Amata . Морган Райс

Amata  - Морган Райс


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degli animali.”

      “Ma che cosa accadrebbe se mi succedesse mentre sono bloccata da qualche parte?”

      “Dovrai imparare a controllarlo. Ti serve pratica. E forza di volontà. Non è facile. Ma è possibile. Puoi controllarlo. E' quello che deve affrontare ogni vampiro.”

      Caitlin pensò a come sarebbe stato catturare un animale vivo e nutrirsi. Sapeva di essere diventata più veloce di quanto non fosse mai stata, ma non sapeva se era così veloce. E non sapeva neanche che cosa fare nel caso in cui avesse catturato un cervo.

      Lei lo guardò.

      “Ti va di insegnarmi?” gli chiese speranzosa.

      Lui incontrò il suo sguardo, e lei poteva sentire il battito del suo cuore.

      “Nutrirsi è una cosa sacra nella nostra razza. Avviene sempre in solitudine,” disse, dolcemente e quasi a volersi scusare. “Tranne ...” si bloccò.

      “Tranne?” chiese lei.

      “Tranne che nella cerimonia nuziale. Per unire marito e moglie.”

      Lui guardò lontano, e lei lo vide spostarsi. Sentì il sangue affluire nelle guance, e improvvisamente la stanza divenne molto calda.

      La ragazza decise di lasciar perdere. Non aveva alcuna stretta allo stomaco dovuta alla fame, e avrebbe affrontato la situazione quando sarebbe giunto il momento. Sperava che sarebbe stato al suo fianco per allora.

      Inoltre, nel profondo del suo cuore, a lei non importava davvero molto di nutrirsi, o dei vampiri, o delle spade, o nulla di tutto questo. Ciò che davvero desiderava era lui. O, in verità, che cosa provava per lei? C'erano così tante domande che voleva porgli. Perchè hai rischiato tutto per me? E' stato solo per trovare la spada? O è stato per un altro motivo? Una volta ritrovata la tua spada, resterai con me? Sebbene l'amore tra umani e vampiri sia proibito, saresti disposto a fare questo salto per me?

      Ma aveva paura.

      Perciò, disse semplicemente: “Spero che troveremo la tua spada.”

      Patetica, lei pensò. E' questo il meglio che sai fare? Non riesci neanche a trovare il coraggio di dire ciò che pensi?

      Ma la sua energia era troppo intensa, e, quando lui le era vicino, era difficile riuscire a pensare con lucidità.

      “Anch'io,” rispose lui. “Non è un'arma ordinaria. E' stata desiderata dalla nostra specie da secoli. Si dice che sia il più fine esempio di spada turca mai forgiata, realizzata in un metallo che può uccidere tutti i vampiri. Con lei, saremmo invincibili. Senza di lei...”

      A quel punto tacque, apprentemente intimorito dall'idea di esprimere a parole le conseguenze.

      Caitlin avrebbe voluto che Sam fosse stato lì, e desiderò che li avesse guidati da loro padre. Ispezionò di nuovo il fienile. Non vide alcun segno recente della sua presenza. Avrebbe voluto, ancora una volta, non aver perso il cellulare per strada. Avrebbe reso la sua vita molto più semplice.

      “Sam veniva sempre qui,” lei disse. “Sono sicura che sarebbe qui. Ma so che è tornato nella sua città – ne sono certa. Non andrebbe da nessun'altra parte. Domani torniamo a scuola, e parlerò con i miei amici. Lo scoprirò.”

      Caleb annuì. “Credi che sappia dove si trova vostro padre?” chiese lui.

      “Io…non lo so,” rispose la ragazza. “Ma so che ne sa molto più di me. Lo sta cercando da sempre. Se c'è qualcuno che sa qualcosa, quello è lui.”

      Caitlin pensò al passato e ricordò tutte quelle volte in cui era con Sam, alle sue continue ricerche, al mostrarle nuove piste, alle continue delusioni. Tutte le sere andava nella sua stanza, e si sedeva sul letto della sorella. Il desiderio che aveva di vedere suo padre era diventato opprimente, come un'entità che viveva dentro di lui. Anche lei lo sentiva, ma non in modo così forte. Talvolta, la sua delusione si era rivelata molto difficile da guardare.

