Il Regalo Di Natale. A. C. Meyer
l'attenzione della ragazza quando questa si mise a guardare intorno alla stanza sembrando ben determinata. Evidentemente stava cercando qualcosa. Quando sembrò trovarlo, attraversò la stanza, andò fino al tavolo all’angolo e prese un barattolo di vetro.
- Questo deve servire per... - mormorò tra sé e sé e alzò il barattolo verso di lui. - Dove sono quelle cosette? - chiese con un sorrisino.
- Quali cosette? - chiese Samuca con la fronte aggrottata, e lei si voltò verso JP.
- Quelle cosette che lei ha usato per comprare il caffè - spiegò all’editore, che la osservava come se fosse diventata pazza.
Dopo alcuni istanti in cui i due uomini si scambiarono sguardi per cercare di capire cosa la ragazza volesse, JP chiese:
- Monete? - Ne tirò fuori qualcuna dalle tasche.
- Esatto! - esclamò e tutto il suo viso si illuminò di allegria. Samuca non poté evitare di pensare che quella ragazza fosse davvero strana. - Qual è quella che vale di più? - chiese a JP, che le porse una moneta da un real. - Ne hai una di queste? - chiese la ragazza a Samuca. Questi si chinò sul tavolo al centro della stanza, prese due monete da cinquanta centesimi e le porse alla ragazza, che gli rivolse un sorriso soddisfatto. Prese le monete, le mise dentro al barattolo di vetro. - Benissimo. È pagato.
Samuca sbatté varie volte le palpebre e inclinò la testa, cercando di capire cosa stesse farfugliando quella pazza.
- Cosa?
- Per ogni imprecazione, una... moneta - disse e guardò verso JP, come per ricevere approvazione.
JP scoppiò in una risata fragorosa.
- Sarà molto interessante... - mormorò continuando a ridere.
Impaziente e inquieto per la presenza dei due, Samuca fece un lungo sospiro e disse:
- Quando avete finito con gli scherzi, fate un colpo. Ho ben altro da fare.
Mentre si girava in direzione della cucina, venne interrotto dalla dolce voce della ragazza.
- JP, grazie per il passaggio. Prometto di non deluderla - disse con una tale serietà che sembrava gli stesse promettendo di ristabilire la pace nel mondo.
Intanto tutto fu molto chiaro, e Samuca capì che la ragazza sarebbe rimasta. Lì. A casa sua. Nel suo rifugio. Dove lui non voleva nessuno.
Ah, questo no.
- Non so cosa vuoi, ma non resterai qui - ribatté, sapendo di risultare sgarbato, ma non gli importava. Tutto quello che voleva era la sua vecchia solitudine. - Non ti voglio in casa mia.
JP si offese per le sue parole scortesi, ma la ragazza sembrò non ascoltarlo.
- Samuca! - protestò l’editore mente la ragazza iniziava a camminare per la stanza osservando tutto ciò che aveva intorno, mentre mormorava tra sé e sé, facendo considerazioni su quella che sarebbe stata la sua nuova casa. - Gabriela resterà con te fino a Natale. È il termine ultimo per la consegna del manoscritto.
Lo scrittore mugugnò un lo so, ma non distolse gli occhi dalla ragazza che camminava in direzione del corridoio.
- Non ho bisogno di lei qui - protestò.
- Resterà per semplificarti la vita. Terrà in ordine la casa, scriverà quello che vuoi, si assicurerà che ti alimenti e che consegni quella merda di manoscritto.
Gabriela si voltò verso i due indignata, attraversò di nuovo la sala e prese il barattolo di vetro, porgendolo a JP. Questo estrasse una banconota da due real dalla tasca e la mise nel barattolo.
La ragazza sorrise, soddisfatta, rimise il barattolo sul tavolo e riprese a camminare. Samuca ruotò gli occhi e protestò.
- Non voglio nessuna pazza qui, JP. Ho bisogno di pace, non di una fanatica del barattolo che censura le mie parole.
- Non sono una fanatica del barattolo - mormorò tranquillamente la ragazza, senza sembrare offesa da tutte le parole che il giovane aveva detto su di lei. - Dov’è l’albero di Natale? - chiese, cambiando argomento così velocemente da lasciarlo confuso.
- Cosa?
- L’albero di Natale. Mancano quindici giorni alla grande notte. Dov’è il tuo? - chiese, sembrando davvero curiosa e persino preoccupata.
- Vi lascio discutere di questi... hm... dettagli - disse JP, lasciando sorpreso il ragazzo con il suo tentativo di fuga. Ma prima che quest’ultimo potesse impedirglielo, l’editore continuò. - Gabriela, se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiamami. Buona fortuna. - Si voltò e uscì.
- JP, hai dimenticato il tuo pacco qui. - Si gettò alla porta e gridò all’uomo che era già salito in auto ed era filato via. Figlio di buona donna.
- Non vedo nessun pacco. - Samuca sentì la voce di Gabriela, si girò e la vide guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa. - Sono sicura che non abbia portato nessun pacco... - Aggrottò la fronte, sembrando confusa. Il ragazzo non poté fare a meno di pensare che erano molto carina con quell'espressione.
- Sei tu il pacco - bofonchiò, infastidito dal vedere bellezza in quell’intrusa, e sbatté la porta. Quando si voltò, lei stava guardando nella sua direzione e sembrava divertirsi.
- Non sono un pacco, sciocco. Sono una ragazza. La tua... hm... assistente - disse, mostrando orgoglio nel pronunciare quelle parole. - Dov’è la tua famiglia? - chiese.
- A casa loro - La risposta non fu esente da un grugnito. La ragazza inclinò leggermente la testa a destra e lo osservò, aprendo la bocca stupita.
- Non abiti con la tua famiglia? - Lui fece cenno di no con la testa. - Come fai per stare con tua... moglie?
Al sentire quella parola Samuca non poté fare a meno di aggrottare la fronte.
- Ti sembro il tipo da avere una moglie? - chiese sarcastico, e lei rispose, ma le sue parole erano completamente prive di ironia.
- Assolutamente no... sei troppo scontroso.
La ragazza si voltò mentre lui sbuffava e iniziò a seguirla per la casa.
- Ehi, dove stai andando?
- A fare qualcosa! - disse animata e continuò per il corridoio come se fosse pronta a trovare un tesoro. - Ho molte cose da fare.
Senza alternativa, il ragazzo la seguì, per evitare che quella pazza combinasse qualche disastro in casa sua.
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