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Mentre parlava guardava la parete, come se cercasse di vedere la casa dei Kurtz attraverso di essa. Aveva un’espressione triste, forse per la perdita dei Kurtz, oppure semplicemente per essere stata coinvolta in quella situazione.
“Ne è sicura?” insisté Mackenzie.
“Sì, ne sono praticamente certa. Credo che il marito giocasse a racquetball. L’ho incrociato un paio di volte uscendo dalla palestra. Quanto a Julie, invece, non saprei. So che le piaceva disegnare, ma solo perché una volta mi ha fatto vedere i suoi disegni. A parte quello…no. Stavano per lo più da soli.”
“C’è altro, qualunque cosa, che secondo lei saltava all’occhio?”
“Ecco” disse Demi, guardando ancora la parete “lo so che può sembrare un po’ osceno, ma io e mio marito capivamo che avevano una vita sessuale piuttosto intensa. A quanto pare le pareti sono molto sottili, oppure erano loro a fare molto rumore. Non si contano le volte in cui li abbiamo sentiti. A volte non erano affatto rumori smorzati… ci stavano proprio dando dentro, capite?”
“In modo violento?” chiese Mackenzie.
“No, non sembrava mai nulla del genere” rispose Demi, leggermente in imbarazzo. “Erano solo molto appassionati. Era una cosa di cui avremmo spesso voluto lamentarci con loro, ma non l’abbiamo mai fatto. Era imbarazzante, capite?”
“Ma certo” disse Mackenzie. “A proposito di suo marito, invece, dove si trova?”
“Al lavoro. Fa il turno dalle nove alle cinque. Io ho un lavoro part time da casa, gestisco un servizio editoriale.”
“Potrebbe ripetergli le stesse domande che abbiamo fatto a lei per essere certi di avere tutte le informazioni possibili?” chiese Mackenzie.
“Sì, certamente.”
“Grazie per il tempo che ci ha dedicato, signora Stiller. Potremmo richiamarla in un secondo momento se abbiamo altre domande.”
“Va bene” disse Demi mentre li riaccompagnava all’uscita.
Quando furono fuori e Demi Stiller ebbe chiuso la porta, Harrison si voltò verso la villetta che Josh e Julie Kurtz avevano chiamato casa. “Quindi l’unica cosa che abbiamo imparato è che avevano una strepitosa vita sessuale?” domandò.
“Così sembra” disse Mackenzie. “Forse questo ci dice che il loro matrimonio era solido. Se consideriamo anche le dichiarazioni dei parenti, secondo cui il loro era un matrimonio perfetto, è ancora più difficile trovare una spiegazione per la loro morte. Oppure per contro potrebbe essere più facile. Se avevano un bel matrimonio e non avevano problemi, si può pensare invece a qualcuno che avesse qualcosa contro di loro. Ora… guarda i tuoi appunti. Tu dove andresti adesso?”
Harrison pareva un po’ sorpreso da quella domanda, ma diligentemente osservò il quaderno dove teneva tutti gli appunti e i documenti. “Dobbiamo controllare la prima scena del crimine, la casa degli Sterling. I genitori del marito vivono a dieci chilometri dalla casa, quindi potremmo fare un salto da loro.”
“Mi sembra una buona idea” disse lei. “Hai gli indirizzi?”
Gli lanciò le chiavi dell’auto e andò dal lato del passeggero. Si prese un momento per gustarsi lo sguardo sorpreso e orgoglioso di Harrison a quel semplice gesto mentre afferrava le chiavi.
“Forza, fammi strada” gli disse.
CAPITOLO CINQUE
La casa degli Sterling era a diciotto chilometri di distanza dalla villetta a schiera dei Kurtz. Mackenzie non poté fare a meno di ammirarla mentre Harrison percorreva il lungo vialetto in cemento. La casa si ergeva ad una cinquantina di metri dalla strada principale, ed era delimitata da magnifiche aiuole fiorite e svettanti alberi. L’edificio era piuttosto moderno, con finestre e travi in legno grezzo. Sembrava una casa idilliaca e costosa, per una coppia benestante. L’unico particolare che rompeva quell’illusione erano i sigilli gialli della polizia sulla porta d’ingresso.
Quando si incamminarono verso di essa, Mackenzie notò il silenzio che permeava il luogo. Era isolato dalle lussuose case dei vicini da un fitto boschetto, un rigoglioso muro verde che appariva curato e costoso come tutto in quella parte di città. Anche se la proprietà non aveva uno sbocco sulla spiaggia, si poteva sentire il mare mormorare in sottofondo.
