Principi della conoscenza dell'interno e dell'esterno.. Domenico Petrilli
diverso da come narra Platone. A rafforzare i presupposti di cui discutiamo sono altresì le credenze o verità sulla incorporeità di Dio stesso e quelle sulla esistenza della vita dopo la morte sorrette a loro volta dalla tesi sulla spazialità delle idee, ovvero la qualcosa è analizzata ad un livello semplicistico ma teologico al modo di Platone. Si ricordino poi al riguardo i caratteri dell’idea platonica che si edifica e si costruisce nella dialettica (una successiva elaborazione della gymnasia di Parmenide) .Questa sfocia successivamente nella logica, il cui presupposto è dato dalla matematica, sempre nella aderenza di Aristotele a Platone, e di cui è l’evoluzione che a sua volta sfocia nella logica degli opposti, e nella volontà di potenza, o inconscio ,che rimarcano la necessità di uno spazio irrazionale, accanto a quello razionale, che ne rappresenta lo specchio ,ossia la irrazionalità sfocia nella razionalità dell’attimo dell’io penso che traduce in azione l’imperativo categorico di una volontà di partecipazione irrazionale al metafisico: la così detta fede immediata di Jacobi. La negazione totale di un’ attività razionale pura non è comunque possibile quindi per la presenza inconfutabile di un’attività razionale nei procedimenti cognitivi. Ne deriva soltanto che a differenza di altre scuole e correnti filosofiche che ricercavano il primato ora nei sensi, ora nell’atomo, ora negli istinti , ora nel percetto il postulato e il primo assioma è dato dal fatto che tutti tali aspetti sono imprescindibilmente uniti e verranno trattati e analizzati come uniti, e sono uniti o nella illusione o nel reale. Analizzerò successivamente la relazione aponia - materia che si radica proprio tale aponia sull’assenza del dato materiale e della percezione, ulteriore struttura della follia ovvero della assenza di comprensione di un folle verso uno che si potrebbe giudicare folle, ovvero i beati coloro che non sanno ciò che fanno diventano gli incapaci realisticamente, ulteriori scissioni di cui il buddismo conosce la essenza. Evitando di considerare le implicazioni metafisiche e trascendentali va comunque detto che la attività razionale pura non va negata per le implicazioni di enorme beneficio per l’esistenza morale e per la esistenza ideativa, oltre che per la possibilità scientifica di un essere strutturale che nelle sue funzioni determina il funzionale oggettivo e il funzionale soggettivo
che sono le strutture dell’oggetto e le strutture del soggetto a livello esistenziale. Quindi in buona linea si è affermata e si è confutata la tesi relativa alla impossibilità di cogliere una attività razionale pura in un esistenza in cui partecipa anche la materia nel caso sia vero l’assunto della materia, ma comunque dovrebbe essere per lo meno vero quello eventuale anche sulla immutabilità- indivisibilità. Una maggiore cognizione e conoscenza di tale attività pura , nel senso di riguardante la idea e non l’oggetto della idea, potrebbe ottenersi con la vita ascetica che porta ad un maggior approfondimento del senso interno, ma tale via potrebbe di nuovo e come detto condurre alla pazzia prescindendosi dalla materia che è presupposto dell’esistenza attuale, che è poi la dinamica del folle.
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