Futuro Pericoloso. Mª Del Mar Agulló

Futuro Pericoloso - Mª Del Mar Agulló


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di arrivare a casa, incrociò una delle sue vicine. Si era comprata una macchina nuova molto costosa, che da sempre era l’ossessione di suo marito.

      – Ciao, vicina.

      – Ciao, Maribel.

      – Ti vedo triste. Tutto bene con il controllo di Samuel?

      – Tutto bene, grazie.

      – Hai visto la macchina che mi sono comprata? – disse abbozzando un gran sorriso —. Non pensare che io abbia vinto la lotteria o qualcosa del genere. Questa ce la siamo procurata lavorando.

      I vicini di Monica avevano una macelleria, che non stava attraversando il suo momento migliore. Monica dubitava che questa attività potesse portare grossi guadagni.

      – Non pensare neanche che abbiamo rapinato una banca. Come ti ho detto, ce la siamo procurata lavorando. Se ti va, oggi pomeriggio possiamo portare te e i bambini a fare un giro. – Dopo aver detto questo, le fece l’occhiolino, salì sul suo veicolo nuovo fiammante e se ne andò.

      Un’altra delle sue vicine uscì da casa sua per incontrare Monica di proposito.

      – Hai visto la macchina di Maribel?

      – Sì, Rocío, l’ho vista – Monica era stanca e voleva rientrare in casa.

      – Ma sai come se la sono procurata? L’hai saputo?

      – Mi ha detto che se la sono procurata lavorando.

      – Lavorando? Io non lo definirei così. È andata in uno di quei posti dove ti iniettano un virus e poi ti iniettano l’antivirus. Se guarisci, diventi ricco sfondato, altrimenti, be’…

      – Vuoi dire che hanno lavorato come ProHu?

      – Ma non è lavorare, è avere fortuna. Vai a sapere quanto li avranno pagati.

      – Rocío, è un lavoro, e per giunta molto pericoloso, ma allo stesso tempo necessario. Bisogna essere molto coraggiosi per lasciarsi iniettare un virus letale senza sapere se si sopravvivrà.

      Dopo aver detto questo, entrò in casa senza ascoltare la sua vicina che le stava ancora parlando.

      Le sue due vicine, Maribel e Rocío, si assomigliavano molto. Facevano a gara su tutto, volevano essere le prime a venire a sapere tutto. Tutti i vicini fuggivano da loro appena le vedevano avvicinarsi. Secondo Monica le sue due vicine pettegole erano insopportabili.

      Subito dopo aver chiuso la porta suonarono il campanello. Monica aprì la porta, uscendo sul piccolo balcone della casa bifamiliare. Un uomo piuttosto basso, con pochi capelli e occhiali aspettava sulla porta.

      – Ciao, Monica – la salutò l’uomo.

      – Ciao, Ignacio.

      – Tutto bene con Samuel?

      – Sì, tutto perfetto – rispose Monica che pensava che i suoi vicini non l’avrebbero lasciata tranquilla un attimo.

      – Mi fa piacere. – L’uomo si tolse gli occhiali e li pulì —. Ho visto che entravi e ne ho approfittato per venire a chiederti se hai già i soldi dell’affitto.

      – Ignacio…

      – Mi devi due mesi senza considerare quello in corso. Sono buono con te perché hai due figli a cui badare da sola, però anch’io devo mangiare.

      Monica guardò istintivamente la pancia sporgente di Ignacio e senza sapere perché si mise a ridere. Ignacio la guardava arrabbiato.

      – Mi dispiace, ma temo che la mia pensione da vedova non sia sufficiente.

      – Be’, dovrai guardarti intorno per un altro posto…

      Monica sbatté la porta senza lasciare finire di parlare Ignacio. Monica sapeva che le minacce di Ignacio non erano vere. L’anno precedente gli doveva sei mesi e non la cacciò via. Monica era una donna di trentaquattro anni abbastanza attraente, anche agli occhi di Ignacio. Lui ci aveva provato con lei da quando si trasferirono un paio di anni prima, dopo la morte di suo marito.

