Voglio Succhiarti Il.... Gemma Cates

Voglio Succhiarti Il... - Gemma Cates


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è uno che dà.

      “Hmm.” Fingo di prendere in considerazione la sua proposta (mentre continuo furtivamente a sbattermi a secco la sua erezione). Ma non fingo a lungo, perché le sue dita scivolano sotto la vita dei miei pantaloni in finta pelle e mi stringono il sedere.

      Non essendo una che resta in ozio quando c’è un lavoro importante da fare, allento il bottone dei pantaloni, abbasso la lampo e ondeggiando me ne libero.

      Simon mi aiuta.

      Le sue mani calde mi sfiorano il corpo, dalle costole giù fino al culo, per poi risalire fino alle tette. Mi palpeggiano i seni sopra il pizzo della bralette, mi pizzicano i capezzoli e in generale fanno sentire le mie piccole coppe misura B adorate prima di scomparire sotto la camicetta e la bralette.

      È così che mi sento. Un momento esse fanno la loro magia sulla camicetta e il reggiseno, e il momento dopo sono scomparse, sostituite dalle sue labbra e dalla sua lingua.

      Lui si alterna tra pizzicare un capezzolo con le dita e succhiarlo delicatamente con quelle labbra perfette e quella bocca meravigliosa.

      E nel mio cervello, a dire il vero, non dimorano così tanti aggettivi positivi tutti insieme da… mai.

      Mi massaggia un seno con la sua manona mentre si occupa dell’altro con quella sua bocca sexy. E parlando di mani, io ansimo e cerco di fare qualcosa di più che stringere la stoffa della sua camicia. Tipo slacciargli la cintura. Alla fine riesco a farmi strada verso l’oro. Spingendo da parte i jeans e i corti boxer neri, le mie dita si avvinghiano a lui.

      Lo accarezzo dalla radice alla punta, facendo scorrere il palmo sul suo glande. Dall’orifizio esce del precum e io lo spalmo col pollice. La lubrificazione extra permette al mio palmo di scivolare più agevolmente mentre lo masturbo.

      Ed è in questo momento che la sua bocca torna sulla mia. Con la testa inclinata, in modo da poter esplorare, saccheggia la mia bocca e fa scivolare una mano sullo stomaco e poi giù, tra i riccioli umidi. Le sue abili dita continuano a percorrere la strada verso il mio centro bagnato, librandosi intorno, ma senza toccarlo, al mio sensibile clitoride.

      “Oh, Simon.”

      Ho appena pronunciato il suo nome con un gemito in stile porno? Spero proprio di no, ma con due dita dentro di me e il pollice che compie il primo, dolce passaggio sul mio clitoride, è altamente probabile che lo abbia fatto.

      Per tutto il tempo continuo, senza pensarci, a masturbargli l’uccello, ma mentre Simon lavora sul mio corpo, io lo accarezzo con lo stesso ritmo. Non mormora una parola di lamentele. A dire il vero, i suoi fianchi si muovono con un crescente e frenetico entusiasmo.

      E, Dea, quanto mi piace lo scivolamento delle sue dita dentro e fuori la mia passera.

      Con quella sua voce profonda, e tutto il velluto andato, sostituito da un tono roco, dice, “Voglio sentirti venire intorno alle mie dita.”

      E quelle poche, sconce parole sussurrate al mio orecchio mi fanno oltrepassare il limite.

      Vengo sulle sue dita mentre lui geme per la sua liberazione.

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      * * *

      “Voglio morderti.” Mi piace chiedere il consenso. Solo perché succhio il sangue alla gente non significa che sono un mostro.

      La cosa è abbastanza buffa, poiché il consenso, specificamente la mancanza, mia e di Simon, di esso, sotto l’effetto di una grande quantità di tequila, è stata la cosa più distante dalla mia mente quando ci siamo ritirati nella camera da letto di Megan.

      Siamo crollati entrambi come due bambole di pezza sudate, appoggiandoci contro il muro. In realtà – guardando il mio misterioso compagno di sesso – io ero sudata; Simon sembrava avere una leggera imperlatura. È il tipo di uomo che deve correre per una quindicina di chilometri prima di mostrare un bel po’ di sudore, ovviamente. E sebbene, di solito, questa cosa mi infastidisca, perché ho scoperto che molti dettagli personali della gente mi infastidiscono, il mio primo pensiero è stato maratona di sesso.

