Minaccia Primaria: Le Origini di Luke Stone—Libro #3. Джек Марс
indefinito di dipendenti è stato ucciso e preso in ostaggio. Secondo i nostri primi dati, desunti dalle riprese audio e video, gli invasori sono stranieri, anche se ancora non è chiaro da dove vengano.”
“Che cosa lo suggerisce?”
Stark scrollò le spalle. “Non sembra che parlino inglese. Anche se non abbiamo ancora una ripresa audio davvero chiara, i nostri esperti linguistici credono che parlino in qualche dialetto est-europeo, probabilmente slavo.”
Dixon sospirò. “Russo?”
Il giorno che aveva assunto quel lavoro ingrato, anzi, pochi minuti dopo aver prestato giuramento, aveva unilateralmente deciso di ritirare l’esercito americano da un confronto con i russi, che avevano ricambiato il favore ritirando il loro. Quel gesto gli era valso aspre critiche da parte delle fazioni più bellicose del suo paese. Se i russi avevano cambiato idea e ora li stavano attaccando…
Stark scosse piano la testa. “Non siamo ancora certi, ma crediamo di no.”
“Questo restringe il cerchio,” disse Thomas Hayes.
“Abbiamo idea di cosa vogliano?” domandò Dixon.
A quella domanda il generale fece un cenno di diniego molto più deciso. “Non ci hanno ancora contattato, e rifiutano di rispondere ai nostri tentativi di comunicazione. Abbiamo mandato degli elicotteri d’assalto a sorvolare il complesso, ma escludendo qualche incendio il posto sembra deserto. I terroristi, così come i prigionieri, devono essere all’interno della piattaforma o negli edifici circostanti, lontani da sguardi indiscreti.”
Si fermò.
“Immagino che voglia intervenire e riprendersi la piattaforma con la forza,” suppose Dixon.
Stark scosse di nuovo la testa. “Purtroppo è impossibile. Siamo sicuri al cento percento di poterci riprendere l’impianto, ma se avanzassimo in forze metteremmo in pericolo le vite degli uomini presi in ostaggio. Oltretutto, la struttura ha una natura sensibile, e se effettuassimo un contrattacco su larga scala, rischieremmo di attirare su di essa l’attenzione del pubblico.”
Diverse persone nella sala iniziarono a mormorare.
“Ordine,” disse il generale, senza alzare la voce. “Ordine, per favore.”
“Okay,” commentò Dixon. “Mi arrendo. In cosa consiste la sua natura sensibile?”
L’altro lanciò uno sguardo a un uomo con gli occhiali seduto a metà del tavolo rispetto al presidente. Sembrava più vicino ai quaranta che ai trenta, ma qualche chilo di troppo gli dava quasi un aspetto da cherubino. Il suo viso era serio. Per forza, era in riunione con il presidente degli Stati Uniti.
“Signor presidente, sono il dottor Fagen del Dipartimento degli Interni.”
“Va bene, dottor Fagen,” lo spronò Dixon. “Ci dica tutto.”
“Signor presidente, la piattaforma Frobisher, anche se di proprietà della Innovate Natural Resources, è joint venture tra le Innovate, la ExxonMobil, la ConocoPhillips e l’Ufficio degli Stati Uniti per la Gestione del Territorio. Gli abbiamo concesso l’autorizzazione per eseguire il procedimento noto come perforazione orizzontale.”
Sullo schermo, l’immagine cambiò. Ora mostrava un disegno animato di una piattaforma petrolifera. Sotto lo sguardo del presidente, una trivella calò giù dalla piattaforma, sotto la superficie dell’oceano, verso il fondale marino. Una volta arrivata sotto terra, la trivella cambiò direzione, girando di novanta gradi e iniziando a muoversi orizzontalmente nello strato roccioso. Dopo poco raggiunse una macchia nera sotto terra e il petrolio nella zona iniziò a fluire di traverso oltre la punta della trivella fino al condotto alle sue spalle.
