Robert.

      I suoi figli erano tre adolescenti viziati che pensavano di essere chissà chi solo perché vivevano con i fondi fiduciari che lei aveva aperto per loro. Tiffany aveva diciassette anni, Paris ventidue e Jason venti. Comunque non poteva incolpare i ragazzi di quello che erano diventati, visto che la loro madre era un’alcolizzata cronica. Tra tutti e quattro erano riusciti a far fuggire il povero marito di Carley, qualche anno prima.

      Erano passati ormai tre anni da quando era rimasta vedova


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