      Ignacio era un suo vicino, ma era anche il proprietario di tutto l’isolato. Lo comprò subito dopo aver vinto la lotteria, in un periodo in cui le case bifamiliari andavano per la maggiore. Lui viveva in una di queste, invece le altre le affittava. Diversi vicini avevano provato a comprarle, ma lui si rifiutava dichiarando che così guadagnava più soldi.

      Ignacio viveva da solo. Tutti i vicini pagavano puntuali, tranne Monica. Per questo, sentendo che anche lui doveva mangiare, si mise a ridere. Sapeva che non aveva nessun bisogno di denaro, l’esatto contrario di lei.

      Monica si sedette alla sua scrivania e si mise a fare i conti. Neanche quel mese avrebbe potuto pagare l’affitto a Ignacio, era impossibile. Riguardò le offerte di lavoro su varie pagine web. Non c’era nessun posto dove avrebbe potuto lavorare: un’offerta molto ben pagata come ingegnere informatico, un’offerta per fare l’autista personale di un VIP, in un’altra offerta si cercava un avvocato, e così tutte le altre a seguire. Monica aveva iniziato a studiare architettura, ma dopo i primi due anni aveva abbandonato gli studi. Poi aveva frequentato vari corsi di design per interni ed esterni, dopodiché aveva lavorato come assistente di architetti, arredatrice e altri lavori simili. Aveva anche fatto la giornalista freelance per diversi mezzi di comunicazione.

      Monica si alzò dalla scrivania e si diresse verso la finestra con una tazzina di caffè nella mano sinistra, la mano che usava di preferenza essendo mancina. Avrebbe chiamato per avere informazioni sull’annuncio per l’autista. Per iniziare poteva accettarla. La parte negativa era l’orario, avrebbe dovuto assumere una tata che restasse con Samuel al mattino e lo portasse a scuola.

      A mezzogiorno Oscar e Monica mangiarono in silenzio dei maccheroni riscaldati, con il suono della televisione in sottofondo. Lei aveva una faccia seria.

      – Mamma, cosa succede?

      – Abbiamo problemi di soldi.

      Oscar sorrise.

      – Come sempre.

      – Ti sembra divertente?

      – No, mamma, ma non stiamo poi così male.

      – Non posso pagare l’affitto, né le bollette…

      – Mamma, smettila. Con la pensione da vedova e la pensione da orfano possiamo pagare tutto, se riduciamo alcune delle nostre spese.

      – Hai ragione, possiamo pagare tutto tranne l’affitto, e con quello siamo in arretrato già da diversi mesi.

      – Puoi chiedere aiuto ai nonni.

      – Non chiederò aiuto a nessuno.

      – Non essere superba, mamma. E a proposito di papà?

      – Cosa?

      – Sai, mio padre.

      – Faccio come se non avessi sentito.

      – Ma dovrebbe pagarti qualcosa.

      – Preferisco non dovergli chiedere niente.

      – Puoi sempre uscire con Ignacio.

      Entrambi risero.

      – Penso di rispondere a un annuncio di lavoro da autista abbastanza ben pagato.

      – Autista? Tu? – Oscar rise.

      – Non guido così male.

      – E che ne dici di questo? Potrei farlo? – Oscar indicò un opuscolo, sopra il tavolo, di un laboratorio che aveva urgentemente bisogno di ProHu.

      – Neanche per sogno, tantomeno quando c’è scritto “urgentemente”. Questo significa che hanno qualche virus molto pericoloso e hanno varie possibili cure. Tu non diventerai un esperimento da laboratorio.

      – Dopodomani compirò diciotto anni. Allora non potrai impedirmelo.

      – I miei figli non saranno ProHu.

      – Pensavo che tu difendessi i ProHu.

      – Li difendo, ma è molto pericoloso.

      – La


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