La Fabbrica della Magia . Морган Райс

La Fabbrica della Magia  - Морган Райс


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sulla parete. “E quello è James Watt,” disse. “L’inventore del motore a vapore.”

      La signorina Belfry annuì. Sembrava entusiasta. “Oliver, posso già dire che andremo molto d’accordo.”

      Proprio in quel momento la porta si aprì ed entrarono i compagni di classe di Oliver. Lui deglutì, sentendo tornare una grossa ondata di ansia.

      “Perché non vai a sederti?” suggerì la signorina Belfry.

      Oliver annuì e corse al posto più vicino alla finestra. Se le cose non fossero andate per il verso giusto, almeno poteva guardare fuori e immaginarsi altrove. Da lì aveva una bella veduta sul quartiere, tutti i pezzi di rifiuti e le foglie secche spostati dal vento. Le nuvole in alto sembravano ancora più scure di quanto fossero state quella mattina. Tutto questo non era esattamente di aiuto per il senso di inquietudine che Oliver provava.

      Il resto dei ragazzi in classe erano molto rumorosi e turbolenti. La signorina Belfry ci mise un po’ a metterli in ordine in modo da poter iniziare la lezione.

      “Oggi andiamo avanti da dove siamo rimasti la scorsa settimana,” disse alzando la voce per farsi sentire sopra al baccano. “Continuiamo con alcuni incredibili inventori della Seconda Guerra Mondiale. Mi chiedo se qualcuno sa chi sia questa?”

      Sollevò una foto in bianco e nero di una donna di cui Oliver aveva letto nel suo libro degli inventori. Katharine Blodgett, che aveva inventato la maschera anti-gas, lo schermo anti-fumo e il vetro non-riflettente che veniva usato per i periscopi dei sommergibili in tempo di guerra. Dopo Armando Illstrom, Katharine Blodgett era tra gli inventori preferiti di Oliver, perché aveva trovato affascinanti tutte le migliorie tecnologiche che era riuscita a creare durante la Seconda Guerra Mondiale.

      Proprio allora vide la signorina Belfry che lo guardava speranzosa. Probabilmente aveva capito dalla sua espressione che lui sapeva esattamente chi fosse la donna nella foto. Ma dopo le sue esperienze di oggi, aveva paura di dire qualcosa a voce alta. I suoi compagni avrebbero capito alla fine che lui era un nerd, e Oliver non voleva accelerare quel processo

      Ma la signorina Belfry gli fece cenno col capo, felice e incoraggiante. Contro ogni miglior giudizio, Oliver aprì bocca.

      “È Katharine Blodgett,” disse infine.

      La signorina Belfry sorrise contenta, mostrando le sue adorabili fossette. “Giusto, Oliver! Puoi dire alla classe di chi si tratta? Cos’ha inventato?”

      Dietro di lui Oliver sentì delle risatine. I ragazzi si stavano già rendendo conto della sua condizione di nerd.

      “Era un’inventrice durante la Seconda Guerra Mondiale,” disse. “Ha creato un sacco di invenzioni belliche utili e importanti, come i periscopi dei sommergibili. E le maschere anti-gas, che hanno salvato un sacco di vite.”

      La signorina Belfry sembrava entusiasta.

      “STRAMBO!” gridò qualcuno dal fondo della classe.

      “No, grazie, Paul,” disse la signorina Belfry guardando severamente il ragazzo che aveva parlato. Si girò verso la lavagna e iniziò a scrivere informazioni su Katharine Blodgett.

      Oliver sorrise tra sé e sé. Dopo il bibliotecario che gli aveva regalato il libro sugli inventori, la signorina Belfry era l’adulto più gentile che avesse mai incontrato. Il suo entusiasmo era come un giubbotto antiproiettile che Oliver poteva avvolgersi attorno alle spalle, deviando le parole crudeli del resto della classe. Seguì il resto della lezione, più a suo agio di quanto fosse stato per giorni.

      *

      Prima di quanto si sarebbe aspettato, suonò la campanella che segnava la fine della giornata. Tutti corsero fuori, saltando e gridando. Oliver raccolse le sue cose e si diresse verso l’uscita.

      “Oliver, sono molto impressionata dalle tue conoscenze,” disse la signorina Belfry raggiungendolo in corridoio. “Dove hai imparato di tutte quelle persone?”

