Istoria civile del Regno di Napoli, v. 7. Giannone Pietro

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 7 - Giannone Pietro


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averlo anche egli letto; onde lo fece pubblicare con alcune Regole, che si dicono perciò dell'Indice, dando fuori quella Bolla, nella quale comanda, che quell'Indice con le Regole ivi aggiunte, debba da tutti riceversi, ed osservarsi sotto gravissime pene e censure. Minacciansi tutti coloro, che leggeranno, o riterranno quei libri in quest'Indice contenuti: dichiara, che questa proibizione, dopo tre mesi, da che sarà la Bolla pubblicata ed affissa in Roma, obbligherà tutti in maniera, ac si ipsismet hae literae editae, lectaeque fuissent45.

      Fu quest'Indice diviso in tre classi. Nella prima, non i libri, ma i nomi degli Autori solamente s'esprimono, perchè tutti conoscessero, che venivano proibite non solo le opere già stampate, ma anche quelle da stamparsi da loro. Nella seconda, si riferiscono i libri, i quali per la non sana dottrina, o sospetta che contengono, si ributtano, ancorchè gli Autori non fossero separati dalla Chiesa. La terza abbraccia quei libri, che senza nome d'Autore uscirono alla luce e che contengono dottrina, che, come contraria a' buoni costumi ed alla Chiesa romana, si è riputato dannarla.

      Ma siccome pubblicati che furon in Roma i decreti del Concilio, non per ciò nell'altre regioni d'Europa furono quelli attinenti alla disciplina ed alla riforma universalmente ricevuti, come al suo luogo diremo; così ancora pubblicato che fu quest'Indice in Roma, non ostante la Bolla di Pio, non fu senz'esame ricevuto, nè accettato in tutte le sue parti in Francia, in Spagna, nelle Fiandre ed in altre province cristiane.

      Diedesi l'Indice ad esaminare a' Collegi, alle Università e ad uomini dottissimi di ciascun paese. In Francia, la cosa è pur troppo nota, che quelle Università vi vollero la lor parte, nè lo ricevettero in tutto secondo il suo vigore.

      In Spagna parimente il Re Filippo II lo fece esaminare dalle sue Accademie ed Università, nè fu in tutto ricevuto; poichè fra gli altri libri, l'opere di Carlo Molinco, arrolate nell'Indice Tridentino fra gli Autori di prima classe, non tutte furono vietate, alcune furono permesse, altre con piccola espurgazione parimente permesse. Quindi sursero in Spagna, ed altrove gl'Indici Expurgatorj; poichè i Prelati e le Università ed i Collegj di ciascuna provincia vollero in ciò avervi anche la lor parte e credettero, che la lor censura fosse più esatta per le province ove dimorano, ed il Principe sa meglio ciò che nel suo Stato possa apportar quiete, o incomodo, o disordine, che non si sa di fuori. Così in Spagna s'è introdotto stile di farsi questi Indici. E dall'Indice Expurgatorio fatto compilare per comandamento del Cardinal Gaspare di Quiroga Arcivescovo di Toledo e General Inquisitore di Spagna, ed impresso nel 1601, manifestamente si vede, che in Spagna l'Indice Tridentino non fu giammai in tutto e secondo il suo rigore ricevuto.46

      Parimente l'istesso Filippo II non solo ne' suoi Regni di Spagna, ma in tutti gli altri suoi dominj, volle che l'istessa vigilanza si fosse usata; e siccome fece de' decreti del Concilio, con maggior ragione dovea premere, che per quest'Indice Tridentino si facesse. Nella Fiandra divulgato che fu, non per ciò fu ciecamente ricevuto; ma per autorità Regia si diede ad esaminare. Essendosi osservato, che in quello si proscriveano molti libri in ogni facoltà e scienza, i quali gastigati e purgati da alcuni errori e false opinioni, poteva di quelli aversi buon uso e leggersi con utilità e profitto: narra Van-Espen47, dotto Prete e gran Teologo dell'Università di Lovanio, che il Duca di Alba, allora Governatore di quelle province, in nome del Re Filippo II comandò, che si fossero conservati que' libri proscritti dall'Indice Romano, e solamente fece bruciare l'opere degli Eresiarchi. Ma perchè da que' riserbati non si cagionasse danno, commise a' Prelati ed alle Università ed agli uomini letterati di quelle province che esaminassero que' libri, notassero gli errori e gli espurgassero, con farne particolari Indici. Fu con ogni diligenza ciò eseguito e presentati poi al Duca gl'Indici, instituì egli in Anversa un Collegio di Censori, al quale per l'Ordine ecclesiastico presedè un Vescovo, ed in nome del Re vi fu proposto il famoso Teologo Arias Montano, quel medesimo, ch'era intervenuto al Concilio in Trento. Questi Censori con ogni diligenza e maturità esaminarono di nuovo i libri contenuti in que' Cataloghi, conferirono i luoghi notati da' primi Censori con gli esemplari, e ne formarono un'esatta Censura; dando poi fuori un libro, al quale diedero questo titolo, Index Expurgatorius. Quest'Indice poi nel 1570, per ispezial diploma del Re Filippo II, fu approvato, e per sua regal autorità fu comandato, che s'imprimesse, come fu fatto e di quello si servirono poi tutte quelle province, non già del Romano. Erano questi due Indici fra loro differenti: in questo Expurgatorio di Fiandra, più libri, che per l'Indice romano erano assolutamente proscritti, furono ritenuti e permessa la lor lezione, essendosi solo in alcuni usata qualche espurgazione ed emendazione: siccome, per tralasciarne molti, fu fatto dell'opere istesse di Carlo Molineo, affatto proscritte e totalmente condannate dall'Indice Romano, le quali con piccola emendazione furono permesse. Il Commentario alle Consuetudini di Parigi dello stesso Molineo, fu senz'alcuna correzione ritenuto, dicendosi: In hoc opere nihil est, quod haeresim sapiat, quapropter admittitur. De' suoi trattati De donatione, et inofficioso testamento, pur si disse: Nihil habent, quod Religioni adversetur, aut pias aures offendere possit, quapropter admittitur. E così di molte altre sue opere fu giudicato.

