Risorta . Морган Райс
Domandargli di dirle ogni cosa, fino all'ultimo dettaglio.
Ma non riuscì a farlo. Afferrò il telefono, e qualcosa dentro di lei la fermò. Rammentò le ultime parole di Aiden, e queste le causarono una nuova ondata di nausea. Amava Scarlet più della sua stessa vita, e non avrebbe mai potuto permettersi di farle del male.
Mentre Caitlin se ne stava seduta lì, con il telefono in mano, guardando fuori dalla finestra e ascoltando la voce di Polly, attutita, proveniente dal piano di sopra, la sua mente continuò a vagare. Le palpebre le divennero pesanti. Prima di quanto credesse possibile, la donna cadde addormentata.
*
Caitlin si svegliò, ritrovandosi sola nella sua grande casa vuota. Il mondo era silenzioso. Rimase seduta per un po', a chiedersi dove fossero andati tutti, poi si alzò e attraversò la stanza. Stranamente, tutte le tendine e le tende erano state abbassate. Si recò ad una delle finestre, e le tirò su. Guardando fuori, vide di nuovo un sole rosso sangue — ma stavolta sembrava diverso. Non sembrava affatto un tramonto, ma piuttosto l'alba. Lei era confusa. Aveva dormito per tutta la notte? Scarlet era tornata a casa? E dov'erano andati tutti?
Caitlin si diresse alla porta d'ingresso. Per qualche ragione, sentiva che forse Scarlet si trovava lì, ad aspettarla.
Aprì lentamente la pesante porta, guardando all'esterno. Ma il mondo era assolutamente silenzioso. Non c'era anima viva per le strade e nemmeno una sola auto in vista. Tutto ciò che poteva sentire era il verso di un solitario uccello mattutino. Guardò in alto, e vide che era un corvo.
Caitlin sentì un suono improvviso, si voltò e rientrò in casa. Si recò in cucina, cercando dei segnali di qualcuno. Sentì un altro suono metallico, il che la indusse a correre verso la finestra che si apriva nella parete posteriore. Anche lì le tende erano abbassate, il che era strano, perché Caitlin le teneva sempre aperte. Si avvicinò alle tende e tirò la corda.
Non appena lo fece, saltò all'indietro per la paura. Fuori, con il volto schiacciato contro la finestra, c'era il volto bianco, pallido di un vampiro, completamente calvo, con le zanne estese a contatto del vetro. Caitlin vide le sue lunghe unghie gialle.
Si sentì un altro rumore improvviso; Caitlin si voltò di scatto e vide il volto di un altro vampiro alla finestra laterale.
Ci fu il suono di un vetro rotto, lei si voltò dall'altra parte e vide ancora un altro volto: un vampiro infilò la testa nella finestra, ringhiando contro di lei.
Improvvisamente, la sua casa si riempì del suono di vetri rotti. Caitlin corse per la casa, e, ovunque guardasse, le pareti erano diverse da come lei ricordava. Ora erano tutte fatte di finestre e, ovunque guardasse, le tende erano state tirate giù e le finestre distrutte, mentre vampiro dopo vampiro infilando la testa in casa.
Caitlin corse di stanza in stanza, alla porta d'entrata, provando a scappare, mentre sempre più finestre venivano infrante.
Raggiunse la porta d'entrata, la aprì e si fermò.
Lì, ad osservarla, con uno sguardo mortale negli occhi, c'era Scarlet. La ragazza guardò Caitlin, sembrando più morta che viva, completamente pallida; lo sguardo crudele indicava la sua voglia di uccidere. Cosa ancora più scioccante, dietro di lei c'era un esercito di vampiri—migliaia di vampiri. Tutti in attesa di seguirla, di fiondarsi nella casa di Caitlin.
“Scarlet?” lei chiese, sentendo la paura nella sua stessa voce.
Ma prima che potesse reagire, Scarlet fece una smorfia, si piegò all'indietro e puntò a Caitlin, mirando proprio alla sua gola.
Caitlin si svegliò urlando, saltando sulla sedia. Si toccò il collo, massaggiandolo con una mano, mentre con l'altra, provava a scacciare via Scarlet.
“Caitlin? Stai BENE?”
Dopo svariati secondi, Caitlin si calmò, guardò in su e realizzò che non si trattava di Scarlet. Era Sam. All'inizio, era confusa. Poi si rese conto, con enorme sollievo, che stava dormendo0. Era stato solo un incubo.
