Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4. Giannone Pietro

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 4 - Giannone Pietro


Скачать книгу
soggiogato quasi tutto il rimanente, eccetto Melfi e Troja. E ne' Picentini ed in Terra di Lavoro andaron le cose del Re così male, che non era rimasto in sua balia altro, che Amalfi, Napoli e Salerno, ed alcuni altri pochi forti e muniti castelli; perciocchè Riccardo dell'Aquila Conte di Fondi avea presa Sessa e Tiano, e 'l Conte Andrea da Rupe Canina il Contado d'Alife.

      S'accrebbe il timore di disordini maggiori; perchè in quest'istesso tempo Federico Imperadore di Alemagna era giunto in Roma, ove era stato da Papa Adriano ricevuto con molta pompa, ed in S. Pietro solennemente coronato; ed il Papa, prima della sua coronazione, s'avea da lui fatto promettere, oltre di calar in Puglia contro Guglielmo, che senz'il suo invito per sua propria inimicizia che avea con lui lo avrebbe fatto, di deporre ancora i Senatori in quella città creati, e di ridurla, come prima, all'ubbidienza del Pontefice. Ma Federico per nuove cagioni non potè eseguirlo; perchè sopraggiunta nel suo esercito una gran pestilenza, bisognò tornarsene in Alemagna, e fu d'uopo partirsi ancora, per sedare nel passaggio i disordini nati in alcune città di Lombardia, senza che, dopo essere stato coronato, avesse voluto far nulla di quanto al Papa avea promesso; se non solo di aver affrettato il soccorso e spinta l'armata de' Pisani contro Guglielmo.

      Il Papa, ancorchè deluso da Federico, non per questo volle perdersi d'animo ora che il tempo era a lui cotanto favorevole; poichè avendo ragunato, come potè meglio, un grosso esercito, postosi alla testa di quello, entrò nel Regno, e tosto s'unirono a lui il Conte Andrea di Rupe Canina, e i mal soddisfatti Baroni: se gli unisce ancora Roberto, che poc'anzi avea occupato il Principato di Capua, il quale giunto in Terra di Lavoro, passò poi a Benevento, ove fu a grande onore ricevuto da' Beneventani: dall'altra parte l'Imperador Emanuele volendosi vendicar dell'ingiurie ricevute da Ruggiero, nel figliuolo Guglielmo, avea mandati in Puglia Paleologo, Cominato, Sebasto ed altri illustri e valorosi Capitani con grosso stuolo di armati, e con molta moneta in soccorso del Conte Roberto; ed avea altresì mandato a dire al Pontefice, che l'avrebbe aiutato a disfare interamente Guglielmo, purchè avesse poi lasciate in suo potere tre città poste in riva del mare di quella provincia, con li cui soccorsi il Conte Roberto faceva aspra guerra in Puglia, e n'avea già buona parte occupata[10].

      Ecco in quale stato deplorabile si ridussero queste nostre province in quest'anno 1155 ed in quanti sconvolgimenti; la novella de' quali pervenuta a Palermo, non bastò a scuotere l'infingardaggine del Re, il quale rincrescendogli d'uscir dagli agi del palazzo, avea data occasione alla falsa voce della sua morte; perchè Majone coprendo con la tranquillità del volto l'interno affanno, non fece accorgere nè il Re, nè altri del suo timore, onde reputò allora non esservi di bisogno d'altro se non che il Re scrivesse a coloro, che ancor duravano nella sua fede, ch'era stata falsa, ed inventata da' suoi rubelli la fama uscita fuori della sua morte, e che fossero con gente armata usciti contro di loro.

      Ma se non bastarono i tumulti di queste province, per opra di Majone, a torre il Re da quel sì lungo e profondo letargo, furono bensì sufficienti que' che vide nella Sicilia, e nell'istessa città di Palermo poco da poi: poichè ribellatosi il Conte Giuffredi, e scoverta da lui la congiura di Majone, ancorchè il Re non la credesse; e per la tirannia dell'Ammiraglio sollevatisi i Siciliani, occuparono Butera; e tumultuando gravemente il Popolo della città istessa di Palermo contro Majone per l'ingiusta prigionia del Conte Simone: tutte queste cose, ed altre unite insieme, finalmente trassero il Re dagli agi del palazzo, destandolo in maniera, che con impeto a' maggiori pericoli esponendosi racchetò il tumulto di Palermo con far sprigionare il Conte Simone, ricuperò Butera, ed avendo restituita quell'isola nell'antica quiete, si risolvette di venire egli in Puglia a debellare i suoi ribelli, e porre quiete a questo Regno; passò perciò immantenente a Messina per valicar il Faro; e portatosi colà in quel mentre il Cancelliere, gli furono date gravi querele dal Conte Simone, per non aver difesa come si conveniva Terra di Lavoro; e volendo egli audacemente difendersi, non fu inteso, anzi fu di presente chiuso in prigione ove di là ad alcuni anni miseramente finì sua vita. Ragunata Guglielmo come potè meglio una armata, partitosi da Messina, venne in Regno, ed a Brindisi accampossi in questo nuovo anno 1156[11], ed avendo mandato l'Eletto di Catania al Pontefice per chiedergli pace, con offerirgli vantaggiose condizioni, fu per opra d'alcuni Cardinali partegiani dell'Imperador Federico rimandato indietro senza conchiuder nulla; laonde il Re veggendosi escluso d'ogni speranza d'accordo, senza far più parole, campeggiò virilmente Brindisi, ove erano i Greci, ed ove s'eran ragunati la maggior parte de' Baroni rebelli; e la strinse sì fattamente, che Roberto di Bassavilla ch'era in sua difesa, sgomentato fuggì via a Benevento; e travagliando il Re quella città con continui assalti, così dal lato di mare, come da quello di terra alla fine la prese a forza, facendo prigionieri tutti i Capitani più stimati de' Greci con molti altri di minor conto, e buona parte de' Baroni di Puglia con altri lor seguaci, de' quali molti fece morire impiccati per la gola, ed altri fece abbaccinare, conquistando parimente tutte le ricche spoglie de' Greci e grossa somma di moneta, che ivi avean condotta per gli bisogni della guerra[12].