Mackenzie si chinò per superare i sigilli e prese la chiave di riserva che le aveva dato Dagney. Entrarono nell’ampio ingresso e, ancora una volta, Mackenzie fu spiazzata dal silenzio assoluto. Si guardò intorno studiando la disposizione delle stanze. Un corridoio si allungava alla loro sinistra, terminando in una cucina. Il resto della casa era piuttosto aperto; il salotto e la sala da pranzo erano uniti, e in fondo c’era una veranda chiusa.
“Cosa sappiamo di quel che è successo qui?” Mackenzie chiese a Harrison. Naturalmente lo sapeva già, ma voleva che fosse lui a esporre i fatti, per abituarsi prima che il caso decollasse davvero.
“Deb e Gerald Sterling” disse Harrison. “Trentasei anni lui, trentotto lei. Uccisi in camera da letto nello stesso modo dei Kurtz, anche se almeno tre giorni prima di loro. I cadaveri sono stati trovati dalla donna di servizio poco dopo le otto del mattino. Il rapporto del medico legale dice che sono stati uccisi la sera precedente. Dalle prime indagini non sono risultati indizi di alcun genere, ma la scientifica sta ancora analizzando delle fibre trovate sulla cornice della porta d’ingresso.”
Mackenzie annuiva mentre Harrison snocciolava le informazioni. Intanto studiava il piano di sotto, cercando di farsi un’idea di che tipo di persone fossero gli Sterling, prima di salire nella stanza dove erano stati uccisi. Superò una grossa libreria che si trovava tra la sala da pranzo e il salotto. I libri erano quasi tutti romanzi, per lo più di autori come King, Grisham, Child e Patterson. C’erano anche alcuni volumi dedicati all’arte. Insomma, libri che non lasciavano intuire nulla di personale a proposito dei coniugi Sterling.
Uno scrittoio a serrandina era sistemato contro la parete del salotto. Mackenzie lo aprì per guardare all’interno, ma non c’era niente di rilevante, soltanto penne, fogli di carta, qualche foto e altre cianfrusaglie.
“Andiamo di sopra” disse Mackenzie.
Harrison annuì e fece un profondo e tremante sospiro.
“Non preoccuparti” tentò di rassicurarlo lei. “Anche a me ha fatto un certo effetto la casa dei Kurtz. Però fidati… queste situazioni migliorano.”
Lo sai che questa non è necessariamente una cosa buona, vero? pensò fra sé. Fino a che punto sei diventata insensibile da quando hai visto il cadavere di quella donna nel campo di granturco in Nebraska?
Scacciò quei pensieri dalla mente mentre saliva le scale con Harrison. Il piano di sopra consisteva in un lungo corridoio che portava soltanto a tre stanze. Sulla sinistra si apriva un grosso studio. Era ordinato al punto da sembrare quasi vuoto e affacciava sul boschetto sul retro della casa. L’enorme bagno aveva due lavandini, un’ampia doccia, una vasca e un armadio per la biancheria grosso quanto la cucina di Mackenzie.
Esattamente come al piano di sotto, non c’era nulla che aiutasse a capire meglio gli Sterling o il motivo per cui qualcuno li volesse morti. Senza sprecare altro tempo, Mackenzie si diresse in fondo al corridoio, dove la camera da letto aveva la porta aperta. Il sole inondava la stanza da una grande finestra sulla parete sinistra. La luce sommergeva i piedi del letto, trasformando il colore del sangue in quel punto da marrone a rosso acceso.
In un certo senso dava il capogiro entrare nella camera da letto di una casa così immacolata e vedere tutto quel sangue sul letto. Il pavimento era in parquet, ma Mackenzie riusciva a distinguere comunque degli schizzi di sangue qua e là. Sulle pareti non c’era tanto sangue come in casa Kurtz, soltanto alcune gocce che sembravano comporre un macabro quadro astratto.
Nell’aria c’era un tenue odore metallico, l’odore del sangue secco. Nonostante non fosse intenso, la stanza ne sembrava impregnata. Mackenzie camminò lungo il bordo del letto, osservando le lenzuola grigio chiaro macchiate di sangue. Sul lenzuolo di sopra vide un segno che poteva essere stato lasciato da un coltello. Osservandolo da vicino ne ebbe la conferma.
Dopo