Carlo Darwin. Michele Lessona

Carlo Darwin - Michele Lessona


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cosa di una frusta perduta da uno della compagnia, rispose sgarbatamente:—Che cosa posso sapere io? perchè non ci avete badato? Credo che i cani l'abbiano mangiata.—»

      Il Beagle doveva passar due anni nella esplorazione delle coste meridionale e occidentale al sud della Plata. Ciò diede campo al Darwin a rimanere a lungo in quelle contrade. Da Maldonado fece una escursione al fiume Polianco, dove trovò superata la sua aspettazione rispetto alla ignoranza di quelle genti, da cui, per la loro agiatezza, il viaggiatore si potrebbe aspettare qualche cosa di meglio. Egli era lì come un essere per ogni rispetto straordinario, e destava sovratutto meraviglia una bussola che egli teneva in tasca. Ecco in qual modo parla di ciò:

      «In tutte le case mi chiedevano di mostrar loro la bussola, e con quella ed una carta geografica segnare la direzione dei varii luoghi. Destava una viva ammirazione vedere che io, al tutto estraneo, potessi conoscere la strada (perchè la direzione e la strada sono sinonimi in quella ampia regione) verso luoghi ove non era mai stato. In una casa una giovane donna, ammalata in letto, mi mandò a pregare di andarla a trovare per mostrarle la bussola. Se la loro sorpresa era grande, la mia era ancor maggiore nel trovare una tale ignoranza in persone che posseggono migliaia di capi di bestiame ed estancias estesissime. Questo non si può attribuire ad altro se non al fatto che quella parte così remota di paese è visitata raramente dagli stranieri. Mi fu domandato se sia la terra o il sole che si muova; se al nord faccia più caldo o più freddo; dove sia la Spagna, e molte altre domande di questa sorta. La maggior parte degli abitanti aveva un'idea indistinta che l'Inghilterra, Londra e l'America settentrionale siano paesi separati ma confinanti, e che l'Inghilterra sia una grande città di Londra. Io portava con me alcuni zolfanelli, cui accendeva mordendoli; sembrava così meraviglioso che un uomo potesse far fuoco coi denti, che per solito si riuniva tutta la famiglia per vedere questo fatto; mi fu una volta offerto un dollaro per farlo. Il lavarmi la faccia al mattino destò grande stupore nel villaggio di Las Minas; uno dei principali mercanti mi fece molte domande intorno a una pratica così singolare, ed anche perchè portassimo la barba a bordo, cosa che aveva udito raccontare dalle nostre guide. Egli mi guardò con molta diffidenza; forse aveva sentito parlare delle abluzioni della religione maomettana, e, sapendomi eretico, ne concluse probabilmente che tutti gli eretici siano turchi. È costume generale in questo paese di chiedere l'alloggio per la notte nella prima casa all'uopo. La meraviglia della bussola, ed altri miei fatti da prestigiatore, mi erano fino a un certo punto vantaggiosi, perchè con ciò, e colle lunghe storie che narravano le mie guide del mio spaccare sassi, delle mie cognizioni intorno ai serpenti innocui e velenosi, della raccolta che faceva d'insetti ecc., io li ripagava della loro ospitalità. Scrivo come se fossi stato in mezzo agli abitanti dell'Africa centrale; Banda Oriental non sarebbe molto lusingata dal paragone; ma allora i miei sentimenti erano questi.»

      La vita dei gauchos, il modo in cui adoperano il lazo e le bolas, si descrivono maestrevolmente dall'autore, che parla poi a lungo della lotta fra gl'indiani e i bianchi, e della parte che aveva al tempo del suo viaggio il generale Rosas nelle vicende della sua patria.

      La lotta fra i bianchi e gli indiani è lotta di esterminio, e sono, naturalmente, gli indiani quelli che hanno la peggio.

      A Bahia Blanca un cotale raccontava al Darwin come un indiano inseguito gli domandasse misericordia, mentre nascostamente si scioglieva le bolas dalla cintura per slanciargliele alla testa; poi soggiunse:

      «Ma io lo atterrai con un colpo di sciabola, e poi, sceso da cavallo, gli tagliai la gola col coltello.»

      Soggiunge il Darwin:

      «È questa una scena terribile; ma quanto più tremendo è il fatto certissimo che tutte le donne le quali sembrano avere più di venti anni vengono massacrate a sangue freddo! Quando io diceva che questo mi pareva piuttosto inumano, mi si rispose:—Come si fa? sono tanto feconde!—»

      Vide là il Darwin due fanciulle spagnuole di meravigliosa bellezza, che i bianchi, in uno scontro cogli indiani, avevano prese prigioniere; quelle fanciulle erano state nella infanzia rapite ai genitori; non ricordavano più nulla nè della famiglia nè della lingua in cui avevano detto le prime parole.

