Connor. Virginie T.

Connor - Virginie T.


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D’EMERGENZA CAMERA 4.”

      Il medico in servizio viene di corsa, seguito dalla mia amica Ashley, che è responsabile del piano insieme a me.

      “Quadro clinico, infermiera Slat?”

      “Paziente lupo mutaforma maschio, 20 anni, lacerazioni multiple all'addome, diverse costole rotte, doppia frattura al braccio sinistro.”

      “Motivo della chiamata?”

      “Imminente caduta della frequenza cardiaca.”

      Il dottore non mette in dubbio la mia prognosi. Lavoro regolarmente con la sua équipe, è abituato alle mie segnalazioni fornite con alcuni preziosi minuti di anticipo; e se, all'inizio, queste venivano messe in discussione, oggi non è più così. I medici si fidano completamente di me. L’uomo prepara immediatamente il defibrillatore e tutti aspettiamo in silenzio di intervenire al momento giusto. Non fulmineremo un uomo il cui cuore batte ancora a ritmo regolare.

      Sono sicura della mia previsione, ma una cosa mi lascia perplessa: questo non è il primo mutaforma di cui mi occupi, anche se è piuttosto raro averne uno in questo ospedale, e so che il loro metabolismo è diverso da quello umano. Di solito guariscono rapidamente. Molto più rapidamente di noi. Tuttavia, quest'uomo è nelle stesse condizioni di quando è stato ammesso. Nessuna delle sue ferite presenta un principio di cicatrizzazione e non ha mai ripreso conoscenza. Qualcosa mi sfugge. Un'anomalia che non riesco a capire e che sembra importante; e mi preoccupa la presenza di un segno di puntura sul collo. Farò una ricerca approfondita più tardi. Forse il suo esame del sangue mi dirà di più su di lui. Ma ora non c'è più tempo di pensare a questo: il sensore cardiaco inizia a rallentare.

      “Sta precitando”.

      Ci allontaniamo. Il medico procede alla prima scossa elettrica senza risultati.

      “Aumentiamo la potenza.”

      Nuovo shock seguito da una ventilazione polmonare manuale da parte mia mentre Ashley si occupa del dispositivo di rianimazione.

      “Ancora.”

      Alla terza scarica, il paziente finalmente si stabilizza. Il suo elettrocardiogramma riprende picchi regolari. Un nuovo contatto fisico discreto sulla sua mano mi permette di confermare che è fuori pericolo. Per il momento, quantomeno. Solo il futuro ci dirà se è definitivamente in salvo. Lo terrò attentamente sotto osservazione fino al primo segno di risveglio; poi mi ritirerò, mantenendo la promessa fatta ai miei genitori.

      “Ancora un eccellente lavoro, signorina Slat. Un giorno dovrà spiegarmi come fa a prevedere un peggioramento della salute dei pazienti quando nulla ce lo indica. Lei ci permette di compiere miracoli. Ha salvato la vita a questo canide. Sarebbe molto utile avere più infermiere come lei.”

      Gli sorrido arrossendo e alzo le spalle perché non ho una risposta da dargli. Non so come funzioni il mio dono e l'ho considerato a lungo una maledizione, poiché non ho alcun controllo su di esso. Ho sempre avuto questa capacità, per quanto io possa ricordare; e i miei genitori mi hanno proibito di parlarne con qualcuno. Sono stati molto chiari su questo punto: vietato parlare di ciò e del mio difetto fisico, perché gli altri mi respingerebbero all'istante. La mia famiglia aveva un principio: bisogna confondersi nella massa, alla gente non piacciono coloro che sono diversi. Ho seguito il loro consiglio e ha funzionato piuttosto bene fino a oggi.

      È in questo momento che due uomini compaiono nella camera. Molto imponenti, spalle larghe e corpo muscoloso, passano a malapena per la porta e sono impressionanti. Il loro volto è impenetrabile e gli occhi brillano di riflessi dorati. Mutaforma, senza il minimo dubbio. Non ne avevo mai visto uno in buona forma fisica e l'aura di malevolenza che emanano mi mette a disagio. Faccio un passo indietro per ritirarmi in un angolo buio della stanza. Reazione probabilmente inutile, perché hanno occhi solo per l'uomo disteso sotto il lenzuolo, senza più interesse per le persone intorno.

      “Tch, tch, tch, perché l'hanno rianimato? Ora dovremo ricominciare il lavoro. Questa volta non ce ne andremo prima di essere sicuri del successo della nostra missione.”

      Ricominciare da capo? Quale missione? La loro espressione facciale sarà anche neutra, ma le loro intenzioni sembrano cattive.

