Il Duca Di Lady Pear. Dawn Brower
Vi dono il mio cuore, mia amata
E ardo dal desiderio di rivedervi.
Allora vi terrò stretta a me
Nella notte della vigilia di Natale
spazzerò via il vostro dolore
E l'amore regnerà sovrano ...
Che significava? Chi aveva scritto quel biglietto? Da quello che aveva capito…si trattava di uno spasimante che intendeva dichiararsi a lei la sera della vigilia di Natale. Pearyn aggrottò la fronte e richiuse il biglietto. Di solito i misteri le piacevano, ma in quel caso si sentì ancora più triste. Un corteggiatore? E che doveva farci? Non aveva mai ricevuto bigliettini o lettere d’amore come tutte le altre fanciulle perché era già fidanzata e Cameron…beh, era chissà dove. Cos’era quella novità? Un corteggiatore incallito…o uno scherzo? Forse qualcuno aveva saputo che il Duca aveva intenzione di sciogliere il loro fidanzamento e si faceva avanti?
C’erano così tante domande a cui non sapeva dare risposta, che si irritò. Forse avrebbe dovuto confidarsi con la sua amica del cuore, Charlotte. Più tardi si sarebbero viste per un the da Lady Harrington. Sorrise: sarebbe stata una bella novità per le ragazze! Avrebbe letto quel biglietto ad alta voce e avrebbe ascoltato le loro opinioni a riguardo. Perché no? Ci sarebbe stato da divertirsi, quella sera…
Cameron fissò la casa di Lady Pearyn. L'aveva vista in una delle finestre. Era bella come la ricordava. Non si era mai avvicinato troppo, ma di tanto in tanto l'aveva spiata da lontano. Soprattutto nelle ultime due settimane, mentre programmava la prossima mossa. Più imparava su di lei, più desiderava conoscerla realmente. Doveva giocare bene le sue carte e cercare di stimolare il suo interesse, prima d’incontrarla.
Faceva un freddo cane, però, e non poteva starsene fuori dalla sua finestra in adorazione. Quel fidanzamento in stallo doveva prendere una strada, ma doveva pensarci bene. Quella ragazza aveva aspettato abbastanza a lungo e Collin aveva ragione: non poteva tenerla congelata a quel modo. Doveva trovare l’occasione giusta per scambiare quattro chiacchiere con lei senza farsi riconoscere.
Cameron si allontanò dalle lussuose magioni di Mayfair e fece segno a un cocchiere di fermarsi. Ma dove aveva la testa? Arrivare lì senza la sua vettura. Era assurdo! Salì sulla carrozza a nolo mentre il servo caricava i suoi bagagli. Doveva giungere al più presto al club di Harrington. Cameron non era un socio del circolo, ma aveva un appuntamento lì con Harrington e il conte di Shelby. Al momento Collin non era a Londra e non sarebbe tornato per un'altra settimana circa. Ma era possibile che stesse via più a lungo.
La carrozza si fermò davanti ad una villa come tante: evidentemente il club era celato, in quanto riservato ai soci. UN vezzo della nobiltà Inglese, pensò Cameron. Fece cenno al cocchiere di attenderlo e si recò alla porta indicatagli dall’amico, quando avevano preso appuntamento. Due colpi bene assestati e tre più piccoli: il segnale convenuto. Cameron sorrise e pensò alla Carboneria. Poco dopo il portone si aprì e un maggiordomo biondo e con gli occhi azzurri lo fece subito entrare.
"Ho appuntamento con Lord Harrington. Sono il duca di Partridgdon." disse all’uomo. A volte Cameron detestava quel titolo. Creava una sorta di barriera, tra lui e gli altri non suoi pari. Ma sul servo quel titolo non fece alcun effetto: era avvezzo a trattare con Duchi e Principi. Dopo essersi inchinato e fatto cenno al cameriere di prendere il cappotto di Sua Grazia si eclissò rapidamente. Cameron ne fu felice: niente salamelecchi inutili, questa volta.
Cameron si guardò in uno specchio accanto alla sala guardaroba. Era monumentale, tutto intarsiato e lavorato a mano, e invadeva quasi mezza anticamera. Era davvero incredibile, e in perfetto stile con l’ambiente…Vittoriano e pesante. Non era possibile sfuggire alla sua immagine riflessa e, più che un oggetto decorativo, lui lo percepì come un ammonimento: era stato messo lì apposta? Intendeva ricordare il famoso proverbio Per quanto tu faccia non potrai mai sfuggire a te stesso? Gli antichi detti e i proverbi presero a mulinargli in testa.
