Cuori Maledetti. Amy Blankenship

Cuori Maledetti - Amy Blankenship


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e aprì la porta.

      Vedendo che la direttrice non era sola in ufficio, Kyoko si mise a dondolare sulle gambe, chiedendosi cosa avesse fatto questa volta per mettersi nei guai. Dato che la scuola era nel bel mezzo del nulla e non era ammessa la presenza di maschi, difficilmente ne vedeva uno e l’uomo che era in compagnia della preside la rendeva molto nervosa.

      "Si accomodi, signorina Hogo; abbiamo molto di cui discutere." disse la signora Merda, con tutta l'alterigia di cui era capace. Anche lei sembrava un po’ frastornata dalla presenza dell’uomo che aveva davanti. "Questo è il signor Sennin, un avvocato che ha gestito la proprietà della sua famiglia da quando lei è entrata in questo collegio. E’ venuto qui per informarci che il suo compito è finito e che, avendo lei raggiunto la maggiore età, adesso è libera di disporre dei suoi beni come meglio desidera, dalla mezzanotte di stasera."

      Kyoko sbatté le palpebre più volte, confusa. La sua famiglia… cosa? Le era sempre stato detto che era cresciuta in istituto e quindi aveva pensato di essere orfana. Domani avrebbe compiuto diciotto anni, ma… Kyoko si scosse dai suoi pensieri quando la signora Merda si alzò improvvisamente e si diresse verso la porta dell'ufficio.

      La schiena della vecchia era rigida come un'asse e i suoi talloni ticchettavano rumorosamente sul pavimento di legno dell'ufficio. La guardò da dietro le spesse lenti che le scivolano continuamente dal naso. "Lascerò che sia il signor Sennin a spiegarle tutto." La porta si chiuse con un fragoroso boato, lasciando Kyoko e l'uomo da soli nell'ufficio.

      "Posso chiamarti Kyoko?" chiese cortesemente il signor Sennin. Personalmente, era contento che la vecchia arpia li avesse lasciati soli.

      La sua voce era vecchia e ruvida, ma morbida e dolce allo stesso tempo, stimolando finalmente la ragazza ad alzare i suoi occhi color smeraldo su di lui. L’uomo indossava un classico abito da avvocato, ma il suo sorriso sembrava quello di un nonno, perché gli arrivava fino ai suoi scintillanti occhi grigi. Annuì, avendo bisogno di un momento per trovare la sua voce.

      "Conosce la mia famiglia?" Kyoko gli fece l'unica domanda che avrebbe voluto fare da sempre.

      “Li conoscevo molto bene. Tuo nonno era il mio migliore amico." Sospirò mentre prendeva la sedia della signora Merda e la trascinava intorno alla scrivania per posizionarla accanto a quella di Kyoko. “Tuo nonno ti ha portato da me quando avevi solo tre anni con istruzioni molto esplicite e un testamento. È stato ucciso in uno strano incidente solo un paio d'ore dopo aver lasciato il mio studio legale."

      Il vecchio fece un respiro profondo, come se il ricordo lo ferisse ancora profondamente, poi iniziò a spiegare. “Tuo nonno è venuto da me in via confidenziale. Mi ha detto che tutti nella tua famiglia erano in pericolo. I tuoi genitori erano appena morti in circostanze strane e lui temeva per la tua vita ... aveva paura che tu fossi la prossima vittima, suppongo. "

      Si agitava come se stesse lottando con se stesso per spiegare. "Vedi ... tua madre e tuo padre sono stati trovati nel soggiorno della tua famiglia, apparentemente sbranati da una specie di animale." I suoi occhi si incupirono al ricordo. "Ma non è mai stata trovata alcuna prova che delle belve fossero penetrate in casa."

      Il signor Sennin si accigliò. "Quando è arrivata la polizia, hanno cercato tuo fratello minore Tama, ma era scomparso senza lasciare traccia. Tu, per fortuna, ti trovavi con tuo nonno alla fiera della contea mentre i tuoi genitori venivano uccisi. Ma quando gli investigatori hanno perquisito la casa, hanno visto che era stata la tua stanza a subire i danni peggiori. È stato allora che tuo nonno ti ha portato nel mio ufficio. "

      "Sono morti?" Kyoko si sentiva stravolta…folgorata come un animale abbagliato dai fari della macchina. Scoprire in un attimo di avere avuto una famiglia e di averla persa era stato…tremendo. “Nessuno mi ha mai raccontato nulla. Hanno sempre detto che ero una specie di mascotte della scuola. Non mi hanno mai nemmeno permesso di lasciare il campus." Sbatté le palpebre, chiedendosi se davvero volesse saperne di più.

