Prima Che Faccia Del Male. Блейк Пирс

Prima Che Faccia Del Male - Блейк Пирс


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portò la torta e iniziò ad affettarla. Quando ne diede un pezzetto a Kevin, lui reagì sbattendo prontamente la mano sulla torta e ridacchiando. Questo suscitò la risata di entrambe le nonne, il che, a sua volta, provocò un altro attacco alla torta da parte di Kevin.

      "Ehi, un momento!" esclamò Patricia. "Non è troppo piccolo per una torta del genere?"

      "No" replicò Mackenzie. "Kevin ama il gelato".

      "Non ricordo di averti mai dato un gelato a quell'età."

      Mackenzie pensò, anche se non osava dirlo a voce: Mi sorprende che ricordi qualcosa della mia infanzia.

      "Oh sì", disse Frances. "Ama soprattutto il gelato alla fragola. Ma non il cioccolato. Dovresti vedere le facce schifate che fa questo ometto quando assaggia qualcosa al cioccolato".

      Mackenzie guardò il volto di sua madre e vide il fantasma della donna che era stata un tempo. In volto le si leggevano delusione e imbarazzo. Raddrizzò subito la postura, mettendosi sulla difensiva, e Mackenzie capì immediatamente che le cose si sarebbero complicate se avessero proseguito su quella strada.

      "Non preoccuparti, però, mamma. Mangia anche un sacco di cose genuine".

      "Non lo stavo mettendo in dubbio, ero solo… curiosa. È passato un po' di tempo da quando ho cresciuto un bambino…"

      "Non è strano?" disse Frances. "Pensi di aver chiuso con la magia dei bambini quando i tuoi escono di casa e poi… bam! Sei nonna".

      "Immagino di sì", disse Patricia, guardando Kevin. Allungò una mano e lui la afferrò, ricoprendole il dito di gelato alla vaniglia.

      "Come vedi," proseguì Frances, "è anche bravo a condividere".

      Patricia ridacchiò, guadagnandosi un gran sorriso da parte di Kevin. Mackenzie vide le lacrime negli occhi di sua madre, ma continuava a ridere. E quando la sua risata si fece ancora più acuta, Kevin si mise a ridere insieme a lei, come se si fossero appena raccontati una barzelletta.

      "Immagino che abbia preso il senso dell'umorismo dalla tua parte della famiglia", disse Frances. "I miei figli non hanno mai amato molto ridere".

      "Ehi" saltò su Ellington. "Si dà il caso che molte persone pensino che io sia divertente! Vero, Mac?"

      "Non saprei. Ne ho mai conosciuta qualcuna?"

      Lui alzò gli occhi al cielo, mentre le loro madri ridevano a sue spese. Kevin si unì di nuovo all'ilarità degli ospiti, continuando a schiaffeggiare la torta gelato mentre se ne ficcava un po' in bocca.

      È come una zona grigia, pensò Mackenzie mentre osservava la scena. Le loro madri stavano andando d'accordo. E non era qualcosa di forzato. Certo, erano stati solo pochi momenti, ma sembrava una cosa naturale. Sembrava una cosa bella.

      Era sicura di stare fissando le due donne, ma non poteva farne a meno. E chissà per quanto tempo avrebbe continuato a fissarle, se il telefono non avesse squillato, interrompendo le sue riflessioni. Colse al volo l'occasione per allontanarsi dalla tavola, correndo verso il telefono sul bancone della cucina senza nemmeno chiedersi chi potesse essere.

      Tutto cambiò quando vide il nome del direttore McGrath sul display. Erano le cinque del pomeriggio passate e, ogni volta che McGrath chiamava a quell'ora, di solito significava che la aspettavano giorni impegnativi. Alzò il telefono e guardò attraverso l'ingresso della sala da pranzo, sperando di incrociare lo sguardo di Ellington. Lui però stava parlando con sua madre, pulendo un po' di gelato dalle mani e dal viso di Kevin.

      "Sono l'agente White."

      "Ehi, White". La voce di McGrath era cupa come sempre. Era difficile distinguere il suo stato d'animo da quelle due semplici parole. "Credo di avere un caso che potrebbe essere fatto su misura per voi. Però sarebbe una cosa un po' precipitosa. Dovreste prepararvi stasera e prendere un aereo domattina presto, diretti nello Utah".

      "Va bene, ma perché non ci sono agenti locali che se ne occupino?"