      Caitlin pensò alla loro infanzia tormentata, a tutto quello che era loro mancato, ed improvvisamente si sentì sopraffare dall'emozione. Una lacrima si formò all'angolo dell'occhio, e, imbarazzata, l'asciugò velocemente, sperando che Caleb non l'avesse visto.

      Ma l'aveva fatto. Guardò in alto e poi il suo sguardo si posò su di lei, intensamente.

      Si alzò in piedi lentamente, per andare a sedersi accanto a lei. Era così vicino, che lei poteva avvertire la sua energia. Era intensa. Il suo cuore cominciò a battere forte.

      Passò gentilmente un dito tra i suoi capelli, spostandoglieli dal viso. Poi le accarezzò l'angolo dell'occhio, per poi passare alla sua guancia.

      Lei tenne il viso rivolto verso il basso, guardando il pavimento, temendo di incontrare il suo sguardo. Lei poteva sentire come la esaminassero.

      “Non preoccuparti,” lui disse, la sua voce dolce e profonda la metteva completamente a proprio agio. “Troveremo tuo padre. Lo faremo insieme.”

      Ma non era questo che la preoccupava. Era preoccupata per lui. Caleb. Preoccupata pensando a quando lui l'avrebbe lasciata.

      Se si fosse trovata faccia a faccia con lui, lei si chiese se l'avesse baciata. Quanto avrebbe voluto sentire il tocco delle sue labbra.

      Ma aveva paura a voltare il capo.

      Sembrarono passare ore, prima che trovasse finalmente il coraggio di voltarsi.

      Ma lui si era già allontanato. Era gentilmente poggiato contro il fieno, con gli occhi chiusi, addormentato, un dolce sorriso sul suo volto, illuminato dal fuoco del camino.

      Lei scivolò più vicina a lui e si poggiò al fieno, col capo lontano pochi centimetri dalla spalla di lui. Si toccavano quasi.

      E quasi era già abbastanza per lei.

       CAPITOLO DUE

      Caitlin chiuse dietro di sè la porta del fienile e strizzò gli occhi dinnanzi ad un mondo ricoperto di neve. La luce bianca del sole la abbagliò completamente. Si coprì gli occhi con le mani, avvertendo un dolore che non aveva mai avuto: gli occhi la stavano assolutamente uccidendo.

      Caled si precipitò da lei, mentre stava finendo di coprirsi le braccia e il collo con un materiale sottile e trasparente. Aveva quasi l'aspetto della plastica saran, ma sembrava dissolversi nella sua pelle, una volta entrata in contatto. Perciò, lei non era in grado di affermare che ci fosse.

      “Che cos'è?”

      “Protezione per la pelle,” rispose, guardando in basso, mentre l'avvolgeva di nuovo e attentamente intorno alle braccia e alle spalle. E' quello che ci permette di uscire alla luce del giorno. Altrimenti, la nostra pelle brucerebbe.” Lui la guardò. “A te non serve—ancora.”

      “Come lo sai?” gli chiese.

      “Credimi,” lui disse, sorridente. “Lo sapresti.”

      Introdusse una mano nella sua tasca ed estrasse un piccolo contenitore di gocce per gli occhi, lo inclinò e si mise diverse gocce in ciascun occhio. Si voltò e la guardò.

      Doveva essere chiaro che gli occhi le facevano male, perchè lui posò gentilmente la sua mano sulla fronte di lei. “Stà giù,”le disse.

      Lei lo fece.

      “Apri gli occhi,” disse.

      Non appena lei lo fece, lui si avvicinò e le mise una goccia in ciascun occhio.

      Le pungeva da morire; chiuse gli occhi e abbassò la testa.

      “Ow,” lei disse, strizzandosi gli occhi. “Se sei arrabbiato con me, dimmelo e basta.”

      Lui sorrise. “Mi dispiace. All'inizio brucia, ma ti ci abituerai. La tua sensibilità svanirà nell'arco di pochi secondi.”

      Lei sbattè le palpebre e strizzò gli occhi. Alla fine, guardò in alto, e non sentì più nulla. Lui aveva ragione:


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