Raji: Libro Due. Charley Brindley

Raji: Libro Due - Charley Brindley


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tre Guardiani di Bandiera hanno un'autorità di comando separata dai ranghi di strisce e dagli Ufficiali. Se vi parlano, prestate attenzione e mostrate anche rispetto per loro e per la loro posizione qui all'Accademia. Sono i nostri leader morali, e si sono guadagnati i loro posti d'onore. Ora risponderò alle vostre domande".

      Liz alzò la mano.

      “Si?” disse il Capitano.

      "Qual è il fine? Mi fa sentire come se fossi nell'esercito".

      "Come ti chiami, cadetto?" chiese il capitano.

      "Elizabeth Keesler."

      "Cadetto Keesler, l'Accademia Octavia Pompeii ha il più alto livello accademico tra tutte le scuole private preparatorie della Virginia. Sai quanto è difficile entrare in Accademia, ma per quale motivo tu sei voluta venire qui?".

      "Per poter entrare in una buona università".

      "Esattamente. Il 95% dei nostri laureati è stato accettato nella Top Ten; Harvard, Yale... e alcuni sono anche andati ad Oxford e Cambridge. Se la tua domanda di ammissione a una di queste università include una trascrizione di buoni voti qui all'Accademia, più un alto grado, le tue possibilità di essere accettata sono molto più alte. Questo risponde alla tua domanda?"

      "Sì, grazie".

      "R.H.I.P. Mostra sempre rispetto a chiunque abbia un grado superiore al tuo. Quelli di voi che raggiungono il grado dovrebbero essere pronti ad aiutare quelli che rimangono indietro. Il nostro obiettivo è che nessun cadetto venga espulso dall'Accademia".

      Uno dei juniores alzò la mano.

      "Sì", disse il senior. "Il tuo nome?"

      "Haskel Layzard."

      "La tua domanda?"

      "Come facciamo a sapere quando saremo promossi?"

      "Le promozioni di solito arrivano dopo un evento importante, come la sessione di esami o un torneo di tennis o scacchi. Ma le strisce possono essere guadagnate in qualsiasi momento con l'esibizione di una condotta onorevole, un comportamento benevolo o i tratti caratteriali benevoli. Passiamo ora al Codice d'Onore dei Cadetti; siamo a corto di tempo. Il primo ordine del Codice è che un cadetto non deve testimoniare contro un altro cadetto. Il secondo ordine è che un cadetto aiuterà sempre un altro cadetto in circostanze difficili. Il terzo ordine è che quando uno è fuori dal campus, si comporterà in modo da riflettere l'onore su tutti i cadetti dell'AccademiaOctavia Pompeii. Ogni cadetto che violi il Codice sarà punito con la pena dell’emarginazione per un periodo di due settimane".

      Alzai la mano.

      "Quando un cadetto viene espulso, non parlerà con nessuno, e nessuno parlerà o avrà altri contatti sociali, se non tramite note scritte, con il cadetto emarginato. Questo risponde alla tua domanda?".

      Annuì.

      "Emarginazione significa anche niente tennis e niente scacchi".

      Ci fu un gemito collettivo, poi qualcuno sussurrò: "Oh, no".

      Il capitano Davenport ignorò i rumori del dissenso. "Altre domande?"

      Nessuno parlò.

      "Va bene, alzate la mano destra e ripetete dopo di me; ‘Io’... dite il vostro nome."

      Tutti dissero il proprio nome.

      "...giuro di rispettare il codice di condotta..." Si fermò per permettere a tutti di ripetere le sue parole. "....in ogni circostanza, sotto la pena dell'emarginazione...".

      Dopo aver ripetuto le sue parole, il capitano Davenport si allontanò dalla sedia e si recò alla porta.

      "Voi siete congedati, e parleremo con la seconda metà della classe juniores".

      Dopo un attimo, aprì la porta, e noi uscimmo dall'aula.