      Questa fu la pratica, che cominciò ne' Dominj dei Principi cristiani, nell'istesso tempo che da Roma si cominciarono a far Indici proibitorj di libri. Molto più fu ne' seguenti tempi continuata, quando i Principi s'accorsero, che in Roma si badava molto a questo affare, e ch'era entrata in pretensione di poter sola proibire i libri, e che senza altra promulgazione ed accettazione, che di quella fatta in Roma, nelle altre province dovesse valere ciò che in Roma veniva stabilito. Fondossi a tal effetto nel Pontificato di Sisto V una nuova Congregazione di Cardinali, chiamata per ciò dell'Indice: e così questa, come l'altra del S. Uficio, ed il Maestro del Sagro Palazzo Appostolico, non badavano ad altro. Ma non perciò s'arrestarono i Principi ne' loro Reami far valere le loro ragioni e preminenze, così di non permettere impressione di libro alcuno senza lor licenza, nè senza il consueto exequatur regium far osservare le proibizioni di Roma, come anche di proibire essi i libri, come si è detto di sopra.

      La loro vigilanza vie più crebbe, quando s'accorsero, che in Roma erano più frequenti, che prima le proibizioni; e che qualunque libro che usciva, nel quale si difendevano le regalie di qualche Principe, o si facevano vedere le intraprese della Corte di Roma sopra la loro autorità e giurisdizione a' diritti delle Nazioni, erano pronti i decreti della Congregazione dell'Indice, e gli editti del Maestro del Sagro Palazzo a proibirlo.

      Per questa cagione furono avvertiti di non permettere, che simili proibizioni fossero ne' loro Reami ricevute. I Re di Spagna, come dice Salgado48, non meno che i Re di Francia, avendo avvertito, che in Roma erano questa sorte di libri affatto vietati, solo perchè in quelli si fondavano le regalie e la giurisdizione de' Re e le ragioni de' loro sudditi; per riparare ad un così grave pregiudizio, ordinarono, che i Brevi appostolici e consimili decreti o editti fossero portati alla suprema Inquisizione di Spagna, e secondo il costume usitatissimo ne' Regni di Spagna, fossero ritenuti, nè permessa la loro pubblicazione e molto meno l'esecuzione, affinchè non allacciassero le coscienze de' sudditi per queste proibizioni, non ad altro fine procurate, che per annientare le ragioni de' Principi e delle Nazioni.

      Questo medesimo fecero valere nelle province di Fiandra, e quel ch'è da notare, nel nostro Regno di Napoli ancora, cotanto a Roma vicino, ed al quale sovente gli Spagnuoli, per vantaggiar le condizioni dei Regni loro di Spagna, permisero, che molti aggravj dalla Corte di Roma sofferisse.

      Il Pontefice Clemente VIII, dopo la Giunta di Sisto V, accrebbe l'Indice Romano e fatto di nuovo imprimere e pubblicare, in tutto il tempo del suo Pontificato tenne così esercitata la Congregazione dell'Indice ed il Maestro del Sagro Palazzo, che non vi fu anno, che da Roma non uscissero decreti e editti proibitorj. Dal primo anno del nuovo secolo 1601, e per li seguenti anni insino alla sua morte, non uscivano altro da Roma, che questi decreti e editti, per li quali furono successivamente proibiti molti libri di quasi tutte le professioni e scienze, sol perchè o gli Autori erano separati dalla Chiesa, o perchè sostenevano le regalie, o altre ragioni di Principi, o perchè qualche errore fosse in quelli trascorso. Furono proibiti molti libri legali, fra gli altri con molto rigore l'opere di Molineo, li trattati di Alberico Gentile, di Giovanni Corasio, di Scipione


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<p>45</p>

Si legge questa Bolla nell'Indice Tridentino, e nel Bullario tra le Costituzioni di questo Pontefice, sotto il num. 77.

<p>46</p>

Van-Espen de Usu placiti reg. par. 4 c. 2 § 3.

<p>47</p>

Van-Espen l. c.

<p>48</p>

Franc. Salgado de Supplicat. ad SS. par. 2 c. 38 num. 141.