      “Ho un libro,” le spiegò. “Mi piacciono gli inventori. Voglio diventare un inventore anche io.”

      “Costruisci invenzioni?” gli chiese entusiasta.

      Oliver annuì, ma non le disse del mantello dell’invisibilità. E se l’avesse creduto stupido? Non avrebbe potuto sopportare niente di minimamente vicino allo scherno da parte sua.

      “Penso sia fantastico, Oliver,” disse lei annuendo. “È molto importante avere dei sogni da seguire. Qual è il tuo inventore preferito?”

      Oliver ripensò al volto di Armando Illstrom nella foto sbiadita del suo libro.

      “Armando Illstrom,” disse. “Non è molto famoso, ma ha inventato un sacco di cose interessanti. Ha anche provato a fare una macchina del tempo.”

      “Una macchina del tempo?” chiese la signorina Belfry inarcando le sopracciglia. “Forte!”

      Oliver annuì, sentendosi più propenso ad aprirsi grazie al suo incoraggiamento. “La sua fabbrica è qua vicino. Stavo pensando di andare a trovarlo.”

      “Devi,” disse la Belfry sorridendo con calore. “Sai, quando avevo la tua età amavo la fisica. Tutti gli altri ragazzi mi prendevano in giro, non capivano perché volessi costruire circuiti invece di giocare con le bambole. Ma un giorno il fisico che adoravo di più in assoluto venne in città per registrare un episodio di uno show televisivo. Ci andai e poi gli parlai pure. Mi disse di non rinunciare mai alla mia passione. Anche se altri mi dicevano che ero strana a interessarmi a una cosa così, se avevo un sogno dovevo seguirlo. Non sarei qui oggi se non fosse stato per quella conversazione. Non sottovalutare mai quanto sia importante ricevere un incoraggiamento da qualcuno che ti capisce, soprattutto se sembra che tutti gli altri non ne siano capaci.”

      Le parole della signorina Belfry colpirono Oliver con forza. Per la prima volta quel giorno, si sentì ottimista. Ora era completamente determinato a trovare la fabbrica e a vedere in faccia il suo eroe.

      “Grazie, signorina Belfry,” le disse sorridendole. “Ci vediamo alla prossima lezione!”

      E mentre si allontanava saltellando, sentì la professoressa esclamare: “Segui sempre i tuoi sogni!”

      CAPITOLO TRE

      Oliver andò verso la fermata dell’autobus, lottando contro le forti folate di vento. Aveva la mente concentrata sulla sua consolazione, l’unico raggio di sole in quel buio capitolo della sua vita: Armando Illstrom. Se fosse riuscito a trovare l’inventore e la sua fabbrica, la vita sarebbe stata almeno sopportabile. Forse Armando Illstrom sarebbe stato un suo alleato. Un uomo che un tempo aveva tentato di inventare una macchina del tempo era di sicuro una persona capace di andare d’accordo con un ragazzo che cercava di diventare invisibile. Di certo era in grado, più di altri, di gestire alcune delle stravaganze di Oliver. Per lo meno non c’era dubbio che fosse ancora più nerd di lui!

      Oliver frugò in tasca e tirò fuori il pezzetto di carta dove aveva scribacchiato l’indirizzo della fabbrica. Era più distante dalla scuola di quanto avesse inizialmente pensato. Avrebbe dovuto prendere un autobus. Cercò delle monetine nell’altra tasca e scoprì che dopo il pranzo gliene erano rimaste abbastanza per il viaggio. Sollevato e pieno di ottimismo, si diresse verso la fermata dell’autobus.

      Mentre aspettava il bus, il vento attorno a lui soffiava e infuriava. Se fosse peggiorato ancora, non sarebbe stato capace di starsene ritto in piedi. Infatti la gente che gli passava accanto si piegava in avanti per contrastarne la forza. Se non fosse stato così esausto per la sua prima giornata a scuola, avrebbe addirittura trovato divertente quella scena. Ma ora la sua concentrazione era unicamente sulla fabbrica.

      Alla fine l’autobus arrivò. Era un veicolo vecchio e ammaccato che aveva di certo visto giorni migliori.

      Oliver salì a bordo e pagò il biglietto, poi prese posto in fondo. Il bus puzzava di patatine unte e cipolle. Il suo stomaco brontolò, ricordandogli che probabilmente avrebbe saltato la cena che forse più


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