      Il signor Sennin annuì: "Le mie istruzioni erano di mandarti in un collegio il più lontano possibile dalla tua casa di famiglia, e di non avere alcun tipo di rapporto con te fino alla tua maggiore età. Ho sempre pagato le tasse scolastiche tramite un conto offshore, in modo da non lasciare traccia.”

      Si guardò intorno, nella stanza, provando rammarico per il suo isolamento. “L'unico motivo per cui ho scelto questo posto era perché il terreno qui è sacro ... benedetto dai monaci che vivono nel monastero proprio sulla montagna. I loro antenati e le loro tradizioni sono le più antiche del mondo ... e le più potenti. Ho anche chiesto all’istituto che non ti permettessero mai di uscire dal cortile della scuola. Vedi, tuo nonno era convinto che se non fossi stata nascosta da qualche parte ... i demoni ti avrebbero trovato. "

      Kyoko sussultò sorpresa. "Demoni?" Quello era il suo segreto, e non l'aveva mai detto a nessuno! Le sue compagne di stanza le chiedevano sempre dei suoi incubi, quando si svegliava urlando, ma lei diceva semplicemente che non ricordava i sogni. Abbassò gli occhi, non volendo che lui si accorgesse di quanto aveva paura.

      Il vecchio si schiarì la gola, chiedendosi se non avesse detto troppo, e si voltò rapidamente verso i suoi documenti come se volesse riordinarli di nuovo. "Mettiamola così: mi fidavo di tuo nonno tanto quanto lui si fidava di me."

      Kyoko cercò di scrollarsi dalla mente le visioni che le stavano balenando agli occhi. Il ritratto mentale della famiglia che aveva nascosto segretamente nel suo cuore era ora coperto di sangue. Sbattè le palpebre a lungo, fino a quando non riuscì di nuovo a mettere a fuoco l’immagine dell’uomo gentile che le aveva svelato la verità senza falsi preamboli. "Cosa succede a mezzanotte di stasera? La signora Merda ha detto ... "

      "La signora...Merda!” rise il signor Sennin, poi si schiarì la gola. "Devi ammettere che questo nome le sta proprio bene." Le sorrise, poi appoggiò davanti a Kyoko la valigetta coi documenti. "Da stanotte, sarai proprietaria di una bella casa grande e di un’ingente somma di denaro. Puoi restare qui quanto vuoi, oppure puoi tornare nella casa in cui sei nata e finire da privatista l'ultimo anno di liceo. "

      Le labbra di Kyoko si schiusero in un sorriso, e i suoi occhi color smeraldo divennero ancora più grandi per lo stupore. "Ho una casa?"

      Il vecchio apparve leggermente imbarazzato, quando rispose: “Sì. È ai margini della città e tutta la terra a perdita d'occhio alle sue spalle è tua. C’è anche una piscina interrata e riscaldata all'interno dei giardini fioriti dietro la casa, che non è visibile dalla strada. Avrai tutta la privacy che vuoi."

      Vedendola mordersi il labbro inferiore, cercò di alleviare le sue paure. “La casa non è in mezzo al nulla come questo posto. C'è una casa enorme direttamente dall'altra parte della strada, e ci sono sempre molte macchine che vanno e vengono. Lo so perché io e mia moglie siamo andati a casa tua una volta al mese per pulirla, negli ultimi quindici anni. Di recente l'abbiamo persino rifornita di viveri, nel caso decidessi di tornare a viverci.”

      Un lento sorriso si diffuse sulle labbra di Kyoko, mentre pensava all’unica cosa che aveva sempre desiderato: una casa tutta sua! All'interno della cartella c'era la foto di una grande villa con un giardino fiorito ben curato e un lungo vialetto. Casa ... aveva una casa, un luogo in cui una volta la sua famiglia aveva vissuto ed era stata felice.

      Guardando di nuovo il signor Sennin, sorrise con gioia e gli disse: "Quando partiamo?"

      *****

      Kyoko era in piedi sul prato davanti la casa dove il signor Sennin le aveva detto che una volta ci viveva la sua famiglia. La casa era a due piani, di un bianco candido, con enormi colonne che sostenevano il tetto del portico anteriore che attraversava tutta la facciata della casa. Era rimasta lì per quasi dieci minuti a guardare tutto, ma il sole stava tramontando rapidamente e alla fine fu costretta a concentrare la sua attenzione sulla porta d'ingresso.

      Era stata così nervosa, quando aveva lasciato il collegio in cui era cresciuta e ad era salita su un aereo per solcare l'oceano, ma ora che era a casa una tranquilla serenità l'aveva assalita. Il signor Sennin era stato di grande aiuto, spedendole i bagagli prima che lei partisse e facendoli consegnare a casa da sua moglie. Aveva persino fatto mandare i suoi documenti scolastici al liceo in città, in


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