Folgorazione. Блейк Пирс

Folgorazione - Блейк Пирс


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Agente Sweeney.”

      Entrò e vide lo smilzo Agente Speciale Capo dietro la scrivania. Come al solito, sembrava quasi troppo ingombrante per il suo ufficio, figurarsi per la sua scrivania.

      Non poté fare a meno di sorridere, ricordando quello che Crivaro aveva detto, quando lei aveva osservato che sembrava che Lehl fosse sempre sui trampoli.

      “No, sembra che sia fatto di trampoli.”

      “Si sieda, Agente Sweeney” Lehl disse nel suo intimorente tono baritonale.

      Riley sedette, così come il capo. Alzò la cornetta e chiese a qualcuno di arrivare immediatamente nel suo ufficio. Poi, unì insieme le sue dita, scrutò Riley e disse: “Forse c’è qualcosa di cui vorrebbe discutere.”

      Riley deglutì forte.

      Ora o mai più.

      Ma osava dare voce alla protesta per la partenza del suo partner?

      Dopotutto, Erik Lehl era probabilmente l’unico uomo al mondo in grado di intimidire  davvero Jake Crivaro.

      Ciò nonostante, buttò fuori dalla bocca le parole.

      “Signore, ho appena parlato con l’Agente Crivaro.”

      Lehl annuì silenziosamente.

      Riley deglutì di nuovo.

      “Non penso che dovrebbe andare in pensione, signore” aggiunse.

      Lehl annuì di nuovo.

      “Mi ha detto che lo avrebbe detto” Lehl replicò.

      Riley era stupita. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. Apparentemente, Jake e Lehl avevano già discusso su come lei avrebbe reagito alla notizia.

      “Le spiacerebbe spiegarmi perché lo pensa?” Lehl chiese.

      Riley entrò in panico e le venne quasi voglia di fuggire dalla stanza.

      Che tipo di risposta poteva dare a quella domanda?

      Riprese: “Pensa che le sue capacità siano in declino, signore.”

      “E lei ritiene il contrario?” Lehl le domandò.

      “Sì, signore” Riley rispose.

      “Ed è piuttosto sicura di sapere ciò che è meglio per lui?” fu ora la domanda di Lehl.

      Improvvisamente, Riley non ebbe idea di che cosa dire. Dopotutto, era una buona domanda. Era davvero sicura che Jake fosse l’agente scaltro che era sempre stato? Ricordò le sue parole recenti.

      “Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente?”

      Allora, non lo aveva contraddetto. Poteva dire onestamente di aver cambiato idea nel frattempo?

      Gli occhi di Lehl si ridussero a fessure, guardandola, in quella che parve una maniera analitica.

      L’uomo aggiunse: “Immagino che voglio chiederle … per conto di chi mi sta chiedendo questo? Per conto suo o per quello dell’Agente Crivaro?”

      Riley si stravaccò leggermente nella sedia.

      “Io … io non lo so” ammise.

      Lehl si protese sulla scrivania, verso di lei.

      Le disse: “Agente Sweeney, io e lei abbiamo avuto delle divergenze da quando la conosco.”

      “Lo so” Riley ammise.

      Certo, quello era detto in parole povere. Il precedente autunno, quando stava ancora frequentando l’Accademia, Crivaro l’aveva portata via dagli studi per aiutarlo in un caso. Senza l’approvazione di nessuno, si era finta giornalista, facendo ad un senatore degli Stati Uniti  domande che l’avevano condotto all’esposizione della sua passata cattiva condotta sessuale.  Come al solito, aveva seguito un presentimento, ma si era dimostrato che la rivelazione non aveva avuto alcunché a che fare con il caso a cui stava lavorando.

      Senza neanche averne avuto davvero intenzione, aveva posto fine alla carriera politica del senatore. Cosa ancora peggiore, l’incidente aveva creato un grande fermento al BAU. Il senatore era stato un membro altolocato di alcune commissioni prestigiose, e avrebbe potuto fare molto per mettere sotto controllo le spese del BAU.

