Sanctuary – Serie ”Legami Di Sangue” – Volume 9. Amy Blankenship

Sanctuary – Serie ”Legami Di Sangue” – Volume 9 - Amy Blankenship


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che Michael non sapesse nulla... c’era da divertirsi.

      “Perché invece non vai all’inferno?” sbottò Devon, fissando il muro per non guardare loro. “Sto bene adesso... fammi andare da lei.”.

      “Lei...? Lo stai tenendo lontano da Envy?” chiese Michael, sedendosi sul secchio di vernice.

      Warren lo guardò e indicò Devon con un sorriso malizioso. “Non puoi andare da lei adesso, è notte fonda e probabilmente è a letto... accoccolata al suo ‘orsacchiotto’.”.

      Quando Devon si tenne la testa e iniziò a urlare con voce stanca, Michael prese lentamente la bottiglia e fece un gran sorso. Trevor c’entrava qualcosa, lo aveva capito, ma perché tutta quella sceneggiata?

      Michael sentì i suoi poteri di guarigione emergere e rimise la bottiglia a terra... sentiva il dolore di Devon e non gli piaceva. Si diresse verso la gabbia con l’intenzione di aiutarlo ma le parole di Warren lo fermarono. “Sta bene, lascialo perdere.” gli disse, facendo un cenno con la testa quando Michael lo guardò incuriosito. Poi aggiunse “Kane gli ha lanciato un incantesimo di costrizione.”.

      “Kane?” Michael si strofinò la tempia confuso “Non mi avevi chiamato dicendo che ti serviva il mio aiuto?”.

      Devon si calmò quando Warren scosse la testa e rispose “No, in realtà mi serve qualcos’altro.”. Poi aggiunse “Ma come fai a non saperlo? Dove sei stato negli ultimi due giorni? Al tuo cellulare risponde la segreteria.”.

      “Ne parliamo dopo.” Michael scacciò via i suoi pensieri e si avvicinò di nuovo alla gabbia. Vedendo il dolore di Devon, capì perché Kat gli aveva chiesto di aiutarlo. Doveva fargli tornare la ragione in qualche modo.

      Accovacciandosi accanto alla gabbia, afferrò le sbarre e provò a fare il contrario di Warren. “Devon, guardami.”.

      “Non ci penso proprio.” rispose il giaguaro. “L’ultima volta che ho guardato uno della tua specie, ecco che è successo...”.

      “D’accordo, allora ascoltami bene.” disse Michael con calma. “Io ti conosco... ti ho osservato dal giorno in cui sei nato. Sei una testa calda e metti tanta passione in tutto quello che fai ma, prima di tutto, sei un uomo d’onore. Che tu ci creda o no, io ti capisco perfettamente. Hai trovato la tua anima gemella e la ami con tutta la passione che hai. È per questo che Envy si è innamorata di te, lo sai, vero?”.

      Devon rimase in silenzio mentre ascoltava la voce suadente di Michael, poi alla fine annuì lievemente con la testa. “Lei ci ama entrambi, però. L’ho sempre saputo. E adesso c’è di mezzo un bambino.”.

      Michael chiuse gli occhi quando una visione di Aurora gli balenò nella mente, seguita dall’immagine del demone che pretendeva di possederla. Scacciando quei pensieri inquietanti, si concentrò sul giaguaro.

      “Capisco... tu pensi che Trevor vincerà. Ma allora che intendi fare, lasciarla tornare da lui?” chiese Michael a bruciapelo.

      “No... ma non so come batterlo.” Devon espresse la sua più grande paura.

      Aveva un’espressione sofferente e Michael sapeva che non era colpa dell’emicrania, bensì di un dolore molto più profondo. “Non sono sicuro di cosa dovreste fare, ma Kane vi ha dato un indizio enorme, lanciandovi l’incantesimo. Il modo più rapido per perdere Envy è ferire l’uomo che ama... e questo vale per entrambi. Non è più una competizione.”.

      “E allora che devo fare?”. Devon, finalmente, lo guardò.

      “Questa è la parte facile... tu la ami esattamente come la amavi prima di scoprire che fosse incinta. L’hai sottratta a Trevor, ricordi?” disse Michael, facendo scattare il lucchetto. “Lui non c’entra con l’amore che Envy prova per te.”.