“Invece di perforare in verticale, che è il metodo più utilizzato nel ventesimo secolo, stiamo imparando a padroneggiare la scienza della perforazione orizzontale. Ciò significa che una piattaforma petrolifera potrebbe essere a distanza di chilometri da un giacimento, magari uno che si trovi in un’area sensibile dal punto di vista ambientale…”
Dixon alzò una mano. Era un gesto che pretendeva il silenzio.
Il dottore capì che cosa significa senza dover chiedere. Subito, smise di parlare.
“Dottor Fagen, mi sta dicendo che la Martin Frobisher, che si trova a dieci chilometri al largo dell’Artic National Wildlife Refuge, in realtà sta perforando all’interno della riserva naturale?”
Fagen tenne lo sguardo basso sul tavolo da conferenza. Bastava il suo linguaggio del corpo per dire a Clement Dixon tutto ciò che doveva sapere.
“Signore, con le moderne tecnologie, le piattaforme petrolifere possono sfruttare importanti giacimenti sotterranei senza compromettere la fauna e la flora locale. So che lei ha espresso la sua preoccupazione proprio a questo riguardo…”
Dixon roteò gli occhi e alzò in alto le braccia.
“Ma che diavolo!”
Guardò il generale.
“Signore,” iniziò Stark. “La decisione di concedere quell’autorizzazione è stata presa due governi fa. Si tratta solo di perfezionare la tecnologia. Certo, è una questione controversa. E sicuro, anche se io e lei non concordiamo sul suo sfruttamento, credo sia un problema da affrontare in un altro momento. Ora come ora è in corso un’operazione terroristica, è già morto un numero imprecisato di civili americani e sono in pericolo altre vite. La rapidità è essenziale. E per quanto possibile, penso che sia necessario tenere l’incidente e la natura dell’impianto lontani dai riflettori. Almeno per ora. In seguito, dopo aver salvato la nostra gente e quando si saranno calmate le acque, avremo tutto il tempo per discuterne.”
Stark aveva ragione e Dixon lo detestò per quello. Odiava quei…
… compromessi.
“Che cosa suggerisce?”
Il generale fece un cenno con il capo. Sullo schermo, l’immagine cambiò per mostrare il disegno di quello che sembrava un gruppo di sub che nuotava verso l’isola.
“Consigliamo caldamente di mandare un gruppo di agenti speciali molto qualificati, Navy SEALs, perché si infiltri nell’impianto, scopra ogni dettaglio sui terroristi, faccia fuori chi ne è al comando e, se possibile, si riprenda la piattaforma con la minor perdita di vite civili permessa dalle circostanze.”
“In quanti soldati e tra quanto tempo?”
Stark annuì di nuovo. “Sedici, forse venti. Questa notte, entro le prossime ore, prima dell’alba.”
“I suoi agenti sono pronti?”
“Sissignore.”
Dixon scosse la testa. La presidenza era un terreno scivoloso. Lui non lo aveva mai capito, nonostante i suoi anni di esperienza. Tutti i suoi discorsi infuocati, la sua furia sul podio, i suoi sforzi per creare un mondo più giusto e più pulito… per cosa? Era costretto a calare la braghe ancora prima di iniziare.
Era proibito trivellare nell’Arctic National Wildlife Refuge. Non ci si poteva accedere dalla superficie. Quindi quella gente si era parcheggiata in mare aperto ed era passata da sotto. Ma certo. Erano termiti, mordevano e masticavano senza tregua, trasformando la costruzione più solida in un castello di carte.
E ora gli uomini al lavoro su quella trivella venivano attaccati e presi in ostaggio. E come presidente, lui cosa avrebbe dovuto dire: “Affari loro?”
Assolutamente no. Erano americani, e anche se era difficile da accettare, erano persone innocenti. Facciamo solo il nostro lavoro, signore.
Dixon guardò Thomas Hayes. Tra tutti i presenti nella sala, Hayes era l’unico che lo capiva. Probabilmente si sentiva in trappola, tradito, frustrato e sbalordito, proprio come lui.
“Thomas?” gli domandò. “Lei a cosa sta pensando?”
Hayes non esitò. “Capisco che sia una discussione da affrontare in un altro momento, ma mi sconvolge sapere che stiamo trivellando