"Partridgdon?" esclamò Harrington, entrando nell'atrio. "Cosa vi porta a Londra? Eravamo tutti convinti di avervi perduto in qualche paese straniero!"
“Diplomatico come sempre.” pensò Cameron. In realtà aveva volutamente evitato il loro club, e lo sapevano tutti. Ma il titolo che portava lo teneva alla larga da eventuali critiche.
"Sapete com'è ..." Alzò le spalle. “Il cuore si stanca di stare sempre lontano da casa. Prima o poi aspira a tornare.”
Harrington sorrise e si scostò una ciocca di capelli scuri dalla fronte. "Sono felice per il vostro cuore, allora. Mi auguro che non vi dispiaccia un buon bicchiere di Brandy. Prego, vi faccio strada. Non credo che siate pratico del club. "
“Anzi, ne sarò felice. - disse Cameron, notando la frecciatina dell’amico - Si ghiaccia, là fuori.”
Cameron seguì il Conte in una sala appartata, tutta di mogano scuro. Una grande scrivania troneggiava proprio nel mezzo, e comode poltrone di pelle verde scuro facevano bella mostra di sé accanto al gigantesco camino intarsiato. Evidentemente, era lì che i nobili si rintanavano a fumarsi un bel sigaro. Le tende erano accostate, malgrado fosse giorno, ma a Cameron quella intimità non dispiaceva.
Harrington prese una caraffa da uno scaffale e due bicchieri. Posò tutto sulla scrivania e vi versò due dita di brandy, poi porse un bicchiere a Cameron. "Ditemi tutto, Patridgdon.”
Cameron prese il bicchiere e si sedette. Sorseggiò il brandy che quasi gli bruciò, mentre gli scivolava in gola, ma che ebbe l’effetto di riscaldarlo e rilassarlo. Si preparò ad affrontare il Conte.
"Ho bisogno del vostro aiuto." Non c'era altro modo per dirlo. Se sperava di avere qualche possibilità con Lady Pearyn, doveva chiedere aiuto a qualcuno che la conoscesse bene e che bazzicasse la sua casa. Voleva corteggiarla in incognito, senza che lei fosse influenzata dal rapporto…o meglio, dal contratto, che c’era tra loro. Doveva necessariamente appurare se lei ci teneva a quel fidanzamento…o mirasse solo al suo titolo.
"Cosa posso fare per voi?" s’informò Harrington.
Cameron sorrise. Questo era il motivo per cui era venuto da lui. Aveva conosciuto lui e il conte di Shelby tramite Collin. Entrambi gli uomini frequentavano la casa di Pearyn e in qualche modo erano legati a Collin. Erano estremamente affidabili e sapevano mantenere un segreto. "Ho deciso che è ora di dare seguito al mio fidanzamento con lady Paryn."
"Beh, sarebbe giusto…- ridacchiò Harrington - Credo che entrambi abbiate raggiunto la maggiore età ormai da tempo. Ma…cosa vi spinge a farlo ora?"
Cameron scrollò le spalle. "Sono rimasto via abbastanza a lungo. E’ ora che prenda possesso delle mie proprietà e assumermi gli impegni che m’impone il mio titolo. Ciò riguarda, chiaramente, anche il mio contratto di fidanzamento con Lady Pearyn Treedale. Se dovrò sposarla…così sia. Ma vorrei essere sicuro di non pentirmene in futuro. Sapete bene che si è trattato di un contratto d’affari tra le nostre famiglie. Dunque, vorrei conoscere meglio la mia promessa, e assicurarmi che sia la moglie adatta per me e per la posizione che ricopro. A questo scopo…avevo pensato a degli incontri informali con lei…ma in incognito. Non voglio che lei sappia chi sono.”
Harrington inarcò un sopracciglio. “Non entro nel merito della vostra decisione, ma mi mettete leggermente in imbarazzo. Conoscete il mio rapporto di amicizia con lady Pearyn, che giudico assolutamente straordinaria. Non vorrei farle torto in alcun modo, né darle l’impressione di ingannarla. Tuttavia…suppongo che un ballo non possa ritenersi una situazione ingannevole, non vi pare? Tantomeno…impegnativa.”
"Avete proprio colpito nel segno, caro amico! - disse Cameron - E infatti pensavo a una situazione del genere. Siamo vicini al Natale…e so che di questo periodo eventi del genere sono consueti.”
"Lasciate fare a me. - ridacchiò Harringhton - So dove farvi invitare mantenendo un certo riserbo. Immagino che nessuno sappia che siete tornato in Inghilterra. D’altra