      Quando Devon non si mosse per uscire dalla gabbia, Michael guardò verso Warren e poi verso le scale. Si allontanarono insieme e tornarono al piano di sopra.

      Warren rimase in silenzio finché non raggiunsero il bar. Voleva bene a Michael per tanti motivi e non fu sorpreso del buon risultato ottenuto con Devon, laddove gli altri avevano fallito.

      “Ecco perché ti ho chiamato. So di essere stato crudele con lui ma, all’inizio, pensavo che avrebbe funzionato.” Warren strinse le spalle.

      Michael scosse la testa e andò dietro il bancone per prendere un’altra bottiglia di Heat. “L’averlo torturato prima del mio arrivo è stato, probabilmente, il motivo per cui era così sfinito da cedere, alla fine. Non fraintendermi... avrà ancora un bel mal di testa prima che sia tutto risolto, però non credo che avrebbe seguito i suoi cattivi pensieri. Neanche senza l’incantesimo di Kane. Ama troppo Envy per rischiare di farsi odiare da lei.”.

      “Peccato che Trevor lo abbia capito per primo e, alla fine, l’orsetto mutante è passato per il bravo ragazzo... mentre Devon non ha fatto una bella figura.” dichiarò Warren.

      “A proposito...” Michael fece una smorfia, sapendo che Trevor non era un orso mutante... Si strofinò la mano sugli occhi ricordando che, probabilmente, il bar era pieno di spie del PIT. Dunque non era il luogo ideale per svelare segreti. “Penso che sia meglio lasciare Devon da solo per un po’. Andiamo a fare un giro.”.

      Warren estrasse dalla tasca due mazzi di chiavi e ne lanciò uno a Michael. “Stamattina ho comprato un paio di cose che potrebbero piacerti.” gli disse, accennando un sorrisetto intrigante.

      Michael lo seguì nel garage privato e sorrise vedendo due eleganti motociclette nere, parcheggiate accanto alla Jaguar di Warren.

      “Tu sì che conosci i miei gusti.” gli disse avvicinandosi.

      “Dove andiamo?” chiese Warren.

      Michael stava per rispondere “A casa mia.” ma poi cambiò idea, ricordando il senso di solitudine che aveva provato prima. “Andiamo al Love Bites, almeno lì non ci sono spie del PIT.”.

      “Dev’essere una cosa importante, se vuoi tenerli all’oscuro.” disse Warren.

      L’altro annuì e prese il casco “Fidati... è molto importante.”.

      “Facciamo a chi arriva prima.” Warren lo stuzzicò mentre indossava il suo casco.

      Michael sorrise “Oh sì, ti farò mangiare la polvere.”.

      Destata da un rumore forte, Aurora si mise a sedere, dimenticandosi per un momento dove si trovasse. Il rumore cessò bruscamente e lei si alzò per indagare. Percorse il tetto fino all’enorme insegna e si nascose dietro le lettere rosse.

      Vide qualcuno parcheggiare dei veicoli a due ruote all’ingresso. Aveva già visto molte persone cavalcare quegli aggeggi, erano molto veloci e si chiedeva come facessero a non ammazzarsi. Gli umani erano creature fragili e, di solito, erano i più spericolati a rendersene conto per primi.

      S’incuriosì sentendo delle voci maschili e vide i due individui togliersi i loro strani elmetti.

      Michael e Warren si tolsero i caschi e presero le bottiglie di Heat dalle bisacce, prima di avviarsi verso l’edificio.

      “Ho vinto io.” disse Michael.

      “Non è vero.” ribatté Warren. “Ti ho distaccato di almeno dieci centimetri.”.

      Michael ridacchiò “Sì, come no, nei tuoi sogni.”.

      Aurora si girò e si nascose dietro l’insegna, prima di allontanarsi. Il cuore le batteva forte, quasi da farle male. Lui era ancora vivo... grazie a Dio! Sembrava che il combattimento con Samuel non lo avesse neanche graffiato. Ad ogni modo... che ci faceva lì? Era riuscito a trovarla?

      La sua mente tornò all’uomo di nome Kane... aveva i suoi stessi occhi di colore strano. Erano parenti e quella era la loro casa?

      Il suo istinto le disse di


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