Racconti Buonisti. Marco Fogliani

Racconti Buonisti - Marco  Fogliani


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      “In un certo senso…”, fu la risposta di Alex, accompagnata da un’espressione poco entusiasta, sua e della signora Willingstone.

      “Bene. Ora penso che sia il caso di farle visitare la villa. Vedrà, la troverà molto bella. Lasci pure qui la sua borsa.”

      Iniziò una breve visita guidata attraverso le varie stanze della casa. Dopo il pianterreno, per la maggior parte caldo ed accogliente, si passò ai locali gelidi ed impolverati del primo e del secondo piano, quest’ultimo dal soffitto basso e insidioso. Il signor Tobias sembrava però non vedere né la polvere né gli altri evidenti segni di abbandono e trascuratezza, ma si soffermava a descrivere diversi dettagli dell’arredamento e dell’architettura, illustrando aneddoti, storia o curiosità legati a ciascuno di essi.

      “Molto interessante”, pensava ogni volta tra sé Alex Willingston, concludendo però la sua valutazione di ogni camera con la considerazione che non avrebbe voluto passare lì la notte. Solo le stanze del pian terreno gli sembravano accettabilmente accoglienti.

      “Che ne dice?", concluse il signor Tobias. "Certo una villa del genere alla periferia di Londra potrebbe valere dieci volte tanto. Comunque questa ha un valore intrinseco innegabile. E’ poi c’è l'allevamento di suini, e tutto il terreno intorno. Se vuole possiamo fare un salto a vederli anche subito."

      “E’ tutto molto bello e interessante, ma non penso che mi fermerò qui più di qualche giorno. Perché invece non mi parla di qualcosa che mi riguarda di più, cioè di quella eredità per cui mi ha fatto venire?”

      Il signor Tobias cambiò quasi colore e, rivolto alla signora Willingstone:

      "Ma come: non gli hai spiegato niente?"

      "No. Volevo che fossi tu a farlo. Sei molto più bravo. E poi ho capito subito che io e questo ragazzo non andiamo molto d'accordo."

      "Oh, questo sinceramente mi dispiace. Niente da stupirsi: siamo pochissimi al mondo ad andare a genio alla vecchia Willingstone. Ma nulla è compromesso. Vediamo. Lei è volato fin qui in risposta ad una mia lettera per l'accettazione dell'eredità della signora Willingstone, non è vero?"

      "Esattamente. La lettera ce l'ho qui da qualche parte, se vuole gliela mostro."

      "Oh, non c'è bisogno. L'ho scritta io, la conosco benissimo. Allora, il fatto è semplice: lei ha di fronte a sé la signora Willingstone; e questa casa con tutto quanto annesso sono i suoi averi, per l'appunto l'oggetto dell'eredità."

      "Ma… trattandosi di una eredità… pensavo che la signora Willingstone fosse morta!"

      "No, no. Si vede che ha letto con poca attenzione. Non si parla da nessuna parte di avvenuto decesso. Solo di eredità e testamento. La signora non ha parenti prossimi in vita, e disponendo di un capitale non trascurabile mi ha commissionato la ricerca del più vicino parente disposto ad accettare le sue condizioni per diventare suo erede. Condizioni che poi si possono facilmente desumere leggendo la bozza di testamento allegata."

      Il giovane Alex protestò: "No, la lettera non diceva questo. L'ho letta bene."

      "Se vuole possiamo rivederla insieme. D'altronde io sono notaio, eredità e testamento sono argomenti in cui sono ferrato."

      Anche la vecchia Willingstone cominciò a fare le sue rimostranze al signor Tobias: "Temevo che mi avresti trovato come erede uno straccione, uno che di mio avesse solo il nome e che sarebbe campato alle mie spalle per quanto tempo resta alla mia vita e anche oltre. Ed invece neanche quello: mi presenti un ragazzo che è talmente allocco da farsi venti ore di viaggio e andare dall'altra parte del mondo senza neanche capire perché. Il primo, dopo tanti rifiuti; e scommetto che non ce ne sarà un altro altrettanto babbeo. No, mi dispiace ma io a un tipo simile non lascio un bel niente."

      "Voi mi state prendendo in giro", proseguì Alex. "Avete organizzato questo raggiro per truffarmi. Rivoglio indietro i soldi che ho speso, o vi farò causa. Vi denuncio e vi mando in galera."

