Приключения Пиноккио. История деревянной куклы. Уровень 1 / Le avventure di Pinocchio. Storia d’un burattino. Карло Коллоди

Приключения Пиноккио. История деревянной куклы. Уровень 1 / Le avventure di Pinocchio. Storia d’un burattino - Карло Коллоди


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gli occhi e dormi!

      E Pinocchio ha chiuso gli occhi e ha fatto finta[37] di dormire. E nel tempo che si fingeva addormentato, Geppetto con un po’ di colla gli ha appicciato i due piedi al loro posto, e li ha appicciati così bene, che non si vedeva nemmeno il segno dell’attaccatura.

      Appena il burattino si è accorto i piedi, è saltato giù dalla tavola dove stava disteso.

      – Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me, – ha detto Pinocchio al suo babbo, – voglio subito andare a scuola.

      – Bravo ragazzo.

      – Ma per andare a scuola ho bisogno di un po’ di vestito.

      Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli ha fatto allora un vestito di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza d’albero e un berretto di midolla di pane.

      Pinocchio è corso subito a specchiarsi in una catinella piena d’acqua e è rimasto così contento di sé, che ha detto:

      – Paio proprio un signore!

      – Davvero, – ha replicato Geppetto, – ma non è il vestito bello che fa il signore, ma è piuttosto il vestito pulito.

      – A proposito, – ha soggiunto il burattino, – per andare alla scuola mi manca sempre qualcosa.

      – Cioè?

      – Mi manca l’Abbecedario.

      – Hai ragione: ma come si fa per averlo?

      – È facilissimo: si va da un libraio e si compra.

      – E i quattrini?

      – Io non ce l’ho.

      – Nemmeno io, – ha soggiunto il vecchio, facendosi triste.

      E Pinocchio si è fatto triste anche lui: perché la miseria, la intendono tutti: anche i ragazzi.

      – Pazienza! – ha gridato Geppetto rizzandosi in piedi; si è infilato la vecchia casacca di frustagno, è uscito correndo di casa.

      Dopo poco è tornato: e quando è tornato, aveva in mano l’Abbecedario per il figliolo, ma la casacca non l’aveva più. Il pover’uomo era in maniche di camicia[38], e fuori nevicava.

      – E la casacca, babbo?

      – L’ho venduta.

      – Perché l’avete venduta?

      – Perché mi faceva caldo.

      Pinocchio ha capito questa risposta a volo[39], è saltato al collo di Geppetto e ha cominciato a baciarlo per tutto il viso.

      9

      Pinocchio vende l’Abbecedario per andare a vedere il teatrino dei burattini

      Pinocchio, con il suo bravo Abbecedario nuovo sotto il braccio, ha preso la strada che menava alla scuola: e fantasticava mille ragionamenti e mille castelli in aria uno più bello dell’altro.

      E diceva:

      – Oggi, alla scuola, voglio subito imparare a leggere: domani imparerò a scrivere, e domani l’altro imparerò a fare i numeri. Poi, con la mia abilità, guadagnerò molti quattrini e con i primi quattrini che mi verranno in tasca, voglio subito fare al mio babbo una bella casacca di panno: perché, insomma, per comprarmi i libri e per farmi istruire, è rimasto in maniche di camicia… a questi freddi!

      Mentre tutto commosso diceva così, gli è parso di sentire in lontananza una musica di pifferi e di colpi di gran cassa: pì-pì-pì, pì-pì-pì, zum, zum, zum, zum.

      Si è fermato e è stato in ascolto. Quei suoni venivano di fondo a una lunghissima strada traversa, che conduceva a un piccolo paese fabbricato sulla spiaggia del mare.

      – Peccato che io devo andare a scuola, se no…

      E è rimasto lì perplesso. A ogni modo[40], bisognava prendere una risoluzione: o a scuola, o a sentire i pifferi.

      – Oggi andrò a sentire i pifferi, e domani a scuola: per andare a scuola c’è sempre tempo, – ha detto quel monello, facendo una spallucciata.

      Detto fatto, ha infilato giù per la strada traversa e ha cominciato a correre a gambe. Più correva e più sentiva distinto il suono dei pifferi e dei tonfi della grancassa: pì-pì-pì, pì-pì-pì, pì-pì-pì, zum, zum, zum, zum.

      Quando si è trovato in mezzo a una piazza tutta piena di gente, la quale si affollava intorno a un gran baraccone di legno e di tela dipinta di mille colori.

      – Che cos’è quel baraccone? – ha domandato Pinocchio, voltandosi a un ragazzetto.

      – Leggi il cartello, che c’è scritto, e lo saprai.

      – Lo leggerei volentieri, ma per l’appunto oggi non so leggere.

      – Bravo bue! Allora te lo leggerò io. In quel cartello a lettere rosse come il fuoco, c’è scritto: GRAN TEATRO DEI BURATTINI…

      – È molto che[41] è incominciata la commedia?

      – Comincia ora.

      – E quanto si spende per entrare?

      – Quattro soldi.

      Pinocchio, che aveva addosso la febbre della curiosità, ha perso ogni ritegno e ha detto al ragazzetto:

      – Mi daresti quattro soldi fino a domani?

      – Te li darei volentieri, – gli ha risposto l’altro canzonandolo, – ma oggi per l’appunto non te li posso dare.

      – Per quattro soldi, ti vendo la mia giacchetta, – gli ha detto allora il burattino.

      – Cosa devo fare con una giacchetta di carta fiorita?

      – Vuoi comprare le mie scarpe?

      – Sono buone per accendere il fuoco.

      – Quanto mi dai del berretto?

      – Bell’acquisto davvero! Un berretto di midolla di pane!

      Pinocchio era sulle spine[42]. Stava lì lì[43] per fare un’ultima offerta: ma non aveva coraggio. Alla fine ha detto:

      – Vuoi darmi quattro soldi di quest’Abbecedario nuovo?

      – Io sono un ragazzo, e non compro nulla dai ragazzi, – gli ha risposto il suo piccolo interlocutore, che aveva più giudizio di lui.

      – Per quattro soldi l’Abbecedario lo prendo io, – ha gridato un rivenditore di panni usati.

      E il libro è stato venduto su due piedi[44]. E pensare che quel pover’uomo di Geppetto era rimasto a casa, a tremare dal freddo, per comprare l’Abbecedario al figliolo!

      10

      I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio, e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinai Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine

      Quando Pinocchio è entrato nel teatrino delle marionette, è accaduto un fatto che ha destato una rivoluzione.

      Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia era già incominciata.

      Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano fra di loro e minacciavano da un momento all’altro[45] di scambiarsi un carico di schiaffi e di bastonate.

      La platea, tutta attenta, si mandava a male[46] dalle grandi risate, nel sentire il battibecco di quei due


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<p>37</p>

fare finta – притворяться

<p>38</p>

  in maniche di camicia – в одной рубашке

<p>39</p>

a volo – с полуслова

<p>40</p>

A ogni modo – Во всяком случае/Так или иначе

<p>41</p>

È molto che – Давно ли

<p>42</p>

  era sulle spine – был как на иголках

<p>43</p>

Stava lì lì – Был совсем готов

<p>44</p>

su due piedi – мигом/немедленно

<p>45</p>

da un momento all’altro – вот-вот/того и гляди

<p>46</p>

  si mandava a male – разразиться/расточать