      Liz ed io ci sedemmo alle scrivanie della nostra stanza a fare i compiti. Erano quasi le 22.

      "Che cosa significa 'gluteo'?" Chiesi.

      Senza alzare lo sguardo dal suo libro di latino, Liz disse: "Un grosso muscolo nel sedere". Quando non sentì una risposta, alzò lo sguardoe mi vide con un sopracciglio sollevato. "Una delle due monticelle carnose sopra le gambe e sotto l'incavo della schiena".

      "Ah, ora ho capito", dissi. "Grazie". Un minuto dopo: "Cos'è il 'bicipite'?"

      Liz gemette, poi si indicò il braccio. "Questo qui." "Oh, sì. Bene."

      Passarono quasi due minuti.

      "E questo..."

      Liz sbatté il suo libro. "Raji! Mi stai facendo impazzire. Ogni volta che leggo due righe, mi interrompi con le tue sciocche domande. Poi devo tornare indietro e ricominciare tutto da capo".

      "Mi dispiace, Liz, ma..."

      "Non posso studiare in questo modo".

      Afferrò il suo libro e uscì infuriata dalla stanza, sbattendo la porta. Passarono venti minuti prima che io sbirciassi fuori per trovarla seduta sul pavimento, sotto una fioca luce del corridoio, che cercava di leggere. Camminai fino a lì.

      "Liz", le dissi sedendomi accanto a lei, "torna allascrivania in camera. Starò zitta per tutta la notte".

      Liz chiuse il libro, tenendo il segno con un dito. Fissò il corridoio, dietro di me. Dopo un attimo si alzò.

      "Andiamo. Ho bisogno della mia limetta per le unghie".

      Tornata nella stanza, la guardai frugare nella sua borsa. "Perché hai bisogno di limare le unghie a notte fonda?"

      "Vedrai." Gettò la borsetta sul letto. "Ah, eccoti qui, piccolo bastoncino."

      Mi fece cenno di seguirla, e strisciammo lungo il corridoio, oltre la scrivania vuota di Pepper, fino alla porta della biblioteca.

      Liz provò la maniglia della porta. "Sì, ho immaginato che ci avrebbero chiuso fuori dalla biblioteca di notte."

      Mentre infilava la lima per unghie nel buco della serratura, guardai su e giù per il corridoio.

      "Vedi qualcuno?", chiese.

      "Vedo solo un centinaio di demeriti che vengono verso di noi".

      Liz ridacchiò.

      Sentii un forte click, poi la porta si aprì. Sgattaiolammo dentro e chiudemmo la porta.

      "Perché irrompiamo in biblioteca?"

      Liz fece strada lungo il muro nella stanza buia. "Sai cos'è un dizionario?"

      "Io... no."

      "Stai per scoprirlo."

      Andò a sbattere contro una sedia di legno che si rovesciò a terra con uno schianto. Entrambe tirammo un urlo trattenendo il fiato. Ci immobilizzammo e udimmo qualcuno correre lungo il corridoio per controllare. Dopo un attimo, ricominciammo a respirare.

      "Eccolo qui", disse Liz.

      Mi prese la mano e la mise sul libro. Feci scorrere le mani lungo la parte superiore del libro aperto e lungo il bordo delle pagine.

      "È gigantesco".

      "Sì, contiene circa cinquanta milioni di parole".

      Cercai di sollevarlo. "Deve pesare..."

      "Trentacinque chili". Ruotò il libro sul suo piedistallo. "Ma ha le ruote".

      Guardai giù; in effetti, piccole ruote si trovavano alla base di ognuna delle quattro gambe del piedistallo.

      "Andiamo", disse Liz, tirando il libro verso la porta.

      "Lo rubiamo?"

      "No..." si fermò per aprire la porta e sbirciare fuori nel corridoio. "… Lo prendo in prestito solo per la notte."

      Dopo aver chiuso la porta della biblioteca, spingemmo e tirammo il piedistallo rotante lungo il corridoio il più velocemente


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