      "Stia calmo e sia ragionevole", ribatté il signor Tobias. "Se la mia lettera fosse chiara potremmo chiederne conferma alle altre otto persone che prima di lei hanno cortesemente declinato il mio invito. Io non ho intenzione di truffare nessuno: lei ha semplicemente frainteso quello che le ho scritto. Ma visto che ci si trova, rilegga con calma e rifletta bene. Potrebbe trovare la proposta davvero conveniente. La valutazione che ho fatto del patrimonio è sottostimata; e quanto vi si richiede per accettare l'eredità - cioè di spostare qui la vostra residenza e rimanerci finché la signora Willingstone resterà in vita - non è poi molto gravoso. Deve ritenersi fortunato ad aver ricevuto una simile proposta.”

      Il giovane rimase un attimo in silenzio a riflettere, mentre la signora Willingstone continuava a borbottare: "No, io un babbeo e piantagrane simile come erede non lo voglio proprio."

      “Si prenda tutto il tempo che le serve per riflettere”, proseguì il signor Tobias nonostante la contrarietà della signora. “Come scritto nella lettera, lei sarà ospite qui a nostre spese finché lo vorrà; in fondo in un certo senso fa parte della famiglia, anche se un po’ alla lontana. Ma quanto al rimborso del viaggio, se lo può togliere dalla testa."

      “Forse sono stato un po’ precipitoso a venire qui", disse Alex quasi riflettendo tra sé. "Avevo sempre sognato di farmi una vacanza in Australia; ma rimanerci a vivere no, non credo che sia possibile. Anche perché tra qualche mese vorrei sposarmi, e la mia Camilla è molto attaccata alle sue radici.”

      “Ci mancava solo uno smielato sentimentale”, continuò a lamentarsi la signora Willingstone, “e magari, invece che in balia di questo babbeo, tra un mese mi ritroverò nelle grinfie di una arpia sconosciuta. Lo dicevo, signor Tobias, che la cosa non poteva funzionare; almeno non in questi termini.”

      Ma il signor Tobias, ignorandola, continuò. "Suvvia, Alex. Non c'è fretta. Ci rifletta bene. Chiami la sua fidanzata e glie ne parli: penso che abbia il diritto di sapere."

      "E c'è un altro problema", proseguì Alex. "Io su una piccola somma in eredità ci facevo affidamento per tornare a casa. Lo davo per scontato. Così non so neanche se e come riuscirò a pagarmi il viaggio di ritorno, a meno di non rinunciare alla vacanza."

      "Un motivo in più per parlare con la sua fidanzata. Vedrà che una soluzione si troverà. Anche perché qui un lavoretto stagionale lo si trova facilmente. Così si finanzierà la sua vacanza. A proposito: ottima scelta l'Australia, la tenga presente anche per il viaggio di nozze. Ha già in mente un programma, un itinerario?"

      "Qualche idea ce l'avrei…"

      "Perché sono in vacanza anch'io, in un certo senso. Se posso esserle d'aiuto in qualche cosa…"

      

      

      Più tardi il signor Tobias riuscì a convincere Alex, che proprio non ne era entusiasta, a visitare i maiali e le terre annesse alla villa; ed il giorno seguente, nonostante la disapprovazione della signora Willingstone, lo convinse a farsi accompagnare da lui in un breve giro turistico della regione.

      

      

      Il signor Tobias fece ritorno dopo quattro giorni, da solo. Riferì alla signora Willingstone di aver appurato che quel ragazzo effettivamente non faceva al caso loro, e di aver già spedito un'altra lettera al nominativo successivo della sua lista.

      "Comunque questa volta è stato quasi divertente", le disse. "Almeno abbiamo visto una faccia nuova. E che faccia! Ti ricordi che espressione ha fatto quando ha capito che tu non eri morta?"

      "E quando gli ho chiesto di aiutarmi a dar da mangiare ai maiali? Forse ti è sfuggita. Ma mai spassoso come quando è stato sopraffatto dall'odore di letame: mi stava quasi vomitando addosso!"

      "Poveretto. In fondo è un bravo ragazzo."

      "Appunto. Uno così non può essere mio parente neanche alla lontana. Se è davvero un mio parente, io sono …". Stava cercando un paragone adatto, ma fu il signor Tobias a trovarlo:

      "… un'amabile, dolce vecchina".

      


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