      "È una circostanza speciale. Vi spiegherò tutto quando arriverete nel mio ufficio. Quando potete arrivare, lei ed Ellington?"

      Era un po' delusa da se stessa per essere così sollevata di avere una via di fuga facile, una scusa valida per allontanarsi da quella situazione strana con sua madre e Frances.

      "A dire il vero, molto presto. Al momento si può dire che non abbiamo problemi di babysitter."

      "Eccellente. Tra mezz'ora va bene?"

      "È perfetto." Terminò la chiamata e poi, fissando ancora la sala da pranzo e cercando di dare un senso a tutto quello, chiamò: "Ehi, E? Puoi venire qui un secondo?"

      Forse fu il tono della sua voce, o la semplice deduzione che nessuno li chiamava mai se non le persone con cui lavoravano, ma Ellington arrivò subito, con un sorriso sulle labbra.

      "Lavoro?"

      "Sì".

      "Fantastico. Perché, francamente, qualsiasi cosa stia succedendo di là è proprio strana".

      "Vero?"

      Poi, come a sottolineare il tutto, entrambe le madri si misero a ridere per qualcosa in sala da pranzo, subito seguite dalle risate vivaci del nipotino.

      CAPITOLO QUATTRO

      Nonostante fosse strano lasciare Kevin con entrambe le nonne, Mackenzie non poteva negare che le faceva piacere sapere che sua madre stava finalmente passando un po' di tempo con suo nipote. L'unica sua paura era che il lato testardo e piuttosto egoista della madre sarebbe saltato fuori e si sarebbe messa sulla difensiva appena avesse capito che Kevin e Frances avevano già formato una sorta di legame. Mentre lei e Ellington si facevano strada tra le sale vuote del quartier generale dell'FBI verso l'ufficio di McGrath, Mackenzie rifletteva su quanto fosse sbalorditivo che non ci fossero state difficoltà per la situazione attuale.

      Quando entrarono, capirono che McGrath aveva concluso la giornata lavorativa. Stava sistemando alcune cartelle nella sua valigetta e sembrava essere di umore piuttosto allegro.

      "Grazie per essere venuti con così poco preavviso."

      "Nessun problema", disse Ellington. "In realtà, ci ha fatto una specie di favore".

      "Ah, davvero?"

      "Questioni di parentado", disse Mackenzie.

      "Non sono affari miei, allora. Quindi sarò breve e conciso. Abbiamo una donna morta nello Utah. Il bureau è stato chiamato in causa perché, per quanto ne sanno le forze dell'ordine locali, la donna non è identificabile. Nessun documento, nessun numero di previdenza sociale, nessun certificato di nascita, nessun indirizzo conosciuto, niente".

      "E perché chiamare agenti da Washington per gestire le indagini, piuttosto che agenti sul campo a Salt Lake City?" Chiese Mackenzie.

      "Non conosco tutti i dettagli, ma l'ufficio operativo laggiù è un po' in difficoltà. A causa di alcune questioni passate con certi soggetti protetti, la sede di Salt Lake City deve essere incredibilmente attenta a come gestisce le indagini nella zona".

      "È piuttosto vago" commentò Ellington.

      "Beh, è tutto quello che ho per voi al momento. Posso anche aggiungere che esisteva un conflitto di interessi e che, dopo che la questione è finita in tribunale, il Bureau ne è uscito male. Così i capi di Salt Lake City ci hanno chiamato oggi per sapere se potevamo mandare degli agenti di Washington a investigare con discrezione. E, data la natura dell'omicidio, mi è sembrata una cosa che voi due potreste risolvere piuttosto facilmente. Andate laggiù, scoprite chi è e chi l'ha uccisa. E perché. Poi passate il caso alla polizia locale e tornate a casa".

      "E qual è la natura dell'omicidio?" volle sapere Ellington.

      "Vi farò mandare via e-mail i rapporti completi. Ma sembra che questa giovane donna stesse scappando da qualcuno a notte fonda. L'ipotesi più plausibile è che sia stata investita da un veicolo mentre scappava e che poi le sia stata tagliata la gola. Aveva anche una striscia di nastro adesivo sulla bocca, ma il medico legale pensa che sia stato messo dopo la morte".

      Mackenzie rifletté che era proprio un caso adatto a loro. Non sapeva bene come sentirsi a riguardo.

      "Quando


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