Caitlin era seduta lì, respirando con affanno. Sopra di lei, c'erano Sam, con una mano sulla sua spalla, visibilmente preoccupato, e Polly. Le lampadine erano accese, e lei vide che fuori era buio. Diede un'occhiata all'orologio a pendolo, e vide che era trascorsa la mezzanotte. Doveva essersi addormentata sulla sedia.
“Stai bene?” Sam le chiese di nuovo.
Adesso Caitlin era imbarazzata. Si tirò su, asciugandosi la fronte.
“Mi spiace di averti svegliata, ma sembrava che stessi avendo un incubo,” Polly aggiunse.
Caitlin si tirò su lentamente, alzandosi e camminando a passo regolare, provando a scuotersi di dosso quella tremenda visione del sogno. Era sembrato così reale, che sentiva quasi il dolore alla gola dove era stata morsa dalla sua stessa figlia.
Ma era stato soltanto un sogno. Lei continuava a ripeterselo. Soltanto un sogno.
“Dov'è Caleb?” lei chiese, ricordando. “Avete saputo qualcosa? Come sono andate le telefonate?”
Le espressioni sui volti di Sam e Polly le comunicarono tutto quello che lei aveva bisogno di sapere.
“Caleb è ancora fuori a cercare,” Sam disse. “L'ho chiamato quasi un'ora fa. E' molto tardi. Ma volevamo tenerti compagnia finché non fosse tornato a casa.”
“Ho chiamato tutti i suoi amici,” Polly intervenne. “Ogni singolo amico. Tutti in pratica. Nessuno ha visto o sentito qualcosa. Erano tutti sorpresi quanto noi. Ho persino chiamato Blake. Ma ha detto che non ha sentito una sola parola da lei. Mi dispiace tanto.”
Caitlin si massaggiò il viso, provando a scrollarsi di dosso le ragnatele. Aveva sperato di scoprire che nulla di tutto ciò fosse reale. Che Scarlet fosse tornata a casa, e fosse al sicuro. Che la vita fosse tornata alla normalità. Ma vedere Sam e Polly lì, a casa sua, con l'espressione preoccupata, dopo mezzanotte, la fece tornare alla realtà. Era tutto vero. Troppo vero. Scarlet era scomparsa. E poteva persino non tornare più indietro.
Il rendersene conto fu quasi una pugnalata per Caitlin. Riusciva a malapena a respirare al solo pensiero. Scarlet, la sua unica figlia. La persona che più amava al mondo. Non riusciva proprio ad immaginare la vita senza di lei. Voleva correre fuori, percorrere ogni strada, gridare e urlare contro l'ingiustizia di tutto ciò. Ma sapeva che sarebbe stato inutile. Doveva solo restarsene seduta lì ad aspettare.
Improvvisamente, ci fu un rumore alla porta. I tre saltarono in piedi e guardarono, speranzosi. Caitlin corse alla porta, pregando di vedere il volto familiare della figlia adolescente.
Ma il cuore sprofondò nel vedere che era soltanto Caleb. Ritornato a casa—e con un'espressione cupa dipinta sul volto. Vederlo in quelle condizioni fece sprofondare ancora di più il suo cuore. Chiaramente la sua ricerca non aveva avuto successo.
Lei sapeva che era inutile, ma lo chiese comunque: “Niente?”
Caleb guardò verso il pavimento mentre scuoteva la testa. Sembrava un uomo distrutto.
Sam e Polly si scambiarono uno sguardo, poi si avvicinarono a Caitlin e l'abbracciarono uno alla volta.
“Tornerò domani mattina presto,” Polly disse. “Chiamami se senti qualcosa. Anche nel bel mezzo della notte. Promesso?”
Caitlin annuì, troppo sconvolta persino per parlare. Sentì che Polly l'abbracciava, e la ricambiò, poi abbracciò suo fratello minore.
“Ti voglio bene, sorella,” lui disse oltre la spalla di lei. “Aspetta qui. Lei starà bene.”
Caitlin si asciugò le lacrime e osservò Sam e Polly uscire fuori dalla porta.
Adesso, erano rimasti soltanto lei e Caleb. In genere, sarebbe stata elettrizzata al restare sola con lui — ma dopo il loro litigio, era nervosa. Caleb, lei vide, era perso nel suo mondo di tristezza e rimorso; lei sentiva anche che era ancora furioso con lei, per aver riferito le sue teorie alla polizia.
Era fin troppo da sopportare per Caitlin. Si rese conto di aver riposto la sua speranza