Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4. Ali Bey

Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 4 - Ali Bey


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Pascià, per quanto mi fu detto, diede prove in tempo dell'assedio de' Francesi, di valore e di fermezza; ma egli era mamelucco, ed educato soltanto nel mestiere delle armi, onde fu estremo nel male e nel bene, non conoscendo la via di mezzo.

      Gli Europei hanno in Acri molta libertà, e vi sono rispettati assai, tanto dal governo che dagli abitanti turchi ed arabi. La città è situata nel lato settentrionale d'una vasta baja in faccia al mezzogiorno: e nel tempo della mia dimora il caldo era insopportabile. All'estremità meridionale della baja vedesi il monte Carmelo che prolungasi nella direzione di E. O. fino al mare, ed ha sulla cima un monastero greco dedicato a S. Elia, ed un altro più basso dei cattolici sotto lo stesso titolo, e tra l'uno e l'altro una moschea turca parimenti sacra al Profeta Elia.

      Il 6 agosto decisomi di andare a Nazaret, mentre in compagnia di alcuni amici usciva di città, fui attaccato da una vomica spasmodica, dalla quale mi liberai in poche ore con una dose d'emetico, che fortunamente conservava ancora nella mia piccola spezieria. Fu questo il terzo attacco di bile ch'io soffersi in trentotto giorni, il primo al Cairo, ed il secondo a Gerusalemme.

      Mi posi in viaggio il giorno 7 alle sei ore del mattino, prendendo la strada all'est per un terreno prima piano, poi montuoso, di tratto in tratto coperto di alti alberi, e sparso di casali circondati da campi e da prati. Trovandomi ancora assai debole camminava lentamente temperando la noja della strada coll'osservare le numerose greggie che pascolavano su quelle pendici.

      Non arrivai a Nazaret prima delle quattro della sera, quantunque non sia distante che sei ore da S. Giovanni d'Acri; ma io era forzato di andare lentamente, e di prendere riposo ogni due ore. Andai ad alloggiare nel convento de' Francescani posto nel sito in cui la Vergine fu visitata dall'Angelo Gabriele.

      Nazaret di Galilea è città aperta, fabbricata sul pendio d'una montagna volta a levante, popolata da circa mille Turchi, e da altrettanti Cristiani. Gli abitanti approfittano del pendio del suolo per cavare delle camere nella roccia di modo che ogni casa ne ha una parte sotterranea. Tra i Cristiani i cattolici romani sono di lunga mano più numerosi di quelli degli altri riti, che pure vivono in buona armonia. Le donne musulmane sortono col volto scoperto, e le feste e le allegrie sono comuni ai due sessi, ed agli individui di tutte le religioni.

      La carne, i legumi, o frutta, l'acqua, il pane, tutto è bonissimo specialmente nel convento. I monaci vi godono piena libertà come in Europa: portano pubblicamente i sacramenti agli ammalati, e sono sommamente rispettati dalle persone di ogni culto, perchè la loro condotta è veramente esemplare e meritevole della riputazione di cui godono.

      Il convento è un grande e bello edificio solidamente fabbricato, e capace di una buona difesa militare. In mezzo alla chiesa assai gentile, vedesi una grande scala di marmo che conduce alla grotta ove si effettuò il grande mistero dell'incarnazione. Per due anguste scale si monta all'altar maggiore posto sopra la rupe che forma la volta della grotta, e dietro all'altare trovasi il coro de' monaci; cosicchè questa chiesa è formata di due piani, quello della grotta nel fondo, l'altro del corpo principale della chiesa in mezzo, e l'ultimo dell'altare maggiore e del coro nella parte più elevata. Al di là del coro vedesi pure un altro piano in forma di tribuna, occupato da un eccellente organo. Un'angustissima scala fa capo ad un'altra grotta, che si suppone essere stata la cucina della Vergine, per esservi in un angolo una specie di focolajo. Altra scala, egualmente stretta, comunica coll'interno del convento. Questo convento è composto di tredici religiosi, nove de' quali, compreso il prelato, sono spagnuoli.

      I Musulmani credono anch'essi la verginità di Maria, e la miracolosa incarnazione di Gesù, spirito di Dio, per l'intromissione dell'Angelo Gabriele; e venerano il luogo santificato da questo grande mistero, ove vengono frequentemente a fare le loro preghiere. Un giorno vidi una numerosa processione di montanari maomettani venire accompagnati dalla loro musica per presentare un fanciullo alla Vergine, tagliandoli la prima volta i capelli in chiesa.

