Della scienza militare. Blanch Luigi
il mondo, ne deducemmo che le scienze morali, che riguardano l'uomo nella sua natura e nelle sue manifestazioni e che fornivano le regole per facilitargli il cammino nel mondo, erano quelle che solo potevano dare spiegazione del grande fenomeno che le storiche composizioni e la piú alta parte delle poetiche narravano e rappresentavano. Considerammo egualmente che oltre a questi studi che l'agente riguardano, bisognava conoscere ove operava, cioè il mondo, per potersi calcolare il valore dello spazio, del tempo e dei locali accidenti, ed in ultimo tutte quelle sostanze che contengono gli attributi necessari per divenire propri istrumenti, cioè le armi di cui gli uomini dovevano far uso e tutto ciò che per materiale di guerra è necessario. Da ciò conchiudemmo che le scienze morali, le esatte e le naturali corrispondevano ai principali elementi della guerra, cioè agli uomini, alle armi e agli ordini, con la cognizione degli spazi ove quelli e questi operavano. Ciò fissato, ci sembrò che una scienza la quale aveva sí estese relazioni e che aveva servito di mezzo alle piú grandi trasformazioni sociali ed altre ne aveva impedite, doveva rannodarsi alla destinazione di tutta quanta la umanitá, e che doveva potentemente influire sulla fisionomia che riveste ogni periodo importante della storia delle nazioni. La quantitá degli avvenimenti che si passavano nel tempo, la loro potente azione sulle sorti dei popoli, la rapiditá delle trasformazioni sociali, tutto questo grandioso spettacolo richiamava la nostra attenzione e ci confermava nelle nostre prime idee, le quali per lo spazio di trentacinque anni acquistarono maggior valore cosí per i fatti come per le scientifiche produzioni. Per cui, osservando che l'organizzazione della forza pubblica, le somme che assorbiva, che piú o meno equivalgono ad un terzo della pubblica rendita degli Stati; dippiú che tutte le determinazioni di politica esterna, come trattati di pace, di alleanza e anche di commercio dai quali le guerre potevano derivare, erano tutti fondati sulla forza delle diverse potenze, e che questa si misurava sul suo sistema militare strettamente rannodato al finanziario che lo alimenta; e finalmente che siffatte quistioni erano quelle che naturalmente preoccupavano tutt'i corpi consultivi o deliberanti dei diversi Stati di Europa; ci persuademmo che era anormale che i membri che componevano queste congreghe fossero nel maggior numero estranei alle nozioni delle scienze belliche, e che i militari che vi si trovavano non avessero nozioni in generale dei rapporti della guerra con lo stato sociale. Da ciò deducemmo che le decisioni dovevano sovente risentirsi di questa mancanza di cognizioni e i loro effetti aver grandi e larghe conseguenze sulle sorti delle nazioni. Cosí immaginammo in una serie di brevi discorsi di svelare queste relazioni e metterle a portata di tutti gli uomini che di pubblici affari si occupano, non certo per completare la loro istruzione su questo punto, ma per eccitarli e facilitar loro il mezzo di acquistarla. Lo Spettatore militare di giugno 1835 nell'analizzare il nostro lavoro ha fatto osservare questo aspetto della quistione.
Ora che abbiamo esposto la genesi e il fine del nostro lavoro, ci resta a svolgere gli oggetti che ivi si sono trattati con un po' piú di estensione, come enunciammo. Il primo che ci si fa innanzi tanto nell'ordine de' tempi che in quello delle idee è l'origine della guerra, giacché sembra un atto sí demente quello di accrescere i mezzi di distruzione quando l'umanitá lotta invano contro quelli che sono nella natura, che tale fenomeno non si è potuto che attribuire alla depravazione ed al capriccio dell'umanitá, vale a dire ad una origine derivante da un principio anormale. Perciò noi cercammo dargli una base piú razionale, piú in armonia e in proporzione con i suoi effetti e la sua durata; e trovammo che se era qualche volta istrumento del male, non era l'origine di questo, ma serviva a reprimerlo, come le leggi fanno per ogni societá, e che invece di essere un'anomalia, era un fatto naturale delle condizioni dell'umanitá, e perciò non incompatibile con esse, che anzi dava impulso a certe virtú che l'umana natura rilevavano; che stabilita questa origine, era divenuta scienza ed arte, e perciò era stato mezzo conservatore da render atto a difendersi, ed anche da far soggiogare dalle piccole nazioni incivilite le orde piú numerose de' barbari, e cosí aver conservato ed esteso la civiltá e dimostrato la superioritá della intelligenza che dirige la forza minima sulla massima priva d'intelligenza; che ciò fissato, lo stato sociale e lo scientifico in ogni popolo doveva essere in relazione con la militare organizzazione e risentir dei cangiamenti e modificazioni che essa subiva, e in essa far penetrare quelle modificazioni che accadevano nell'insieme