Prima Che Faccia Del Male. Блейк Пирс
un volo prenotato per entrambi alle cinque e quindici di domani mattina. Vorrei che lo prendeste e che foste sulla scena del crimine entro domani a mezzogiorno. So che la custodia di vostro figlio potrebbe essere un problema, per un caso come questo, ma…".
"Per una volta, penso che abbiamo già risolto" replicò Ellington.
"Aspetta, non so se…"
"È la storia del parentado a cui accennavate?" fece McGrath. Aveva finito di raccogliere le sue cose, e guardava con impazienza la porta.
"Sì, signore".
"Come ho detto prima, allora, non sono affari miei. Se avete un problemi con la custodia del bambino e solo uno di voi può partire, fatemelo sapere".
E, detto questo, indicò loro la porta.
"Sarò sincera", disse Mackenzie tornando all'appartamento. "Non ero troppo a mio agio all' idea che tua madre tenesse Kevin l'ultima volta che ci siamo occupati di un caso. Per qualche ora, d'accordo. Mi sta bene. Ma per diversi giorni…"
"Oh, ti capisco. Ma, visto che stiamo parlando francamente, neanche il pensiero di lasciarlo con tua madre per qualche giorno mi fa stare tranquillo".
"Oh Dio, no."
"Se ti dà fastidio l'idea che mia madre lo tenga, posso fare il marito premuroso e restare a casa. Sembra un caso piuttosto semplice e…"
"No. McGrath in realtà ha chiesto ad entrambi di occuparcene. Come una squadra. Tre mesi fa, pensava che lasciarci in coppia fosse una cattiva idea, quindi forse stiamo facendo qualcosa di giusto. Se ci sta dando questa possibilità, penso che dobbiamo coglierla".
"Sono d'accordo."
"Allora, cosa facciamo?"
Per un momento rimasero in silenzio, poi Ellington parlò. Quando lo fece, parlò lentamente, come per assicurarsi di usare le parole giuste o forse per essere convinto di quello che stava per dire. "Quali sono le probabilità che siano qui nello stesso momento? Davvero, pensaci. Le probabilità sono incredibilmente scarse. E se nessuno di noi due si fida delle nostre madri prese singolarmente…"
"Intendi dire che vuoi che facciano da babysitter in coppia?"
"Potrebbe funzionare. Hai visto come andavano d'accordo. E cielo, Kevin sembrava che fosse nel paradiso delle nonne".
"Tua madre si offenderà?"
"Ne dubito. La tua?"
"No. Accidenti, sarà lusingata che io le chieda una cosa del genere. Hai visto la sua espressione quando le ho detto che io e te dovevamo andare a un incontro veloce e che ci saremmo fidati che lo tenessero d'occhio loro?"
"Sì, l'ho notata." Ci pensò per un po', mentre giungevano all'incrocio dove avrebbero girato a sinistra per raggiungere il loro appartamento. "Allora… se vediamo che la casa non è andata a fuoco, vogliamo chiederlo a tutte e due?”
Mackenzie andò nel panico al pensiero, solo per un istante. Ricordava il breve incontro che aveva avuto con sua madre mesi prima – come sua madre avesse finalmente iniziato a rimettersi in piedi e ad agire in modo responsabile. Forse la sua visita e il desiderio di vedere finalmente suo nipote erano stati il punto di svolta. E se Mackenzie poteva fare in modo che la madre continuasse a muoversi nella giusta direzione, non spettava a lei, in quanto figlia, assicurarsi che ciò accadesse? Certamente, un paio di giorni con il nipotino di tredici mesi sarebbero stati d'aiuto.
Mentre salivano sull'ascensore del loro palazzo, Mackenzie prese la mano di Ellington. "A te sta bene? Sei sicuro?"
Lui fece un'espressione confusa, annuendo. "Sì. So che è strano, ma ne sono sicuro. Penso che andrà tutto bene. Tu?"
"Anch'io."
Entrarono nell'appartamento, di ritorno dopo circa ottanta minuti da quando se n'erano andati. Trovarono Frances che puliva il bancone della cucina mentre Patricia era seduta sul pavimento a giocare con Kevin. Al momento stavano giocando con la Ruota Parlante degli Animali, uno dei suoi giocattoli preferiti. Vedere sua madre sul pavimento che giocava con lui le riscaldò il cuore in un modo che non si aspettava. Diede una spintarella a Ellington appena varcata la porta, indicando che doveva essere lui a parlare.
