Non Rianimare. Charley Brindley

Non Rianimare - Charley Brindley


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(Buon pomeriggio, studenti), disse la signora Sandoval all'inizio della lezione di spagnolo.

      Alcuni ragazzi risposero: "Buenas tardes, Señora Sandoval".

      “Es un hermoso día", (è una bella giornata) disse Ember.

      Mi ero seduto proprio in fondo all’aula e cercavo di non farmi notare. Non avevo idea di cosa avesse detto Ember, ma mi venne da sorridere proprio in direzione della prof. Lei guardò verso di me ed io sprofondai, presagendo quello che stava per accadere.

      "Como te llama, joven?" (Come ti chiami, giovanotto?)

      Riuscii solo a capire dal suo tono che mi aveva fatto una domanda. Scossi la testa.

      "Ho chiesto come ti chiami."

      "Oh, Charley Brindley."

      "El tiene un ligero problema mentale", (ha un leggero ritardo mentale), disse Ember.

      Alcuni studenti ridacchiarono.

      Capii che alludeva ad un problema mentale. Non ci misi molto a intuire cosa aveva detto.

      "Oh, siento mucho escuchar eso.” (Oh, mi dispiace tanto) ) disse la signora Sandoval. "Staremo più tempo sugli argomenti, così sarai in grado di seguirci."

      Il sorriso di Ember assomigliava molto a un ghigno.

      Perché mi odia?

      Aprii il mio libro di testo e lo tenni premuto davanti alla faccia.

* * * * *

      Finite le lezioni mi misi sul marciapiede, in attesa dell'autobus della scuola.

      "In fondo alla fila, tontolone."

      "Cosa?" Era Crammer quello con la faccia piena di lentiggini.

      "Stai occupando il mio posto. Il tuo è quello là in fondo. "

      "Non c'è nessuna fila."

      "Ci sarà, e tu stai occupando il mio posto."

      Mi spinse all'indietro, facendo cadere i miei libri a terra.

      Dei ragazzi corsero a guardare..

      Mi lanciai verso di lui, afferrandolo per la vita.

      Crammer sollevò il ginocchio e mi colpì allo stomaco.

      Quando mi girai verso di lui mi colpì al petto, e mi fece cadere per terra. Gli altri risero. "Prenditelo nel culo, Brindley."

      Mi alzai e agitai il pugno destro.

      Lui si girò di traverso verso di me.

      Il mio pugno colpì i suoi solidi muscoli.

      Mi diede un pugno in faccia ed io crollai. Mi inginocchiai per terra, stropicciandomi gli occhi.

      L'autobus si fermò e tutti mi passarono davanti, ridendo di me e guardandomi. Fui l'ultimo a salire a bordo. Mi sedetti accanto al conducente.

* * * * *

      Dopo un mese di scuola non avevo imparato nulla, tranne i posti migliori in cui nascondermi all'ora di pranzo e come starmene per i fatti miei in classe. Alla fine gli insegnanti smisero di farmi domande, visto che non rispondevo correttamente a niente.

      Fu la stessa cosa per tutte e sei le materie. Mi sedevo in fondo all’aula e cercavo solo di non farmi notare troppo. Prendevo appunti e mi esercitavo nella lettura, ma ero troppo lento ad apprendere.. La maggior parte dei miei compagni partecipava attivamente alle lezioni e cercavano di dare sfoggio di sé, specialmente le ragazze – e Ember in particolare. Immagino perché suo padre fosse un insegnante

* * * * *

      Finita la lezione d’inglese mi avviai verso quella di storia.

      "Ehi, buzzurro.”

      Mi girai e vidi Crammer venire verso di me, seguito dai suoi tre scagnozzi.

      Oh no! Non di nuovo.

      "Che vuoi?"

      "Indossi quella stessa tuta tutti i giorni?"

      Diedi un’occhiata alla mia tuta. In realtà ne avevo quattro. La mamma ne lavava tre a settimana.

      Avevamo una lavatrice asciugatrice sulla veranda posteriore. Papà e mio zio Leo le avevano sistemato un vecchio motore elettrico che avevano recuperato dallo scasso e così faceva anche la centrifuga. Comunque, le mie tute sembravano tutte uguali.

      "Te l’hanno fatta con un sacco per la farina?" chiese.

      "Può darsi."

      “Dì 'alla tua vecchia di usare un sacco della spazzatura, la prossima volta. Si avvicina di più al tuo stile !”

      Si girò con un ghigno versoi suoi amici. Tutti risero. Si voltò di nuovo verso di me, credo in attesa di una risposta.

      Ma io non ne avevo una pronta.

      Capitolo Tre

      23 Marzo 2019

      “Caitlion, cara, ascoltami. Abbiamo passato diciotto meravigliosi anni insieme. E’ ora che tu prenda in mano la tua vita. Vai all’università, gestisci la Compagnia, viaggia…ma promettimi che ne farai buon uso. Vivila intensamente, anche per me.

      “Charley- disse l’uomo – è ora.”

      Annuii.

      La dolce Caitlion teneva stretta la mia mano sulla sua guancia. “Non voglio lasciarti andare!” disse.

      “Devi, cara. Lo hai sentito, è l’ora.”

      Indicai l’uomo con la mano. Lei si guardò intorno, come se non vedesse nulla.

      “Vorrei tanto che tu…” Tirai un respiro.. “…mi portassi un Big Mac. Ti dispiace?”

      Lei tirò su col naso e sorrise.“Mi permetteranno di portartelo?”

      “L’infermiera ha detto che oggi avrei potuto chiedere tutto ciò che volevo.”Era una bugia, ma ormai…

      Lei si alzò. “Ci vediamo tra dieci minuti. Vuoi anche delle patatine?

      Annuii e le rivolsi un bel sorriso, poi lei uscì dalla stanza.

      “Quando sarà giunto a destinazione, cerchi questo iPad nel soppalco del fienile – disse il dottore in divisa blu -Ci sono già un mucchio di programmi sopra: l’Enciclopedia Universale, Wikipedia…”

      Diede un’occhiata allo schermo luminoso davanti ai suoi occhi, che a tratti lo investiva di una luce verdastra. Fece scorrere il dito fino alla pagina successiva. “Tutti I libri della Libreria del Congresso, tutti I brevetti Americani registrati, il bugiardino di qualsiasi farmaco inventato dall’uomo e un mucchio di altre cose di cui potrebbe avere bisogno.C’è anche una batteria a carica solare. Ma deve tenere tutto ben nascosto. Loro non capirebbero.”

      “Ma che soppalco? Quale fienile?” chiesi.

      “Il fienile rotondo. Sa usare un notebook, vero?”

      “Certo, ma non riesco a camminare, come ci arrivo? Mi porteranno in ambulanza?”

      “No,volerà.”

      Feci un sorriso sarcastico.

      “Oh, certo.”

      “Ci vorrà solo un attimo. Eventuali istruzioni le troverà sotto il nome Guida”.

      Che furbata nascondere le istruzioni sotto quel nome! Io non ci avrei mai pensato!

      “Guida per cosa?”

      “Lo capirà quando sarà lì..”

      “Ma che razza di dottore… è lei?” Il mio cuore saltò un battito in un modo che non avevo mai provato prima. Non era doloroso, solo…strano. Il mio respiro si bloccò per qualche secondo..

      “…prima che lei torni.” continuò il medico.

      “Ma…” Le gambe presero a formicolarmi.

      “…e lei potrebbe non essere in condizioni di contattarci.”

      “Contattare chi?”

      Che strana sensazione: qualcosa di caldo cominciò a scorrermi attraverso


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