Non Rianimare. Charley Brindley

Non Rianimare - Charley Brindley


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commenti cattivi su di lei. Mi sentivo come se dovessi dire o fare qualcosa, ma una di quelle ragazze era Ember Coldstream. Non volevo che ricordasse a tutti la mia umiliazione durante la lezione di inglese.

      Ormai stanche di torturare Patsy le quattro ragazze se ne andarono per la loro strada, continuando a cantare la loro stupida canzone. Dopo che furono scomparse, Patsy aprì l'armadietto e prese un fazzoletto.

      Cosa posso dire a questa ragazza? Mi dispiace per lei, ma sono un tale flop. Probabilmente sarei capace di dire solo qualcosa di stupido.

      Patsy osservò le quattro ragazze entrare in un'aula, poi prese alcuni libri dal suo armadietto. Esitai, ma quando lei si girò verso di me e mi vide lì in piedi mi affrettai a cercare l'aula di storia.

* * * * *

      L'ora di pranzo fu un'esperienza ancora peggiore.

      "Cos'è quest'odore?" disse un ragazzo al tavolo accanto al mio.

      "Merda di mucca.” rispose un altro.

      "Da dove viene?"

      "Oh, guarda, forse dal buzzurro qui."

      "Cosa ci fai qui, tontolone?"

      Abbassai lo sguardo sul panino con le uova che mamma mi aveva preparato.

      "Penso che stia mangiando un panino di merda di mucca."

      Gli altri ragazzi risero, attirando l'attenzione dal tavolo accanto.

      "Pensavo che i cafoni dovessero mangiare fuori."

      "Sì, questa è la regola."

      "Probabilmente quando imparerà le parti del discorso – disse una ragazza – sarà in grado di leggere il libro delle regole.”

      Sapevo chi aveva parlato senza nemmeno guardare … Ember.

      "Non hanno ancora fatto un libro delle regole con le figure – esclamò- in modo che anche i contadini possano impararle?"

      Tutti scoppiarono a ridere.

      "Sì" – disse un tizio – tipo, un libro da colorare".

      Infilai ciò che rimaneva del mio sandwich nel sacchetto di carta e afferrai il mio thermos di latte.

      “Oh no. Sta per piangere ".

      Mi fischiarono contro e mi gridarono altre stupide cattiverie mentre mi allontanavo dalla sala mensa.

      Ma non riuscii a scappare abbastanza in fretta, e ormai non avevo più fame.

      È l'ultima volta che ci andrò a mangiare. Davvero potei non pranzare in mensa? Probabilmente, se decido di mangiare fuori, mi dovrò portare il pranzo. E’ un’idea. Domani andrò fuori all'ora di spacco per vedere se qualcun altro si porta il pranzo da casa.

* * * * *

      "Mamma, non voglio andare a scuola."

      Era la mattina dopo il mio primo giorno di liceo.

      "Perché?" Stava preparando il mio panino per il pranzo.

      "Tutti mi odiano."

      "Non ci credo che ti odiano."

      "Mi hanno preso in giro per tutto il giorno, anche a pranzo."

      "Hai detto loro di lasciarti in pace?"

      Scossi la testa e feci un boccone di Post Toasties e latte, poi aggiunsi un altro cucchiaino di zucchero.

      "Quando dicono qualcosa di cattivo su di te, ribatti."

      "Ma non riesco mai a pensare a niente fino a quando è tutto finito. Dopo che hanno riso di me e se ne sono andati, allora mi viene in mente cosa avrei potuto dire. "

      "Beh, devi pensare più velocemente."

      Sì, buona idea, mamma. Ma a quanto pareil mio cervello è troppo lento.

      “Che ne dici se gli do solo un pugno in faccia? A parte le ragazze chiaramente. "

      "Anche le ragazze sono cattive con te?"

      "Sì."

      Non sarò mai in grado di rispondere per le rime a una ragazza. O di prendere a pugni uno di loro, anche se vorrei riuscire farlo piuttosto che farmi insultare.