"Allora… mamma? Signora White?"
"Oh, no, chiamami Patricia, ti prego."
"Ok… Mamma e Patricia. Allora, Mackenzie ed io abbiamo appena avuto l'opportunità di lavorare insieme su un caso. L'abbiamo già fatto, naturalmente, ma da quando ci siamo sposati, il Bureau è sempre stato un po' restio ad assegnarci casi in coppia. Ma stavolta è quello che ci è stato chiesto".
"Beh, è meraviglioso" disse Frances.
"Lo è. Solo che il caso è nello Utah. E dobbiamo essere su un aereo verso le cinque del mattino".
Patricia sollevò lo sguardo su di loro per la prima volta da quando erano entrati; la sua attenzione era rimasta per tutto il tempo su Kevin. "Si tratta di qualcosa di pericoloso?"
"Non più del solito", disse Mackenzie. "Ma ne stiamo parlando ad entrambe perché sappiamo quanto sia insolito che siate entrambe qui. Quindi, mamma… avevi programmato di rimanere in città per due giorni, giusto?"
"Sì, proprio così."
"E tu", disse Ellington, rivolto a sua madre, "ti sei presentata senza preavviso, il che mi fa pensare che tu non abbia impegni nell'immediato. Ci ho visto giusto?"
"Avevo previsto di tornare a casa domani, ma non ho nessun impegno, no".
"Mamma, c'è la possibilità di disdire la tua prenotazione in hotel e ottenere un rimborso?"
Patricia sembrò capire dove volesse andare a parare. Guardò Kevin con un sorriso smagliante, poi tornò a guardare la figlia con un po' di apprensione. "Mackenzie… non saprei. Naturalmente voglio farlo. Certo che lo voglio. Ma tu sei sicura?"
"Ci sareste entrambe", disse Mackenzie. "Se Frances se la sente. Due o tre giorni al massimo, credo. Siete d'accordo tutte e due?"
Le lacrime che spuntarono dagli occhi di sua madre erano la risposta di cui Mackenzie aveva bisogno. Eppure, Patricia annuì e si alzò in piedi. Quando si avvicinò e abbracciò sua figlia, Mackenzie a stento sapeva cosa fare. Ricambiò il gesto, senza capire bene cosa significasse il fatto che sembrasse un po' forzato e impacciato. Era davvero passato così tanto tempo da quando si erano abbracciate spinte dalle emozioni, piuttosto che da una esigenza sociale?
"Contate anche su di me", disse Frances. "Ho solo vestiti a sufficienza per un giorno o due, ma posso fare il bucato".
"Mackenzie, non so nemmeno da dove cominciare" disse Patricia. "È passato così tanto tempo da quando mi sono presa cura di un bambino e…"
"È come andare in bicicletta", le assicurò Frances. “E il piccolo Kevin è un angelo. Non dà affatto problemi".
"E vi lasceremo scritti i suoi orari" aggiunse Mackenzie.
"Oltre ai numeri del medico, dei vigili del fuoco e del centro antiveleni" scherzò Ellington.
Quando nessuno rise, fece una smorfia e uscì lentamente dalla stanza. Kevin, seduto sul pavimento, fu l'unico a reagire, allungando il collo per vedere dove stava andando il suo papà.
"Pensi di potercela fare, piccolino?" Chiese Mackenzie, chinandosi al suo livello.
L'unica risposta fu il suo solito sorriso e i suoi occhioni luminosi che guardavano la madre e le due donne più anziane dietro di lei.
CAPITOLO CINQUE
A metà del loro volo verso lo Utah, Mackenzie era alla seconda tazza del caffè amaro offerto dalla compagnia aerea, quando i primi segnali di preoccupazione iniziarono a manifestarsi. Guardò nel finestrino la luce dell'alba all'orizzonte, poi si voltò verso Ellington.
"Ti senti ancora tranquillo?"
"Io sì. Perché? Stai cambiando idea?"
"No. È solo che conosco mia madre. Voglio dire, è evidente che sta cambiando la sua vita in meglio e spero che passare un po' di tempo con Kevin