Augusto De Angelis: Tutti i Romanzi. Augusto De Angelis

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Dov’è il suo appartamento?

      — Scala a destra, secondo piano… Non c’è nome sulla porta.

      — Grazie.

      De Vincenzi s’avviò. Quando fu per le scale, cominciò a chiedersi quale ragione mai avrebbe trovata, per giustificare la sua visita alla signorina Lolly Down, ventottenne, da New York e padrona di un cane, di una cameriera e di Dorotea Winckers Shanahan.

      Intanto, lui stesso non sapeva perché avesse di colpo deciso di salire a far la conoscenza di quella americana, che non avrebbe certo potuto apprendergli alcunché riguardo ai delitti, per il solo fatto di avere quale governante la moglie di uno degli assassinati.

      Ancora uno dei suoi movimenti istintivi, dettatogli dal suo subconscio. Non era una ragione che lo spingeva; era una sensazione indistinta, vagamente coercitiva per lui, che alle proprie sensazioni non voleva mai o quasi mai sottrarsi.

      Si trovò davanti alla porta senza nome, che era la prima sul pianerottolo. Le altre due avevano targhe d’ottone lucente.

      Non aveva trovato alcuna scusa decente; ma premette senza esitare il bottone del campanello. L’essenziale era che non si presentasse ad aprirgli la lugubre vedova dal frasario biblicamente apocalittico.

      Ma fu la cameriera, invece, che comparve nel riquadro della porta. Una biondina sottile e svettante, nell’abito di satin nero, col colletto e i polsi bianchi e il musettino incipriato.

      — Desidera?

      — Parlare con la signorina Down, se è possibile…

      La biondina contrasse le labbra.

      — La signorina attende la sua visita?

      — Non credo.

      — Vuoi dirmi di che si tratta, allora? Il suo nome?

      Ma intanto si traeva da parte, per farlo entrare.

      De Vincenzi si trovò nell’anticamera, e poi in un salottino. L’ammobiliamento era quanto di più modernamente americano si potesse immaginare. Vide subito in un angolo un mobile di legno lucido, sul quale sfavillavano caraffe e bottiglie d’ogni forma e colore e uno shaker d’argento: il bar.

      La cameriera attendeva.

      De Vincenzi sedette. La giovane si passò le palme sulle anche, con un movimento civettuolo. Svettava sempre più col corpicino agevole, ma non sorrideva. Quel visitatore dal fare punto impacciato cominciava a preoccuparla.

      — Dica alla signorina che un commissario di Polizia desidera chiederle qualche informazione di carattere privato – questa era la frase che il cervello di De Vincenzi aveva formulata, ma che le sue labbra non pronunziarono.

      — Carlo De Vincenzi… – disse, invece – …dottor Carlo De Vincenzi.

      La camerierina non disarmò.

      — Di che cosa si tratta? Se miss Down non la conosce, vorrà certamente sapere…

      — Ebbene, lo saprà senza dubbio, se mi concede l’onore di accordarmi il colloquio, che le chiedo. Potete dirle che si tratta di cosa urgente e… grave.

      — Ah!

      La biondina girò su se stessa, per dirigersi alla porta. Ma si sentì il tintinnio di un campanellino, che scorreva sul tappeto dell’ingresso. Apparve un piccolo mops dal musetto schiacciato e dagli occhi largamente cerchiati di nero.

      E subito una voce stranamente aspra, una voce esotica lo raggiunse:

      — Darling… Darling…

      E Lolly Down fece la sua comparsa dietro il cane, ch’ella teneramente appellava: – Caro…

      Vide il visitatore e levò le mani in alto, in segno d’esultanza.

      De Vincenzi era balzato in piedi.

      — Finalmente!… – gridò miss Lolly, in un italiano duramente pestato dai suoi dentini d’avorio. – Vi siete fatto attendere! Mistress Winckers non sperava più che veniste per oggi… Abramo Lincoln ha urgente bisogno delle vostre cure…

      E chiamò ancora:

      — Darling… Darling…

      Si chinò sul cane che le era corso fra i piedi, lo sollevò, lo baciò, gli sussurrò all’orecchio con voce carezzevole:

      — Darling, I love you… – e poi alzò il volto verso il visitatore: – Questo è Abramo Lincoln, che ha assoluto bisogno delle vostre cure.

      E rise largamente. De Vincenzi vide che il secondo molare in basso era di platino.

      R

      Miss Lolly Down

      Che fare?

      Prodigare le proprie cure a un mops, si chiami pure Abramo Lincoln, non è cosa facile per un commissario di Pubblica Sicurezza…

      Ma era anche alquanto difficile per lui spiegare a miss Lolly Down la propria presenza in quella casa…

      E come ultima complicazione temeva che da un momento all’altro entrasse la signora Dorotea Winckers Shanahan…

      Fu questo pericolo che, fattosi a un tratto soverchiante, lo indusse ad affrontare la situazione.

      Lolly lo guardava, stupita adesso che egli non si affannasse attorno alla bestiola.

      — Non la visitate?

      E tese il piccolo cane verso di lui.

      Abramo Lincoln non rimase tranquillo. Si trattasse di una sua congenita antipatia per gli individui di sesso maschile o avesse creduto anche lui che quel signore fosse un veterinario pronto a sottoporlo a cure per lo meno fastidiose, il mops cominciò a ringhiare sordamente e sollevò le labbra, scoprendo una doppia fila di dentini aguzzi.

      Si agitò improvvisamente e guizzò dalle mani della donna sul tappeto, dove si mise a correre, rifugiandosi in un angolo, dietro al bar.

      — Ah! darling!… Questo è il tuo medico, mio adorato… Egli ti guarirà il pancino… Darling!

      Ma non valsero nomi affettuosi, né appelli pieni di disperata tenerezza. Il darling Abramo sempre più si fregava contro il muro e già aveva cacciato la parte posteriore del corpicino sotto il mobile di palissandro.

      — Abramo Lincoln ha paura di voi! – dovette finalmente concludere con un sorriso di scusa miss Down. – Soltanto mistress Winckers potrà convincerlo a uscire di lì sotto e lo indurrà a farsi visitare da voi…

      E la giovane si diresse alla porta.

      De Vincenzi le sbarrò la strada.

      — Miss Down, perdonatemi!… Io non posso recare alcun sollievo al povero Abramo Lincoln… Non c’è quindi bisogno che chiamate mistress Winckers… Non sono colui che attendevate, io!

      — Non siete il veterinario? – chiese con profonda meraviglia l’americana e subito una ruga le apparve sulla fronte. – E chi siete allora? Perché vi trovate qui?…

      Subito fece un altro passo verso la porta, più che mai determinata a chiamare in proprio soccorso la governante.

      — Permettete!… Se acconsentite ad ascoltarmi, conoscerete la ragione della mia visita…

      — Potrete spiegarla a mistress Winckers…

      — È proprio con lei che non desidero incontrarmi. Si tratta di cosa piuttosto grave…

      L’altra fece un gesto d’impazienza.

      — Nulla può essere più grave e urgente della salute di Abramo Lincoln…

      E teneva lo sguardo rivolto verso il mobile di


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