      L’espressione sulla sua faccia – un quarto intrigata e tre quarti eccitata – mi fa capire che non ha idea che il morso di cui parlo comprende una perdita di sangue.

      Mi allontano, di modo che le nostre spalle non si tocchino più, e lo affronto con coraggio. “Sono una vampira.”

      I vampiri hanno bisogno di sangue umano fresco per prosperare. Un bel problema quando è la nostra fonte di cibo che governa il pianeta. Così ci siamo sempre nascosti, cacciando con discrezione, rubando silenziosamente quantità trascurabili di sangue e usando piccoli trucchi per manipolare la percezione dei nostri donatori.

      Un altro punto fermo dei miei: donatori, non vittime. Perché il consenso conta, anche se devo rubare il ricordo del morso, per proteggere la nostra esistenza, circa sei secondi dopo avere affondato i denti nella carne.

      E c’è un altro requisito: i miei donatori sono sempre uomini. Succhiare sangue da un corpo è un gesto sessuale, e si dà il caso che io sia etero.

      “Una vampira.” Ripete le mie parole, ma è come se il suo cervello non riuscisse a elaborare.

      Capita spesso. È la reazione a quando uno dice, “Sono una creatura mitica che esiste soltanto nella narrativa fantastica e nelle leggende metropolitane, a parte il fatto che non è proprio così, perché sono reale e questo è ciò che sono.”

      “Una vera vampira. Non come Dick.”

      “Robert.” La replica di Simon è automatica.

      Uh-oh. Ha quello sguardo. Quello sguardo da a-che-razza-di-ragazza-ho-appena-fatto-un-ditalino.

      Questa è una novità per me, perché prima di Simon ho fatto sesso soltanto con vampiri.

      Pover’uomo. Sto quasi male per lui, ma ho intenzione di alterare questi pochi minuti, cambiando la sua percezione degli eventi, per cui, in realtà, non è un grosso problema.

      Mito: i vampiri hanno il potere di controllare la mente.

      No.

      Però possiamo riavvolgere. Non il tempo, solo la percezione. E funziona soltanto su una persona alla volta. Un esempio a caso: non posso entrare in un bar, inciampare nella valigetta di un ragazzo carino, dare un colpo al tavolino rovesciandogli in grembo caffè bollente e poi, come per magia, cancellare il ricordo dell’episodio dalla mente di tutti i presenti.

      Oh, e non posso nemmeno curargli lo scroto ustionato.

      Non che desideri fare male alla gente, no. Mi piace pensare di essere una persona relativamente buona, ma… magari quello è uno stronzo.

      Per paura di dare un’impressione sbagliata, faccio quello che posso per lui. Sono stata io, inciampando, che con la mia distrazione gli ho fatto male, per cui gli do delle pacche sul braccio, scusandomi, e faccio del mio meglio per alleviargli un po’ il dolore con quel breve tocco.

      Mito: i vampiri possono guarire ferite, malattie e l’invecchiamento trasformando i mortali in vampiri immortali.

      No.

      La durata della mia vita non è superiore a quella di un umano medio e non sono in grado di trasformare un umano in vampiro (nasciamo ciò che siamo, umani o vampiri).

      Ma posso guarire una puntura o una ferita superficiali. Diversamente come potremmo riuscire a nascondere i nostri furtivi prelievi di sangue umano?

      E abbiamo un trucco per attenuare il dolore. Non c’è un ricordo più difficile da manipolare di quelli pieni di dolore. Il morso di un vampiro non causa dolore intenso o traumatico, ma è meglio ridurre al minimo ogni disagio. Inoltre è più gentile. Ripeto, non sono una stronza (di solito).

      Simon continua a guardarmi con prudenza.

      “Di solito non lo faccio.”

      “Dichiarare di essere una vampira dopo aver fatto del sesso sconvolgente?” Si sporge in avanti per appoggiare i gomiti sulle gambe. La sua


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