      «Quattro uomini in un combattimento fuggirono insieme; vennero inseguiti, uno fu ucciso, tre presi vivi; si trovò che erano messaggeri o ambasciatori di un grosso corpo d'indiani, uniti per la difesa comune presso le Cordigliere. La tribù alla quale erano stati mandati stava per tenere un gran consiglio; il festino di carne di cavallo era apparecchiato e il ballo pronto; il mattino dopo i messaggeri dovevano ritornare alle Cordigliere. Erano uomini notevolmente belli, di carnagione chiara, alti 1 metro e 80 circa, e tutti in età di 30 anni. I tre superstiti erano naturalmente bene informati, e per farli parlare furono posti in fila. I due primi essendo interrogati risposero nosè (non so), e fucilati l'uno dopo l'altro. Il terzo disse pure nosè, soggiungendo:—Sparate, sono uomo e posso morire!—Non dissero sillaba che potesse recar danno alla causa del loro paese! La condotta del sopra menzionato cacico fu ben diversa; salvò la vita svelando il piano di guerra concertato e il punto di unione nelle Ande.»

      Ecco in qual modo il Darwin racconta l'eccidio di una tribù d'indiani e il modo in cui un vecchio cacico riuscì a salvarsi.

      «Quando le truppe vi giunsero per la prima volta, vi trovarono una tribù d'indiani, dei quali ne uccisero una ventina o una trentina. Il cacico si salvò in modo meraviglioso. I capi indiani hanno sempre uno o due cavalli legati che tengon pronti per ogni occasione urgente. In una di queste il cacico balzò sopra un vecchio cavallo bianco prendendo con sè un suo bambino. Il cavallo non aveva nè sella nè briglia. Per sfuggire alle palle l'indiano cavalcava nel modo particolare alla sua nazione; vale a dire tenendo un braccio al collo del cavallo e con una gamba sola sul dorso. Sospeso in tal modo, egli accarezzava il capo del cavallo e gli parlava. I persecutori fecero ogni sforzo nella caccia; il comandante mutò tre volte il cavallo, ma invano; il vecchio indiano col suo figlio furono liberi.

      «Che bel quadro ci possiamo formare nella mente: la nuda ed abbronzata figura del vecchio indiano col suo bambino, cavalcando come Mazzeppa sopra un cavallo bianco, lasciando lontano l'orda dei persecutori!»

      Il Darwin fece per via di terra tutto il lungo tragitto da Bahia Blanca a Buenos-Ayres, e all'ultima stazione ecco quanto gli avvenne:

      «A sera cadde una pioggia dirotta; arrivati alla casa di posta, il proprietario ci disse che se non avessimo avuto un passaporto in piena regola, noi avremmo dovuto continuare la nostra strada perchè vi erano tanti ladri da non prestar fede più ad alcuno. Quando lesse però il mio passaporto, che cominciava con queste parole:—El naturalista Don Carlos,....—il suo rispetto e la sua cortesia non ebbero limiti come prima i suoi sospetti erano stati illimitati. Di ciò che sia un naturalista nè lui nè i suoi compatriotti non hanno, credo, neppure l'idea; ma probabilmente il mio titolo non perdette per questo nulla del suo valore.»

      In una escursione da Buenos-Ayres a Santa Fè dovette il Darwin passare due giorni a letto per mal di capo, e ciò gli porse modo di avere un concetto della medicina del paese.

      «Una buona vecchia che mi accudiva, mi consigliò di provare molti singolari rimedii. È qui una pratica comune il legarsi una foglia di arancio, o un pezzetto d'impiastro nero, sopra le tempia; ed è ancora più comune spaccare una fava in due, inumidirne le due metà e metterle sopra ogni tempia, ove aderiscono agevolmente. Non si crede bene di toglier via le fave o gli impiastri, ma si lascia che cadano da loro, e talvolta se si domanda ad un uomo che cosa siano quegli oggetti appiccicati sulla sua testa risponde:—Ho avuto mal di capo due giorni fa.—Molti dei rimedii adoperati dalle genti della campagna sono stranamente ridicoli, ma troppo disgustosi per essere menzionati. Uno dei meno nauseanti è quello di uccidere e spaccare due cagnolini e fasciarli da ogni lato di un membro rotto. I piccoli cani senza pelo sono molto ricercati per farli dormire sui piedi degli ammalati.»

      In quella escursione rischiò il Darwin di rimaner prigioniero e non fu senza difficoltà che riuscì a potersene andare. Egli esprime così la sua contentezza.

      «Una città bloccata deve essere sempre un luogo di dimora poco piacevole; in quel caso poi vi erano sempre da temere i briganti interni. Le sentinelle erano le più da temersi,


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