      Ora Lehl chiese: “Dove ci porta questo, a me e all’agenzia, voglio dire?”

      “Non credo di capire ciò che intende” Riley rispose.

      Ma temeva di intuire. Sapeva che il suo status al BAU era in qualche modo in prova. Forse adesso Lehl considerava che fosse un buon momento per sbarazzarsi di lei.

      L’espressione sul suo volto non prometteva bene.

      “Sarò onesto con lei, Agente Sweeney” Lehl disse. “La sua collaborazione con Crivaro è sempre stata produttiva, talvolta notevole. Ciò nonostante, ho sempre pensato che voi due aveste una tendenza ad essere … come potrei metterla? Ad esercitare delle cattive influenze reciprocamente. Ho lavorato per anni con Crivaro e, sebbene fosse un tipo brillante, è sempre stato un cane sciolto per così dire, e ha causato a me e all’agenzia molti problemi. Trasgrediva sempre le regole, talvolta infrangendo completamente. Può negare che anche lei ha le stesse tendenze?”

      Riley non osò mentire a riguardo.

      “No” rispose.

      Lehl tamburellò con le dita sulla sua scrivania. Disse: “Voglio che risponda alla prossima domanda quanto più onestamente possibile. Ha imparato il suo atteggiamento ribelle da Crivaro? E ora che se n’è andato, posso aspettarmi che cambi i suoi metodi? O …?”

      Lasciò la domanda incompleta.

      Ma Riley sapeva benissimo che cosa stesse chiedendo.

      Era un ribelle, un cane sciolto per natura?

      I suoi metodi sarebbero rimasti gli stessi, con o senza la “cattiva influenza” di Crivaro?

      Vuole una risposta sincera, Riley si disse.

      E sapeva che una risposta sincera avrebbe potuto mettere immediatamente fine alla sua carriera al BAU.

      Ma, a quanto sembrava, non aveva scelta.

      Fece un respiro lungo e profondo.

      “Agente Lehl, Io … non posso cambiare chi sono” rispose.

      “Capisco” Lehl replicò, accigliandosi.

      “Posso solo promettere di fare del mio meglio, sempre se decide di continuare a tenermi qui. Non voglio complicare le cose. Provo sempre a fare del mio meglio per attenermi alle regole. Ma, talvolta, il mio istinto ha la meglio su di me.”

      Poi, restò in silenzio per un istante, e aggiunse: “Ma mi è stato detto che il mio istinto è piuttosto buono. Eccezionale, direi. E forse … beh, forse c’è un prezzo da pagare per quell’istinto. Forse un pizzico di ribellione viene con tali capacità. E …”

      Faticò a pensare alle parole giuste da dire. Ma la verità era che non c’era un modo diplomatico di dirlo.

      Disse: “E forse, deve solo decidere se pensa che io valga il fastidio. Dipende da lei.”

      L’espressione di Lehl cambiò leggermente, ma Riley la trovò difficile da decifrare. Era un sorriso quello che vedeva accennarsi sulle sue labbra? E quel grugnito che lui faceva era solo un accenno di risatina?

      L’uomo disse: “Ricordo una volta in cui l’Agente Crivaro era seduto proprio dov’è seduta lei, dicendomi più o meno la stessa cosa. Pensavo che fosse una gran buona risposta allora, e penso che lo sia ancora adesso.”

      Poi, mosse un dito ed aggiunse severamente: “Ma non dia per scontati i limiti della mia tolleranza. Guido una nave impegnativa. E ogni regola infranta porta delle conseguenze. E intendo tenerla sott’occhio il più possibile.”

      Riley si rilassò leggermente.

      “Sì, signore” lei disse. “Grazie, signore.”

      Lehl aggrottò il sopracciglio.

      “Per cosa mi sta


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