      "Dov’è che ti prendono in giro?"

      "Nel corridoio e all'ora di pranzo in sala mensa."

      “Ok, allora quando una lezione finisce, rimani in classe fino a un minuto prima della lezione successiva, quindi affrettati a quella successiva prima che quelli abbiano il tempo di dirti qualcosa. E trovati un posto tranquillo dove pranzare. Non andare più in sala mensa. "

      "Buona idea, mamma."

      Presi il sacchetto del pranzo e corsi a prendere lo scuolabus.

* * * * *

      All'ora di pranzo, presi il mio panino dall'armadietto e mi precipitai fuori, dove vagai fino a quando non arrivai al campo di calcio. Salii i gradini e mi sedetti in mezzo alle gradinate vuote.

      Mentre prendevo il panino con l'uovo dalla carta oleata, notai che c’era qualcuno dall'altra parte del campo, proprio in mezzo all'altra serie di gradinate. Dalle sue dimensioni, capii che era Patsy. Mi venne l’idea di andarle a chiedere se potevamo fare colazione insieme, ma qualcuno si era appena seduto accanto a lei. Era una ragazza con dei tutori ortopedici su entrambe le gambe.

      Vidi che parlavano mentre facevano colazione, quindi decisi di non intromettermi. Tanto, non avrei neanche saputo cosa dire.

      Dopo avere ingollato il mio pranzo, mi recai nella mia classe di scienze con mezz'ora di anticipo e mi sedetti nell’aula vuota, dove tutto era silenzio. Venticinque minuti dopo, quando i ragazzi iniziarono ad entrare, stavo fingendo di leggere il mio libro di testo.

      "Wow! – esclamò uno dei ragazzi – sa perfino leggere!"

      "Naa, ha un fumetto nascosto nel suo libro di scienze."

      Risero.

      Dovrei ribattere qualcosa? Tipo "Sì, ho Superman qui." No, è una cazzata. "Magari “Ne vuoi uno anche tu?" No, questo richiede una risposta, e quello potrebbe battermi con un a battuta spiritosa e allora dovrei ribattere di nuovo. Mio Dio, perché stare con gli altri è così difficile! Me ne starò zitto finché non si stancheranno di darmi fastidio. Quanto ci vorrà? Probabilmente l'intero semestre. Merda, tre mesi di prese in giro, umiliazioni e offese. Non ce la farò mai. Come fa Patsy a resistere?

      Vado lì e mi siedo? O prima gli chiedo se posso sedermi accanto a loro? E se rispondessero "No?" Cosa farei? Sarebbe imbarazzante. Meglio lasciar perdere.

      Alla lezione di storia della signora Adams c’erano alcuni studenti del mio corso di inglese.

      Mi sedetti in fondo, sperando che nessuno mi notasse..

      L’'insegnante scrisse alla lavagna 330 a.C. e chiese: "Dove nacque Alessandro Magno?"

      Diversi studenti alzarono la mano.

      La prof si mise di fronte a una ragazza. "Come ti chiami?"

      "Ember Coldstream."

      "Sai rispondere alla domanda?"

      “Penso che Brindley lo sappia. È un esperto di storia antica. " Si voltò sorridendo verso di me.

      Cosa? Perché mi sta facendo questo?

      "Brindley – disse la signora Adams – dove nacque Alessandro Magno?"

      “Uhm … Inghilterra?”

      "Sbagliato. Chi lo sa?”

      Juliet alzò la mano. La signora Adams annuì.

      “In Macedonia”.

      "Brava. E quale impero fu il primo ad essere conquistato da lui? "

      "La Grecia."

      “Bravissima. Ottimo lavoro. Sono contenta che almeno qualcuno abbia studiato durante le vacanze estive. Ora parliamo dell'Impero romano ".

      Sul finire della lezione ci assegnò i primi tre capitoli da leggere per il giorno dopo.

* * * * *

      La lezione di algebra fu difficile quanto quella d'inglese


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