Prima Che Fugga. Блейк Пирс

Prima Che Fugga - Блейк Пирс


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CAPITOLO DICIASSETTE

       CAPITOLO DICIOTTO

       CAPITOLO DICIANNOVE

       CAPITOLO VENTI

       CAPITOLO VENTUNO

       CAPITOLO VENTIDUE

       CAPITOLO VENTITRÉ

       CAPITOLO VENTIQUATTRO

       CAPITOLO VENTICINQUE

       CAPITOLO VENTISEI

       CAPITOLO VENTISETTE

       CAPITOLO VENTOTTO

       CAPITOLO VENTINOVE

       CAPITOLO TRENTA

      PROLOGO

      Christine aveva visto la neve soltanto un’altra volta in vita sua. Ecco perché, mentre andava a casa dopo essere stata dal suo ragazzo, sorrise appena iniziarono a scendere i primi fiocchi tutto intorno a lei. Se non avesse bevuto così tanto quella sera, forse se la sarebbe goduta di più. Aveva ventun anni, ma non riuscì a resistere e tirò fuori la lingua per catturare alcuni fiocchi, ridendo quando li sentì sciogliersi in bocca.

      Ne aveva fatta di strada dalla sua casa a San Francisco... Si era trasferita a Queen Nash, nel Maryland, per concentrarsi sugli studi di Scienze Politiche. Le vacanze invernali stavano per giungere al termine, e Christine non vedeva l’ora di primeggiare nei corsi di primavera. Quella sera lei e Clark, il suo ragazzo, si erano trovati proprio per un ultimo festeggiamento prima dell’inizio del nuovo semestre. C’era stata una festicciola e Clark, come suo solito, aveva alzato un po’ troppo il gomito. Christine aveva deciso di tornare al suo appartamento, che distava solo tre isolati, a piedi, piuttosto che restare alla festa a respingere le avances degli amici di Clark sotto le occhiatacce delle loro fidanzate. Di solito era così che si concludevano le feste a casa di Clark, oppure Christine finiva per andare in camera con lui.

      Tra l’altro... si sentiva trascurata. Sotto quell’aspetto, Clark era davvero pessimo, dando sempre la precedenza al lavoro, alla scuola o persino a ubriacarsi. Ad ogni modo, c’era un altro uomo che Christine avrebbe potuto chiamare una volta arrivata a casa. Certo, si era fatto tardi, ma lui le aveva fatto chiaramente capire che per lei sarebbe stato disponibile a qualunque ora. L’aveva già dimostrato, quindi perché avrebbe dovuto dire di no quella sera?

      Mentre attraversava un incrocio tra due isolati, Christine notò che la neve si stava già posando sui marciapiedi. La perturbazione era stata prevista, perciò le strade erano già state cosparse di sale, ma la bianca coltre di neve si stava accumulando sui marciapiedi e sulle sottili strisce di erba tra un edificio e l’altro.

      Una volta giunta alla sua palazzina, Christine fu tentata di tornare a casa di Clark. C’era freddo e la neve aveva suscitato in lei uno stupore quasi infantile. Mentre cercava le chiavi di casa, fece quasi per voltarsi e tornare indietro.

      L’unica cosa che le fece cambiare idea fu che sapeva che non sarebbe riuscita a dormire bene, se fosse tornata da Clark. Invece nel suo appartamento la aspettavano il suo letto, calde coperte e otto ore di sonno.

      Entrò nell’edificio e andò all’ascensore. Spinse il pulsante e aspettò che arrivasse. Non era ubriaca, soltanto un po’ alticcia, così accarezzò l’idea di bersi un altro bicchiere di vino e poi fare una telefonata... all’uomo che vedeva di nascosto da qualche mese.

      Era a questo che pensava quando arrivò l’ascensore. Entrò e salì al piano del suo appartamento, godendosi la sensazione di leggerezza che le provocò il movimento.

      Il corridoio era deserto, ma del resto era l’una passata di mercoledì, perciò era normale. Raggiunse la sua porta e cercò la chiave giusta, le dita ancora irrigidite per il freddo. In quel momento, una voce la fece saltare.

      “Christine?”

      Si voltò e sorrise vedendolo lì. Non avrebbe avuto bisogno di telefonargli, alla fine. Era come se avesse percepito che aveva bisogno di lui. Del resto era passata quasi una settimana.

      “Ciao” gli disse.

      Lui si avvicinò con passo deciso. La fissava con il suo solito sguardo infuocato, che esprimeva chiaramente cosa voleva da lei. Bastava quello sguardo a eccitarla. Quello, e chi era: un uomo off-limits. Era... ecco, era quasi pericoloso.

      Erano ancora davanti alla porta, e praticamente si scontrarono. Il bacio era così impetuoso da essere quasi impacciato. Le mani di Christine iniziarono subito a esplorarlo. Afferrandolo per la cintola dei pantaloni, lo tirò a sé. Lui le percorse il corpo con una mano, per poi infilargliela tra le cosce mentre si aggrappavano l’uno all’altra lì nel corridoio.

      “Dentro” riuscì ad ansimare Christine tra un bacio e l’altro. “Subito.”

      Sbloccò la serratura mentre lui le mordicchiava il collo. Christine gemette, anticipando già quello che stavano per fare. Non sapeva nemmeno se sarebbero riusciti a raggiungere la camera da letto. Forse non sarebbero arrivati neanche al divano. Christine aprì la porta, e lui subito le ripiombò addosso, chiudendo l’uscio con un calcio. Christine si allontanò, appoggiandosi al bancone della cucina, e si sfilò la maglia. Gli piaceva quando si spogliava per lui. Era una specie di strana mania di controllo, che gli faceva sembrare che si sottomettesse a lui prima ancora di fare sesso.

      Christine stava già per slacciare il gancetto del reggiseno quando lo guardò negli occhi... e si immobilizzò. Lui era fermo in piedi davanti a lei, e ogni residuo di passione era svanito dal suo sguardo, rimpiazzato da qualcos’altro. Qualcosa di nuovo... che la terrorizzava.

      Lui inclinò la testa, come se la stesse studiando per la prima volta, poi le fu addosso. Era già stato brusco con lei, ma stavolta era diverso. Non c’era niente di sensuale. Premette tutto il proprio peso su di lei e le avvolse le mani intorno al collo. Non stava scherzando, la sua presa era feroce, e Christine si sentì subito schiacciare la trachea.

      Ci vollero meno di dieci secondi perché i suoi polmoni andassero nel panico. Provò a colpirlo alla cieca, ma le gambe stavano per cederle.

      Avvertiva una fortissima pressione al petto, come se una forza invisibile le stesse risucchiando tutta l’aria. Mentre cadeva a terra, sbatté con la testa sul bancone. Le mani di lui non si staccavano dal suo collo, anzi, la presa sembrava farsi sempre più forte, man mano che Christine si indeboliva.

      Tentò di picchiarlo un’ultima volta, ma non capì neanche se lo avesse centrato. Appena toccò il pavimento, lui le fu addosso. Continuava a strozzarla, premendole contro il suo membro eccitato. Christine agitò le mani in cerca di un appiglio qualunque, ma trovò solo la maglia che si era appena tolta per lui.

      Ebbe a malapena il tempo di chiedersi perché le stesse facendo questo, prima che l’oscurità calasse su di lei, alleviando quel terribile dolore al petto.

      CAPITOLO UNO

      Mackenzie era in piedi nel bagno, appoggiata al lavandino, intenta a fissare il gabinetto. Ultimamente l’aveva fissato parecchio, superando il primo trimestre di gravidanza in un modo che era quasi troppo da manuale. Le nausee mattutine


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