Una Corte di Ladri . Морган Райс

Una Corte di Ladri  - Морган Райс


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con la pelle che sembrava gonfiarsi nel fumo a ogni passo che facevano. Quando Kate imparò a scivolare oltre le difese della spada di un duellante, l’avversario successivo indossava un’armatura, così che lei non poteva che colpire tra gli spazi tra le placche.

      Ogni volta che si fermava pareva che Siobhan fosse lì, con consigli o indizi, incoraggiamenti o qualche genere di folle divertimento che stimolava Kate a fare meglio ancora. Ora era più veloce, e più forte, ma sembrava come se non fosse abbastanza per la donna che controllava la fontana. Aveva la sensazione che Siobhan la stesse preparando per qualcosa, ma l’altra donna non diceva cosa, né rispondeva ad alcuna domanda riguardo a cosa Kate avrebbe dovuto fare poi.

      “Devi imparare a usare il talento con cui sei nata,” disse Siobhan. “Imparare a scorgere l’intenzione di un avversario prima che colpisca. Imparare a cogliere la posizione dei tuoi nemici prima che ti trovino.”

      “Come faccio a metterlo in pratica se lotto contro delle illusioni?” chiese Kate.

      “Sono io a dirigerli, quindi ti permetterò di guardare una frazione della mia mente,” disse Siobhan. “Ma fai attenzione. Ci sono posti dove non vorrai guardare.”

      Questo stuzzicò l’interesse di Kate. Era già andata a sbattere contro le pareti che l’altra donna teneva al loro posto per impedirle di guardare la sua mente. Ora avrebbe potuto sbirciare? Quando sentì che le pareti di Siobhan si spostavano, Kate si tuffò all’interno fino a dove i nuovi confini glielo concedevano.

      Non era molto, ma era pur sempre sufficiente per trovare il senso di una mente aliena, più lontana che mai da qualsiasi altra persona Kate avesse mai visto. Kate si ritrasse da quella assoluta stranezza, tirandosi indietro. Lo fece giusto in tempo perché un avversario effimero potesse piantarle una lama nella gola.

      “Ti ho detto di fare attenzione,” le disse Siobhan mentre Kate soffocava. “Ora prova di nuovo.”

      C’era un altro uomo armato di spada davanti a Kate. Si concentrò, e questa volta colse il momento in cui Siobhan gli disse di attaccare. Kate si abbassò e colpì a sua volta.

      “Meglio,” disse Siobhan. Era più vicina a una lode, ma la lode non fermava il costante mettersi alla prova. Significava solo altri avversari, altro lavoro, altro allenamento. Siobhan spinse Kate fino al punto che, anche con la sua nuova forza, si sentiva prossima al crollo per stanchezza.

      “Non ho imparato abbastanza?” chiese Kate. “Non ho fatto abbastanza?”

      Guardò Siobhan che sorrideva senza divertimento. “Pensi di essere pronta, apprendista? Sei davvero così impaziente?”

      Kate scosse la testa. “È solo che…”

      “Che pensi di aver imparato abbastanza per un giorno. Pensi di sapere cosa accadrà, o cosa serva.” Siobhan allargò le braccia. “Forse hai ragione. Forse hai imparato a padroneggiare quello che voglio che tu impari.”

      Kate poté sentire in quelle parole una nota di irritazione. Siobhan non aveva il genere di pazienza che Thomas aveva mostrato con lei.

      “Mi spiace,” disse Kate.

      “È troppo tardi per dispiacersi,” disse Siobhan. “Voglio vedere cos’hai imparato.” Batté le mani. “Una prova. Vieni con me.”

      Kate avrebbe voluto discutere, ma capì che non avrebbe avuto senso. Seguì invece Siobhan fino a un punto dove la foresta si apriva in una radura più o meno circolare contornata da rovi e biancospini, rose selvatiche e ortiche. Nel mezzo si trovava una spada messa in equilibrio su un ceppo d’albero.

      No, non una semplice spada. Kate riconobbe all’istante la spada che Thomas e Will avevano fatto per lei.

      “Come…” iniziò.

      Siobhan girò di scatto la testa verso la spada. “La tua spada era incompleta, come te. L’ho finita io, come sto cercando di migliorare anche te.”