      Ashley si piazza immediatamente davanti a loro, nascondendo la vista del lupo. Arriva a malapena all’altezza delle loro spalle, ma non bisogna fidarsi della sua fragile corporatura: la mia amica può essere forte e agguerrita, all’occorrenza.

      “Spiacente signori, le visite sono vietate in quest'area. Siete dei familiari?”

      Senza nemmeno guardarla, il più grosso dei due ─ un bruno dai capelli lunghi con uno sfregio sulla guancia ─ le dà un violento colpo sulla testa. Quando vedo la mia amica cadere a terra come una massa inerte col sangue sulla tempia, mi scappa un urlo, attirando purtroppo tutta la loro attenzione su di me. Mi si avvicinano allora con un’andatura sciolta, ma minacciosa. Dei veri predatori, e io sono divenuta la loro preda. Capisco meglio perché i miei genitori mi hanno insegnato a stare lontana dagli animorphs.

      Il mio superiore tenta coraggiosamente d’interporsi malgrado un'innegabile differenza di dimensioni. Il mio collega sembra un povero hobbit contro due orchi! C'è un netto squilibrio di forze. Sfortunatamente per lui, il secondo uomo lo afferra per il collo e lo fa volare contro il muro dall'altra parte della stanza  senza alcuna difficoltà ─ come se non pesasse più di una piuma ─ facendogli perdere conoscenza.

      Mi ritrovo dunque sola ad affrontarli e, francamente, non posso competere contro questi due bruti dalle dubbie intenzioni. Dall'altezza del mio metro e sessanta e con i miei miseri cinquanta chili, non ho certamente la forza di respingere dei maschi che sembrano così gonfi di steroidi da avere le vene sporgenti sui bicipiti. Devo guadagnare tempo in attesa dell'arrivo delle guardie. Il mio grido deve per forza avere dato l'allarme e i rinforzi non dovrebbero tardare. Devo assolutamente farli parlare. È la mia specialità. Quando sono stressata, parlo senza sosta; una vera chiacchierona. L’unico problema è che io sono oltre lo stress: sono terrorizzata, semmai; terrore che mi annoda la gola, invece di sciogliermi la lingua.

      “Cosa volete? Posso certamente aiutarvi.”

      “Soltanto sistemare una questione di clan. Niente che ti riguardi, bambola. Stai buona e rimedierai solo un piccolo bernoccolo in testa. Non ci interessi e non dovresti provare a salvare di nuovo questo traditore.”

      L'aggressore di Ashley guarda il suo complice, indicando il paziente ─ privo di conoscenza e indifeso sul suo letto d'ospedale ─  con un movimento della testa, dandogli un ordine silenzioso. Voglio intervenire, ma il ‘signor cicatrice’, senza distogliere lo sguardo da me, mi sbarra la strada mettendosi sulla mia traiettoria, bloccando così la vista del paziente. Devo inclinare la testa di lato per poter vedere il seguito degli eventi.

      Quello che suppongo essere la spalla va al paziente e affonda la mano direttamente nel torace del lupo senza esitare un secondo, come se fosse normale, stringendo quello che deve essere il suo cuore fino a che il tracciato dell'elettrocardiogramma diventa piatto. Il segnale acustico d’emergenza è assordante per le mie orecchie e un grido di terrore mi si blocca in fondo alla gola davanti all'orrore della situazione. Sono lì, impotente, ad assistere a una vera esecuzione.

      Una volta soddisfatto del lavoro del suo compare, Mr. Muscolo mi fissa di nuovo e inala profondamente per sentire il mio odore. L'odorato è un senso essenziale per loro. So che è un riflesso dei mutaforma, ma ciò non mi impedisce di sentirmi a disagio, come se qualcuno mi avesse toccata senza chiedermi il permesso. I suoi occhi si spalancano all'improvviso e si mette a ringhiare, sollevando le labbra e scoprendo delle zanne lunghe e affilate. Brutto segno. Si direbbe che il profumo del mio sapone non gli piaccia. Più che parlare, balbetto:

      “Scusa, il mio profumo è un po’ forte.”

      “Fateliana, tu non dovresti esistere. Risolverò immediatamente il problema. I miei antenati non hanno fatto tutto questo per niente. La lotta non è terminata.”

      Di cosa sta parlando? È pazzo. I fateliani sono davvero scomparsi. L'ho imparato da piccola durante le lezioni di storia. Ma nessuno ci disse in quali circostanze. I fateliani sono ricordati solo per i progressi scientifici che hanno permesso. Non è


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