      Mezza lega al S. O. della città avvi un luogo detto precipizio, che è propriamente una gola delle montagne di Nazaret sopra la valle d'Estrelon; accanto alla quale la montagna è tagliata a picco dalla cima al fondo. La tradizione del paese vuole, che i Giudei conducessero Gesù Cristo in questo luogo per precipitarlo, e ch'egli si salvasse rendendosi invisibile. Non molto al di sotto della sommità fu cavato un altare nella rupe, al quale una volta all'anno vi si reca il popolo per celebrarvi una messa; al quale oggetto fu fatta una strada che attraversa il precipizio.

      Nella valle d'Estrelon avvi un vasto e popolato villaggio dello stesso nome, ove fu data la celebre battaglia di Nazaret.

      Dietro le più autentiche notizie ch'io mi sono procurato in sul luogo, guarentisco il seguente stato de' monaci cattolici romani in Terra Santa

      A Seida avvi un convento pei monaci Francesi ora disabitato. Inoltre trovansi in Levante quattro altri conventi separati dal corpo di Terra santa: cioè

      Le contribuzioni ordinarie che i monaci pagano ogni anno al governo turco, sono così regolate

      Oltre le ordinarie sono inoltre costretti di pagare altre eventuali contribuzioni, e gratificazioni ai governatori, ec. Il solo Muftì di Gerusalemme ha esatte nel corso di otto anni 40,000 piastre.

      Il panno, di cui vestonsi i monaci vien loro spedito dalla Spagna e dall'Italia; come pure il cuojo di cui fannosi in paese i loro sandali. In fine può dirsi, generalmente parlando che i cristiani latini, i quali in altri tempi sconvolsero il mondo per impadronirsi dei luoghi Santi, li hanno adesso talmente abbandonati, che senza i soccorsi della Spagna non sarebbevi alcuno stabilimento del loro rito.

      Anche la Francia contribuisce al loro mantenimento colla protezione del suo ministro a Costantinopoli; ma questa non toglie che i governatori turchi non vessino di continuo i monaci di Gerusalemme per cavarne denaro: talchè passano la vita in perpetui travagli, e sono veri martiri del loro zelo.

      Poichè lo stabilimento de' religiosi cattolici romani in terra Santa arreca grandi vantaggi agli abitanti di questi paesi, io non temo di raccomandarli alle potenze d'Europa. La diversità dei culti deve dileguarsi innanzi agli occhi del filosofo che desidera il bene della umanità: e questo è il sentimento che dirige le mie azioni, e la mia penna. Senza grandi sacrifici si potrebbe rendere assai migliore la sorte di queste virtuose vittime dello zelo religioso.

      CAPITOLO XLVII

      Viaggio a Damasco. – Monte Tabor. – Mare di Galilea. – Fiume Giordano. – Paese vulcanizzato. – Damasco. – Popolazione. – Grande moschea. – Bazar o mercati, e manifatture.

      Partii da Nazaret il giorno 19 agosto in migliore stato di salute, che riconosceva da quel felice clima, e dopo due ore di cammino fra le montagne, arrivai a Canaan, celebre pel miracoloso cambiamento dell'acqua in vino. Da questa piccola città che può contenere al più cinquecento famiglie, scesi in una valle alla destra del Tabor, montagna di ragguardevole elevatezza, ove accadde la trasfigurazione di Gesù Cristo, ed alle di cui falde i Francesi diedero la famosa battaglia del Monte Tabor. Dai colli che chiudono la valle a N. E. vidi l'estremità del mare di Tiberiade, di Galilea; e feci alto presso al villaggio Stheltinn.

      Il giorno 20 dopo aver passata una stretta gola tra le montagne tutte coperte di boschi, mi trovai quasi sulla spiaggia del mare di Galilea, che ha sette in otto leghe di lunghezza dal nord al sud, e due leghe di larghezza. Questo bel catino d'acqua circondato da alte montagne; l'atmosfera carica di grosse nuvole ammonticchiate che lasciavano appena sfuggire di quando in quando qualche raggio di sole; la città di Tiberiade, famosa per le sue acque termali posta sulla riva occidentale; finalmente il monte Tabor che signoreggia le circostanti montagne, presentavano ai miei occhi un'interessante veduta animata da numerose greggie che pascolavano in ogni lato.

      La costa settentrionale di questo mare è tutta coperta di basalte, di lava, e di altri prodotti vulcanici: di modo che se le altre rive da me non vedute sono composte delle medesime materie, non sarebbe fuor di luogo il credere che il mare di Galilea fosse altre volte


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