Un Vicino Silenzioso. Блейк Пирс
UNDICI
PROLOGO
Rosa aprì la porta della casa a due piani, pensando a quanto fosse strano che la gente ingaggiasse altre persone per pulire le proprie abitazioni, dando loro pieno accesso ad ogni stanza e potenziale segreto della propria vita. Rosa faceva pulizie nelle case della zona di Falls Church, Virginia, da sei anni ormai e si era imbattuta in un bel po’ di cose inaspettate. La preoccupava quanto poco la gente facesse per coprire le proprie sconsideratezze e i propri segreti.
Tuttavia, non credeva che avrebbe trovato accidentalmente oggetti scandalosi o segreti oscuri a casa di quella coppia. Si trattava dei suoi clienti più recenti, i settimi della lista, grazie ai quali era riuscita a raggiungere l’obiettivo di guadagnare quattromila dollari al mese semplicemente facendo le pulizie. Non male, per una donna che un tempo riusciva a malapena a pagare trecentocinquanta dollari di affitto sparecchiando tavoli.
No, quella coppia, i Fairchild, sembrava perfetta e priva di drammi. Una bella coppia di sposi, anche se forse un po’ troppo assorbiti dal lavoro. Il marito era una specie di mediatore finanziario che viaggiava almeno una volta al mese per partecipare alle riunioni a New York e Boston. La moglie, una donna sulla cinquantina dall’aspetto introverso, non sembrava occuparsi di granché. Era una specie di influencer sui social media, qualunque cosa significasse. Ma erano abbastanza carini, erano ricchi, ed erano incredibilmente gentili e amichevoli con Rosa... il che non si poteva dire di molti altri suoi clienti.
Entrò nel vasto atrio e si guardò intorno nello spazioso soggiorno, un open space con cucina annessa, delimitata solo da un bancone sospeso. La casa era, a suo parere, troppo grande per una coppia senza figli, una coppia in cui il marito non c’era più o meno una settimana al mese.
Dando un’occhiata in giro, Rosa immaginò che sarebbe stata una di quelle settimane in cui avrebbe avuto la sensazione di non guadagnarsi davvero i suoi soldi. I Fairchild erano abbastanza ordinati, e lasciavano la casa per lo più pulita. Rosa avrebbe fatto le solite cose, ovvero spolverare, passare l’aspirapolvere e pulire le finestre, ma in realtà non era un lavoro pesante nella casa dei Fairchild.
Andò nella lavanderia e nell’attigua anticamera, dove riempì il lavandino di acqua, versandoci dentro un po’ di detergente al profumo di lavanda. Pensò di occuparsi dei pavimenti della cucina, dato che sembrava essere la stanza più usata della casa. Mentre aspettava che il pavimento si asciugasse, avrebbe passato l’aspirapolvere nelle stanze al piano superiore, tutte coperte da moquette. Odiava la sensazione di approfittarsi di una coppia così gentile, ma pensava che se fosse riuscita a dare l’impressione di essersi dedicata a tutte le aree più importanti, i Fairchild lo avrebbero considerato un lavoro ben fatto. Inoltre, non era colpa sua se non lasciavano praticamente nulla da ripulire.
Mentre aspettava che il lavandino si riempisse, Rosa attraversò la cucina e le scale. L’aspirapolvere era nell’armadio della biancheria del piano superiore, poiché era l’unica zona della casa con la moquette. Pensò che forse aveva bisogno di un nuovo filtro e voleva controllare subito, prima di iniziare a pulire e dimenticarsene.
Trovò l’aspirapolvere al solito posto e controllò il filtro, scoprendo che avrebbe potuto usarlo qualche altra volta, prima di doverlo cambiare. Avendo l’aspirapolvere pronto, decise di passarlo nella camera da letto principale. Era una stanza enorme, completa di camino, scaffali a muro e un bagno annesso che era più grande del soggiorno dell’appartamento di Rosa.
La porta della camera da letto era aperta, così entrò senza bussare. Spesso non sapeva se la signora Fairchild fosse in casa o no, ma aveva imparato a bussare ogni volta che c’era una porta chiusa nella casa dei Fairchild. Spinse l’aspirapolvere davanti a sé, ma si fermò dopo aver fatto tre passi nella stanza.
La signora Fairchild era sul letto, addormentata. Il che era strano, dato che era abbastanza sicura che si svegliasse presto e andasse a correre quasi tutti i giorni. Stava per lasciare la stanza, non volendo svegliarla. Poi, però, notò due dettagli insoliti.
In primo luogo, la signora Fairchild indossava il suo completo da corsa. In secondo luogo, era sdraiata sopra le lenzuola, sul letto appena fatto.
Dei campanelli d’allarme cominciarono a suonare nella testa di Rosa e, invece di uscire dalla stanza come aveva originariamente pensato, si sentì avanzare come spinta da una mano invisibile.
“Signora Fairchild?”
Non ci fu risposta. La signora Fairchild non si mosse nemmeno.
Chiama la polizia, pensò Rosa. Chiama il nove–uno–uno. Qualcosa non va... non sta solo dormendo, e tu lo sai.
Ma doveva accertarsene. Fece altri due passi, fino a quando la faccia della signora Fairchild divenne visibile.
Aveva gli occhi aperti, rivolti verso la finestra, senza sbattere le palpebre. La bocca era parzialmente dischiusa. Una pozza di sangue, ancora relativamente fresco, macchiava le lenzuola appena sopra la testa. Un taglio grottesco era chiaramente visibile lungo il collo.
Rose sentì un piccolo gemito risalirle la gola. Le ginocchia stavano per cederle, ma riuscì a indietreggiare di qualche passo. Quando si scontrò con l’aspirapolvere, lasciò uscire l’urlo.
Ci volle un notevole sforzo per distogliere lo sguardo dalla signora Fairchild, ma non appena lo fece, corse via rapidamente dalla stanza. Andò al bancone della cucina, dove aveva lasciato il cellulare, e chiamò il 911. Appena rispose il centralino, Rosa era così inorridita da quello che aveva visto che non si fermò a pensare al lavello nell’anticamera, che si riempiva sempre di più ogni secondo che passava, vicino a tracimare.