      La spada sembrava diversa adesso. Aveva un’impugnatura di legno scuro e chiaro che Kate sospettava le stesse perfettamente in mano. Aveva dei segni lungo la lama che erano di una lingua mai vista prima, mentre ora la lama brillava assumendo un aspetto piuttosto malvagio.

      “Se pensi di essere pronta,” disse Siobhan, “tutto quello che devi fare è andare lì e prendere la tua spada. Ma se lo fai, sappi questo: il pericolo è vero lì. Nessun gioco.”

      Se fosse stata un’altra situazione, Kate avrebbe potuto fare un passo indietro. Avrebbe potuto dire a Siobhan che non le interessava, e aspettare un po’ di più. Ma due cose le impedirono di farlo. Uno era il sorriso insopportabile che sembrava non lasciare mai il volto di Siobhan. Perseguitava Kate facendole capire che non era ancora abbastanza brava. Che non sarebbe mai stata abbastanza brava da arrivare ai livelli che Siobhan aveva stabilito per lei. Era un’espressione che le ricordava fin troppo lo sprezzo che le suore mascherate le avevano mostrato.

      Davanti a quel sorriso, Kate poteva sentir salire la sua rabbia. Voleva togliere quel sorriso dal volto di Siobhan. Voleva farle vedere che qualsiasi genere di magia la donna della foresta potesse possedere, Kate era all’altezza dei compiti che aveva stabilito per lei. Voleva una piccola dose di soddisfazione per tutte le lame fantasma che l’avevano trafitta.

      L’altro motivo era più semplice: quella spada era sua. Era stata un dono di Will. Siobhan non aveva il diritto di dire quando Kate avrebbe potuto prenderla.

      Kate partì di corsa e saltò su un ramo, poi balzò oltre il cerchio di spine che circondava la radura. Se questo era il meglio che Siobhan poteva fare, si sarebbe presa la sua spada e sarebbe tornata indietro facilmente come attraversare una strada di campagna. Atterrò accucciata, e guardò verso la spada che la aspettava.

      Ora però c’era una figura che la teneva in mano, e Kate si trovò a fissarla. A fissare se stessa.

      Era assolutamente lei, fino all’ultimo dettaglio. Gli stessi capelli corti rossi. La stessa magrezza muscolosa. Questa versione di lei stessa però era vestita in modo diverso, con i colori verdi e marroni della foresta. Anche gli occhi erano diversi, color verde foglia da un lato all’altro, e con niente di umano in essi. Mentre Kate guardava, il suo doppio brandì la spada di Will tagliando l’aria come a volerla provare.

      “Non sei me,” disse Kate.

      “Non sei me,” disse l’altra, esattamente con la stessa inflessione, esattamente la stessa voce. “Tu sei solo una copia a buon mercato, non vali neanche la metà.”

      “Dammi la spada,” chiese Kate.

      L’altra scosse la testa. “Penso che me la terrò. Non te la meriti. Sei solo feccia dell’orfanotrofio. Non c’è da meravigliarsi che le cose non abbiano funzionato con Will.”

      Kate allora le corse incontro, facendo roteare la spada di legno con tutta la forza e la furia possibile, come se volesse fare a pezzi quella cosa con il potere del suo attacco. Invece la sua spada da allenamento andò a scontrarsi contro l’acciaio di quella vera.

      Tirò fendenti e colpi, fece finte e battute, attaccando con tutte le abilità che si era conquistata per mezzo dei brutali insegnamenti di Siobhan. Kate spinse ai limiti la forza che la fontana le aveva garantito, usando tutta la velocità che possedeva per tentare di andare oltre le difese dell’avversaria.

      La sua copia parava perfettamente ogni attacco, sembrando conoscere alla perfezione ogni mossa che Kate intendeva fare. Quando colpiva, invece, Kate faceva fatica a deviare i colpi.

      “Non sei abbastanza brava,” le disse la sua copia. “Non sarai mai abbastanza brava. Sei debole.”

      Le parole tintinnarono dentro a Kate quasi come l’impatto dei colpi della spada contro la sua arma da allenamento. Facevano male, e facevano male tanto più perché erano tutto ciò che Kate sospettava poter essere vero. Quante volte l’avevano detto nella Casa degli Indesiderati? Gli amici di Will non le avevano forse mostrato la verità nel campo da allenamento?

      Kate gridò la sua rabbia e colpì ancora.

      “Nessun


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