I cinque del salotto. Фиона Грейс
tutta in un colpo. Molto più di quanto spenderei di solito per una fornitura.”
“Verrai pagata, pero,” la incoraggiò Gina.
“Solo dopo che il B&B avrà iniziato ad avere un profitto.”
“Che è un dato di fatto, no? Quindi a suo tempo avrai anche tu il tuo guadagno.” Gina spinse il telefono verso di lei. “Penso che tu stia cercando delle scuse.”
Aveva ragione, ma questo non impedì a Lacey di trovarne un’altra.
“E tu?” le disse. “Dovrai occuparti del negozio per una settimana intera? Io non avrò tempo di fare nient’altro.”
“Posso gestire il negozio perfettamente da sola,” le assicurò la donna.
“E Chester? Dovrà stare con te mentre io lavoro. A Suzy non piacciono i cani.”
Lacey guardò Gina, il telefono, poi di nuovo Gina. Infine, con un rapido movimento, alzò la cornetta e digitò il numero di Suzy.
“Suzy?” disse nel momento in cui la ragazza rispose. “Ho deciso. Ci sto.”
CAPITOLO QUATTRO
“Oh, Percy, sono meravigliose!” disse Lacey al telefono, guardando la scatola aperta davanti ai propri occhi e contenente delle posate d’argento che aveva appena ricevuto dal suo commerciante d’antiquariato preferito a Mayfair. Si trovava nel disordinato ufficio sul retro del negozio, circondata da raccoglitori colmi di elenchi, bozzetti, tavole di stile, disegni di dettagli e una pila di tazze sporche di caffè.
“Sono tutte raccolte in set completi,” spiegò Percy. “Da insalata, da zuppa, da pesce, da cena, da dessert e da ostriche.”
Lacey era raggiante. “Non so neanche se Suzy avesse in programma di servire delle ostriche, ma se i Vittoriani avevano forchettine da ostriche sulle loro tavole, allora sarà meglio che anche noi abbiamo le nostre.”
Sentì Percy ridere affettuosamente attraverso il ricevitore. “È una cosa davvero entusiasmante,” disse. “Devo dire che non mi capita spesso di ricevere un ordine per tutto ciò che possiedi di Vittoriano.”
“Sì, beh,” disse Lacey, “sono sicura che non ti capiti spesso che uno dei tuoi clienti abbia il compito di trasformare una casa di riposo in una B&B a tema vittoriano nel giro di una settimana!”
“Dimmi un po’, hai tempo per dormire?”
“Quattro buone ore a notte,” rispose allegramente Lacey.
Nonostante stesse lavorando davvero sodo, fino ad ora aveva trovato l’intero progetto fortemente entusiasmante. Addirittura inebriante. Era come un enigma che solo lei poteva risolvere, con un orologio nell’angolo a scandire il tempo.
“Non sfinirti,” le disse Percy, assumendo come sempre il suo tono gentile e premuroso.
Lacey terminò la chiamata, afferrò un pennarello e mise un segno di spunta accanto alla voce ‘utensili’. Ora era a metà della lista, dopo essere riuscita a ottenere un centinaio di favori e aver guidato su e giù tra Bristol e Bath per andare a prendere alcuni pezzi particolarmente eccezionali, e addirittura a Cardiff per recuperare una meravigliosa fontanella di pietra che avrebbe fatto un figurone nell’atrio.
Il foyer si era rivelato l’ambiente più difficile da arredare nel complesso. La sua architettura era fondamentalmente quella di un giardino d’inverno, o veranda. Lacey aveva preso ispirazione dalle strutture vittoriane come l’Alexandra Palace a Londra e la serra dei Kew Gardens. Ora c’erano al lavoro i restauratori che stavano togliendo la pavimentazione in linoleum, eliminando le tendine da sala d’aspetto di studio dentistico e ricoprendo la cornice in plastica bianca con strati di metallo flessibile, colorato di nero per assomigliare a ferro.
Fino ad ora il lavoro era stato divertente, anche con il poco sonno e le ore in auto. Ma l’incidenza che aveva avuto sul suo conto bancario era un po’ allarmante. Lacey aveva raccolto mobilia per un valore di migliaia e migliaia di sterline, tutti pezzi perfetti per il tema padiglione di caccia di Suzy. E anche se sapeva che Suzy avrebbe saldato il conto non appena avesse messo insieme i soldi necessari, si sentiva comunque molto a disagio nel vedere quel grosso buco nel suo conto. Soprattutto considerando il patto che aveva stretto con Ivan riguardo al mutuo per il Crag Cottage. Odiava l’idea di non essere puntuale sul pagamento mensile che doveva a un uomo così dolce come quello che le aveva venduto la sua casa da sogno, ma se il conto con Suzy non fosse stato saldato entro la fine di giugno, sarebbe stata costretta a farlo.