della societá in tutto ciò che la sua civiltá costituiva. Per dar di ciò pruova dovemmo esporre il movimento parallelo della guerra e della societá presso i popoli dell'antichitá, indicare le cagioni della loro decadenza, se era, come si asseriva dai piú, perché erano giunti all'apice della civiltá o se perché erano molto da essa lontani. Dovemmo anche dire come lo scioglimento dell'antica societá nel medio evo e l'oscuritá de' secoli sotto l'aspetto dell'intellettuale coltura fecero sparire la guerra come fatto collettivo regolarmente operato e la sua scienza, ma senza che l'umanitá fosse meno manomessa: pruova positiva che non sono i metodi che producono i mali della guerra, che anzi li raddolciscono regolarizzandoli, ma che i suoi tristi effetti stanno sulla terra e nascono da un piú alto principio, che l'umana volontá può aggravare o scemare ma non distruggere intieramente. Egualmente ci sforzammo di dimostrare per la societá moderna come all'epoca del risorgimento scientifico e letterario e della regolaritá de' governi la guerra riprese forme scientifiche e metodi razionali, come si serví de' progressi dello scibile e gli accelerò con la sua vigorosa azione, come segnò l'èra di tutte le modificazioni che l'ordine politico, il sociale e l'intellettuale subirono, come i primi inciviliti dominarono quelli che ancora non erano, e come in ragione che alla civiltá s'iniziarono, i loro sforzi materiali dall'intelligenza diretti ebbero nella bilancia politica quel peso che prima non avevano.
Fermato il metodo seguito per esporre la nostra tesi, passeremo ad indicare brevemente i lavori sussidiari che prendemmo a svolgere per dimostrare ciò che sembrar poteva una semplice asserzione. Perciò credemmo necessario mostrare, come indicammo, che la legislazione, che dá leggi, regole e limiti alla volontá umana assegnandole un fine nella civile societá, aveva subito le stesse fasi che le scienze belliche nel loro svolgimento, perché la forza pubblica è costituita dalla legislazione ed è destinata a garentirla contro gl'interni nemici ed esterni. Egualmente mostrar volemmo come è l'economia pubblica che fissa i metodi e spiega le leggi con cui l'uomo può e deve con la sua intelligenza e la sua forza ai suoi bisogni far servire gli attributi della materia, e trasformare in mezzi quegli elementi che sono ostacoli per una barbara societá, per farla progredire nella civiltá; e con memorie originali o con analisi di opere che trattavano dell'economia pubblica, dei suoi metodi e delle sue vicende presso i popoli orientali, presso i greci e i romani, nel medio evo e nella moderna societá, cercammo dedurne le relazioni ch'erano tra la scienza che espone i metodi di produrre, consumare e distribuire le ricchezze e quella che deve garentirli contro tutte le opposizioni che può incontrare nel proprio seno o nella rivalitá delle altre nazioni. Cosí ci parvero chiaramente stabilite le relazioni tra la legislazione, l'economia pubblica e le scienze belliche. Mostrammo che tutte avevano tre periodi percorsi: uno spontaneo, uno intuitivo ed un ultimo renduto dimostrativo dalla deduzione che sorgeva dalla sintesi della scienza, quando i suoi elementi erano divenuti noti mercé l'analisi induttiva; e come per ben provar ciò bisognava cercarne la pruova nella storia nel senso piú esteso, cioè tanto in quella dei fatti che in quella delle idee che avevano influito sulle sorti dell'umanitá. Perciò consacrammo all'esame dell'opere letterarie rinomate del tempo, particolarmente nella storia sí civile che letteraria, una serie d'articoli che ci facilitavano questo fine, con far apparire dalle svariate vicende che gli storici avvenimenti offrono, certi risultati costanti, i quali dimostravano che quell'apparente disordine che offre l'urto degl'interessi, delle passioni e delle idee nella loro lotta, erano sottomessi a regole costanti nei loro ultimi risultamenti, quando s'integravano e non differenziavano solo i fatti, e cosí considerati corrispondevano a certe cause finali che presiedono al progressivo svolgimento dell'umanitá, in armonia con i destini che la provvidenza le assegnò compiere sulla terra. Per mostrare l'accordo che ci è tra l'intelletto e la volontá esaminammo qualche ramo parziale di letteratura che si svolge nella societá; e trovammo che nella drammatica letteratura ciò si rendeva piú facile, perché ivi si mostravano le umane passioni nella loro sorgente e nei mezzi che impiegavano per trionfare degli ostacoli che la natura o gli uomini ad esse opponevano, e quali caratteri doveva un uomo rivestire per ispirar la simpatia e l'ammirazione ne' suoi simili. E qui trovammo relazioni tra la lotta che l'uomo è destinato a subire sulla terra (poiché niun dubbio può sorgere che l'uomo sulla terra deve combattere le forze della natura, scovrirne i segreti, opporre ostacoli alle passioni dei suoi simili