      Passò poi il Re col vincitor esercito a Bari, ed i Baresi vedendo che il Papa ed il Conte, che avean proccurata la ribellione, non mandavan loro soccorso alcuno, pensarono di rendersi alla pietà del Re; e per mitigar la sua ira gli andarono incontro disarmati a chiedergli mercè; ma Guglielmo vedendo le ruine della Rocca, che colà il padre Ruggiero avea edificata, la quale non guari prima i Baresi avean fatta abbattere, rispose: Io non perdonerò alle vostre case, non avendo voi avuto rispetto alla mia[13]; indi comandò, che fra due giorni con tutti i lor beni si partissero; la qual cosa posta immantenente in esecuzione, fece primieramente il Re diroccar le mura della città sino dai fondamenti, indi disfar tutti gli edificj sì fattamente, che ogni cosa fu ridotta in rovina, ed adeguata al suolo. Così rimase affatto distrutta Bari, la qual città per la ricchezza e nobiltà de' suoi cittadini, per lo numeroso suo Popolo, per la bellezza de' suoi palazzi e per la fortezza delle mura, fra tutte le altre di Puglia, era potentissima, e riputata un tempo la sede de' più gran personaggi della Grecia. Quindi si convince l'error di coloro, che vogliono Bari, in tempo della Regina Costanza e di Manfredi, essere stata riputata sede regia, dove questi Principi furono incoronati; poichè Bari, dopo quest'avvenimento, si ridusse in più ville, nè se non molto tempo da poi riprese forma di città. E vedi intanto l'incostanza delle mondane cose, e come tutte queste vicende servirono ad innalzar Napoli sopra tutte le altre città di questo Reame; poichè, se allora vi rimase Salerno, non dovranno passar molti anni, che vedremo ancora questa città parimente ruinata e distrutta per l'ira ed indignazione d'Errico marito di Costanza.

      Prese da poi il Re Taranto con tutti gli altri luoghi di quella provincia, che il Conte Roberto, ed i Greci aveano occupati; e di là si condusse a Benevento, ov'era il Papa Adriano co' suoi Cardinali; e buon numero d'altri Baroni, che v'erano fuggiti; e cingendola di stretto assedio, afflisse di modo quella città, che il Papa, scordatosi affatto de' Baroni del Regno, che avea posti in tanti travagli e pericoli, veggendo il periglio, in ch'era incorso per non essersi in prima, quando gli offeriva vantaggiose condizioni, pacificato con Guglielmo, gl'inviò tre Cardinali per suoi Legati a chiedergli pace. Furono questi Ubaldo Cardinal di Santa Prassede, Giulio Cardinal di S. Marcello, e Rolando Cancellier di Santa Chiesa e Cardinal di S. Marco[14], i quali non altrimente che fece Gregorio II quando scrisse tre lettere a Pipino in nome di S. Pietro, così essi in nome del Principe degli Appostoli gli chiesero, che cessasse dai danni, che faceva al romano Pontefice, e che conservasse le ragioni della Chiesa di Dio.

      §. II. Articoli di pace stabiliti con Papa Adriano, ed investitura data dal medesimo al Re Guglielmo: e pace indi seguita coll'Imperadore Emanuele

      Furono i Legati dal Re cortesemente ricevuti, ed intendendo da essi di buon animo le proposte di pace, destinò egli dal suo canto cinque altri suoi Plenipotenziarj per accordare gli articoli di quella. Questi furono il Grand'Ammiraglio degli Ammiragli Majone, Ugone Arcivescovo di Palermo, Romualdo Arcivescovo di Salerno, Guglielmo Vescovo Calano e l'Abate Cavense Marino; i quali unitisi con i tre Cardinali fermarono gli articoli di pace, che nella maniera, che di qui a poco diremo, si leggono presso il Baronio: nella qual pace non furon compresi i Baroni, ma tutti esclusi, e sol fra il Papa ed il Re fu quella conchiusa.

      Venuto


Скачать книгу

<p>10</p>

. Capecelatr. lib. 2.

<p>11</p>

. Inveges lib. 5 hist. Pal.

<p>12</p>

. Capecelatr. hist. lib. 2.

<p>13</p>

. Anonim. Cassin. ann. 1156.

<p>14</p>

. Gugl. Trio apud Baron.