Il regno dei draghi. Морган Райс
madre mi mandava a scuola di cucito, ma la donna che ci insegnava era quasi cieca e Nerra, mia sorella, era solita coprirmi mentre correvo all’esterno per sfidare i ragazzi con i bastoni. Quando mia madre l’ha scoperto, si è arrabbiata, ma mio padre disse che potevo comunque imparare adeguatamente, e lui era il re, quindi…”
“Tuo padre è il re?” chiese il leader. La paura gli attraversò il volto, seguita subito dopo da cupidigia. “Se ci prendono, ci ucciderano, ma lo avrebbero fatto comunque, e il riscatto che otteremmo per una come te…”
Forse l’avrebbero pagato. Anche se, dato quanto Erin aveva sentito di sfuggita e la somma che erano disposti a pagare per liberarsi di lei…
Il bandito le balzò di nuovo incontro, interrompendo il treno dei suoi pensieri, facendo oscillare l’ascia e spingendola poi nella sua direzione. Erin deviò il colpo con una sola mano, centrando l’uomo al gomito e poi gli diede un calcio al ginocchio mentre provava a darle una pedata, mandandolo a terra per lo squilibrio. Il suo istruttore si sarebbe forse arrabbiato quando non continuò.
Continua a muoverti, finiscilo in fretta, niente rischi. Erin poteva quasi sentire le parole dell’insegnante, il Maestro di Spada Wendros. Era stato lui a dirle di usare la lancia corta, un’arma che poteva compensare la sua statura bassa e farla trionfare con la sua velocità e portata. Erin si era mostrata un poco contrariata per quella scelta all’epoca, ma adesso no.
Afferrando l’arma con entrambe le mani, ruotò, usandola a scudo mentre l’uomo con la spada la raggiungeva. Sferrò colpi uno dopo l’altro e poi mirò a imprimergli addosso il suo marchio. Una lancia può tagliare bene quanto fa col colpire. Lui cercò di far deflettere il colpo, alzando la spada per incontrarlo, ed Erin fece ruotare i polsi per far ballare la lama sotto alla sua testa, la punta della lancia lo trafisse, penetrandogli il collo. Anche mentre moriva, l’uomo annaspò per tentare di colpirla ancora, ed Erin deviò la sua arma di lato, mentre se ne stava già andando.
Non fermarti. Continua a muoverti finché la battaglia non è terminata.
“Lo ha ucciso!” gridò l’uomo del coltello. “Ha ucciso Ferris!”
Balzò verso di lei con il coltello lungo, cercando ovviamente di ucciderla, non di catturarla. Si precipitò in avanti, provando ad avvicinarsi fino a dove la maggiore lunghezza dell’arma di Erin non sarebbe servita. Lei fece un passo indietro, poi si mosse persino più vicino del previsto, facendoselo roteare contro al fianco per farlo atterrare con un sibilo…
O l’avrebbe fatto se non l’avesse trascinata giù con sé.
Troppe scene, ragazza. Fai quanto devi e basta.
Era troppo tardi però, perché era a terra con l’uomo del coltello, intrappolata lì mentre lui la pugnalava, con solo la sua cotta di maglia a dividerla dalla morte. Era stata troppo sicura di sé, e adesso era in una posizione dove la maggiore forza di quell’uomo stava iniziando a farsi valere. Era sopra di lei e le premeva il coltello giù, contro la gola…
In qualche modo, Erin riuscì ad avvicinarglisi abbastanza da morderlo e quello le diede margine a sufficienza per scattare e liberarsi; non si trattava di arte o abilità, adesso, quella era pura disperazione. Il leader si era rimesso in piedi e agitava di nuovo la sua arma. Erin schivò a malapena il primo colpo sulle ginocchia, ma ne incassò un secondo nella parte media del tronco e sputò sangue mentre si tirava su.
“Hai scelto le persone sbagliate con cui fare la furba, stronzetta,” disse il leader e alzò il braccio sopra la spalla per colpirla, mirandola alla testa.
Non c’era tempo per schivarlo, né per pararlo. Tutto ciò che Erin poté fare fu accovacciarsi e spingere la sua lancia verso l’alto. Sentì lo scricchiolio della lama che gli si immergeva nella carne e restò in attesa di ricevere l’impatto dell’arma nemica nel suo stesso corpo ma, per un attimo, tutto tacque. Si azzardò ad alzare lo sguardo e lui era lì, trafitto dall’estremità della lancia, troppo impegnato a guardare giù verso l’arma per portare a termine il suo attacco.
Va bene essere fortunati, ma è stupido fare affidamento sulla fortuna, la voce del Maestro di Spada Wendros le risuonava nella testa.
L’uomo del coltello era ancora giù, e si dimenava per alzarsi.
“Pietà, ti prego,” disse.
“Pietà?” rispose lei. “Quanta pietà hai mostrato alle persone che hai rapinato, ucciso e stuprato? Quando ti imploravano, rispondevi loro ridendo? Li rincorrevi quando fuggivano? Quanta pietà avresti riservato a me?”
“Ti prego,” disse l’uomo, alzandosi. Si voltò per correre, forse sperando di seminare Erin fra gli alberi.
Stava per lasciarlo andare, ma cosa avrebbe fatto poi? Quante altre persone sarebbero morte se avesse pensato di poterla fare franca ancora? Rovesciò la lama, la sollevò e la lanciò.
Sulla lunga distanza, non avrebbe funzionato, perché la lancia era più corta di un vero giavellotto, ma nel breve spazio che li divideva sfrecciò nell’aria perfettamente, precipitando addosso al bandito e portandolo a terra. Erin lo raggiunse, gli posò un piede sulla schiena e la estrasse. La sollevò e la riabbassò, premendogliela brusca contro al collo.
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