Solo il fucile valeva 5.000 sterline! A Lacey era quasi andato di traverso il cappuccino che stava bevendo quando aveva cercato il valore dell’arma per poterla aggiungere al conto di Suzy, e aveva subito inviato un messaggio a Xavier per dirgli che gli avrebbe fatto un bonifico. Ma lui le aveva risposto con un ‘È un regalo’, il che l’aveva fatta sentire in colpa per averlo immediatamente venduto. Ma non così in colpa. Perché chi mai inviava regali del genere a una donna, senza avere certi pensieri in testa? Lacey stava iniziando a credere che Gina avesse ragione riguardo alle intenzioni di Xavier, e aveva deciso quindi di ridurre al minimo i contatti con lui. E poi aveva una pista tutta nuova da seguire nella ricerca di suo padre, adesso, con il vecchio circolo di caccia della Villa Penrose, quindi Xavier non le era più così essenziale come prima.
Nel salone principale del negozio, Lacey poteva sentire Gina che si dava da fare. Fino ad ora la donna aveva gestito piuttosto bene ciò che le veniva richiesto dal nuovo programma quotidiano. Il suo divieto di sollevare pesi era stato temporaneamente sospeso, e anche se a Gina non dava fastidio, Lacey era preoccupata di far lavorare troppo una pensionata.
In quel momento Lacey sentì risuonare il campanello nell’altra stanza, seguito dall’allegro abbaiare di Chester e Boudicca. Capì subito che significava che era arrivato Tom. Interruppe ciò che stava facendo e corse di là.
E il suo bello infatti era lì, già intento a dare le sue speciali carrube ai cani. Quando la sentì arrivare sollevò lo sguardo e le rivolse uno dei suoi disarmanti sorrisi.
A Lacey sembravano essere passati secoli da quando lo aveva visto o gli aveva parlato l’ultima volta. Lui era stato troppo impegnato a preparare cupcake con la glassa arcobaleno, e lei era sommersa dalle sue antichità vittoriane. Tra tutti e due non avevano avuto neanche un momento per inviare un messaggio, figurarsi per trovarsi nello stesso posto alla stessa ora!
Lacey gli corse incontro e gli diede un rapido bacio sulle labbra.
“Mio caro,” gli disse. “Da quanto tempo. Cosa ci fai qui?”
“È giovedì,” le disse lui. “Pranziamo insieme.”
Date le loro agende così fitte, avevano concordato di mettere in standby le loro pause quotidiane delle undici e di limitarsi a un più gestibile incontro settimanale per pranzo, di giovedì. Ma quel piano era stato approntato prima che entrambi si assumessero i nuovi incarichi dell’ultimo minuto, e Lacey aveva pensato che non sarebbe stato gestibile per nessuno dei due. Poi aveva permesso a quel programma di andarsene dalla sua mente, sostituito dal lungo elenco di articoli vittoriani che doveva rintracciare.
“Ti sei dimenticata?” le chiese Tom.
“Non direi esattamente dimenticata,” rispose lei. “È solo che siamo tutti e due così occupati…”
“Oh,” commentò Tom, la delusione particolarmente evidente nella sua voce. “Mi stai dando buca.”
Lacey si sentiva malissimo. Non si era proprio resa conto che stava annullando un programma. Però del resto non avrebbe dovuto dare per scontato che Tom avrebbe messo da parte il loro appuntamento così. A quanto pareva solo lei era tanto spietata.
“Mi spiace tantissimo,” gli disse, prendendogli la mano e stringendola giocosamente. “Sai che domani abbiamo la grande inaugurazione del Lodge. Praticamente lavorerò non stop per le prossime ventiquattro ore per riuscire a combinare tutto. Probabilmente non avrò neanche il tempo di andare a dormire questa notte, quindi faccio fatica a tirare fuori un’ora per il pranzo.” Si morse il labbro, pervasa dal senso di colpa.
Sembrava che Tom stesse evitando di guardarla